Cinema e animali: una lettura antispecista

di Rita Ciatti

kingkong

Mi è difficile pensare a un film in cui gli animali non siano presenti, qualche volta protagonisti assoluti, altre co-protagonisti – magari nel ruolo di fedeli compagni; altre ancora a rappresentare e simboleggiare le varie condizioni dell’esistenza e i rapporti interpersonali (amicizia, fedeltà, ma anche solitudine, subordinazione, sfruttamento); più spesso sono quei “presenti-assenti”, corpi privati del loro diritto a vivere, o meglio, ciò che ne rimane dopo il processo della catena di s-montaggio che li ha trasformarti in bistecche, salsicce, hamburger. E sì, perché gli animali sono presenti nelle nostre esistenze anche quando e dopo – con atto arbitrario legittimato da una cultura antropocentrica che ha fatto dell’uomo metro e misura di tutte le cose e ha prodotto nei secoli differenze ontologiche – aver negato la loro.

In queste brevi note tuttavia prenderò in esame solo alcune opere cinematografiche, quelle che reputo maggiormente emblematiche per dirci e raccontarci CHI sono questi animali (e, di converso, chi siamo noi) – oltre la falsificazione che la nostra cultura ha operato nei loro confronti da millenni, ingannandoci sulle loro reali peculiarità e caratteristiche di specie e mostrandoceli sempre come esseri aggressivi, irrazionali, stupidi, sporchi, cattivi – e altre che mettono in evidenza l’enorme ingiustizia della sopraffazione che la specie umana compie nei loro confronti; e il suo funesto esito.

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