Disgusto e animalità. Brevi note sulla zooerastia

di Serena Contardi

I rapporti sessuali con gli animali sono proibiti, il macello degli animali è permesso. Ma nessuno ha ancora riflettuto sul fatto che potrebbe trattarsi di un delitto sessuale?
(Karl Kraus)

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Forbicine (forfecchie) che si intrufolano nelle orecchie, topi che amano i buchi e si incuneano negli intestini o su per i genitali femminili, pipistrelli che si avventano nei capelli con unghie uncinate, senza più lasciarli andare: notoriamente la mitologia popolare pullula di bestie intenzionate a invaderci. Che non un solo episodio di questo genere si sia verificato nella vita nostra o in quella delle generazioni che ci hanno preceduto non basta evidentemente a interrompere il flusso di questi racconti, né il brivido che essi suscitano in ogni bambino.
La psicanalista Melanie Klein, lavorando sulla nozione di proiezione già affrontata da Freud per la patologia della paranoia, definì per prima l’identificazione proiettiva come il processo in virtù del quale parti scisse e angoscianti del Sé vengono negate con tale accanimento che il soggetto non le riconosce più come proprie, e per questo tornano a lui dall’esterno, sotto forma di oggetti minacciosi e persecutori. Spesso a questa sensazione di pericolo incombente è associata l’emozione sfaccettata e densa del disgusto, una dilazione della paura che ha a che fare col senso dell’integrità del corpo e con ciò che è considerato causa di contaminazione. Come osserva Filippo Trasatti, «questi limiti corporei diventano poi per proiezione dei limiti simbolici che vanno a costruire la sfera dell’identità, personale e collettiva. Come l’odio, anche il disgusto per le stesse cose tiene insieme un gruppo» [1].
Giocando un po’ con la psicanalisi, si potrebbe quasi vedere all’opera, in queste curiose stratificazioni della memoria collettiva, l’ennesimo tentativo di preservazione della purezza dell’identità umana, che agisce sul Sé individuale e collettivo rimuovendo il ricordo-trauma dell’animale (del nostro essere animali e della nostra violenta scorporazione dal resto del regno animale), e quindi producendo l’animalità come insidia. In altre parole, le leggende popolari che hanno angustiato ogni infanzia presenterebbero i tratti della produzione paranoide.

Se il termine non piace, si può anche più semplicemente parlare di immunizzazione, ovvero della «risposta protettiva nei confronti di un rischio» [2]. Il rischio è quello che bene inquadra Marco Maurizi nel suo articolo Teriofobia, ossia quello di uno sfaldamento, di una contaminazione, di una spaccatura lungo la barriera che separa proprio ed estraneo, interiore ed esteriore, quel che qui più ci interessa: umano e animale [3]. Per chi abbia mente e pazienza per interrogarli, l’infinita gamma dei tabù e delle fobie umane sembrano testimoniare di questa angoscia fondamentale: essa si annida, nascosta e irriconoscibile, persino nelle espressioni di chi ogni giorno si batte in favore di quell’ideale vago noto come “liberazione animale”.
Si prenda la fotografia di un allattamento interspecifico (donna-vitello, donna-capretto, ecc.), e si osservino le reazioni degli spettatori [4]. Nella maggior parte dei non animalisti essa produce istintivamente un moto di netto rifiuto; a seconda delle diverse sensibilità, si squaderna davanti a noi la variegata fenomenologia del disgusto, che oscilla solitamente tra il nervosismo e lo scandalo. A dimostrazione di quanti e quali siano i differenziali di potere impliciti nella costruzione della categoria dell’“umano”, queste reazioni si fanno marcatamente più intense se la donna che offre il suo seno a un neonato non umano è di pelle bianca e veste all’occidentale: nel web circolano immagini di donne di colore o donne indiane che allattano assieme ai loro figli naturali anche vitelli o altri cuccioli orfani, ma nei confronti di queste la media appare enormemente più tollerante – tolleranza che, chiaramente, non possiede nulla di benigno, ma è indice di una svalorizzazione: questi scatti non destano altrettanto scalpore perché il concetto di “umano”, nella sua articolazione contemporanea, possiede una spiccata valenza razziale e un essere umano di colore non è mai pienamente compreso entro le sue maglie, potendo così permettersi una maggiore “promiscuità” con il vivente non umano.
A differenza dei non animalisti, normalmente gli animalisti accolgono queste immagini con gaudio e commenti di lieta approvazione. Si potrebbe pensare che ciò avvenga perché essi non oppongono un fermo diniego all’idea di essere accomunati agli altri animali. Ciò è vero soltanto in parte. Naturalmente, finché l’animale si presenta loro nelle vesti dell’innocente, dell’inerme, della vittima di violenza cui garantire calore e protezione – ovvero la lente deformante attraverso la quale sono stati abituati a vederlo dalle proprie battaglie quotidiane – essi non temono la sua vicinanza e il suo contatto. Decisamente la musica cambia non appena esso si liberi delle visioni infantilizzanti e stereotipe che lo imbrigliano e reclami per sé una dimensione inattesa, magari quella di una sessualità gioiosa ed esuberante, talmente esuberante da poter travalicare i confini di specie: irrompendo nei nostri.
Non sono molti (eufemismo) gli animalisti disposti a tracciare una differenza che pure a uno sguardo sereno e distaccato dovrebbe risultare ovvia, ovvero quella tra zoosadismo e zoosessualità [5]. Come suggerisce Antonio Volpe, «c’è una differenza non suturabile fra chi stupra un animale (magari in quegli atroci bordelli che sembrano duplicare quelli di bimbi dell’est asiatico) e chi ha con un animale non umano un rapporto sessuale che non implica violenza, ma o piacere sessuale reciproco o comunque qualche forma di scambio affettivo» [6]. Eppure gli episodi di cronaca che riferiscono di scambi sessuali del tutto consenzienti tra umani e non umani innescano, persino negli antispecisti, reazioni identiche, se non più forti, a quelle che la fotografia della poppata interspecifica causava nei non animalisti [7]. Il disgusto assume quelle forme violente che solo un evento altamente repulsivo è in grado di scatenare: sarcasmo triviale e bilioso, inflessibile e inorgoglita resistenza a valutare o cercare di valutare obiettivamente i fatti, condanna iper-moralistica, a tratti isterica, dell’attore umano coinvolto nel rapporto. Effetti che si smorzano soltanto per lasciare spazio a una vittimizzazione totalmente inopportuna dell’animale (beato) e altrettanto incapace di ascoltare ragioni.
Succede anche ai “piani alti” dell’antispecismo. È noto che nel suo breve saggio Heavy Petting Peter Singer abbia argomentato in maniera convincente a sostegno della liceità morale del sesso attraverso la barriera di specie, a patto che l’intenzionalità sia rispettata da ambo i lati [8]. Con insospettabile spregiudicatezza, egli si chiede anche da dove origini la veemenza con cui il tabù del sesso con animali continua ad essere mantenuto, e quindi ne individua la vera ragion d’essere nel «nostro desiderio di differenziarci, eroticamente e in ogni altro modo, dagli animali» [9].
Ammettere il sesso con animali significherebbe sfumare la linea di demarcazione sociale che l’essere umano ha sempre disegnato attorno a se stesso e cassare d’un colpo l’auto-rappresentazione che ne è conseguita: questo è propriamente ciò che dà le vertigini. Anche agli antispecisti…Si pensi al tono ridicolmente apodittico con cui Tom Regan pretende di liquidare in tutta fretta le tesi di Singer – fretta che, tra l’altro, è sintomo del profondo disagio che Regan stesso si rifiuta di affrontare [10]. Alla palmare affermazione singeriana che non sempre il sesso con animali comporta crudeltà, uno stizzitissimo Regan è in grado di ribattere soltanto che un animale, esattamente come un bambino, non sa dire “sì” o “no”, non può dare il suo consenso informato. Che a furia di martellare sui casi marginali Regan si sia dimenticato che un animale non è proprio la stessa cosa di un bambino? E poi, non eravamo noi antispecisti a incaponirci – e giustamente – sul fatto che quello verbale non è l’unico linguaggio possibile, e occorre apprendere forme di comunicazione diverse dalla nostra? Perché un animale che scalcia e recalcitra starebbe senza ombra di dubbio pronuciando il suo “no”, e uno che sfrega e struscia non starebbe esprimendo il suo “sì”? Proprio chi intende lo specismo nei termini di un mero pregiudizio morale dovrebbe ritenere il divieto di contatto sessuale fra umani e non umani altamente pregiudiziale. Come Singer coerentemente fa. E pazienza se ciò solleverà «un’ondata certa di indignazione e ridicolo» («certain avalanche of outrage and ridicule») [11]: non è mai toccata sorte migliore a chi abbia osato infilare le dita nella piaga, per scoprire di che materiale è fatto quel che brucia.


[1] F. Trasatti, Anus mundi. Disgusto e omosessualità, http://www.liberazioni.org/articoli/TrasattiF-04.htm.
[2] R. Esposito, Immunitas. Protezione e negazione della vita, Einaudi, Torino 2002, p. 3.
[3] Queste considerazioni sono interamente debitrici al pensiero di Marco Maurizi, che ha il merito di aver descritto con estrema precisione la genesi e la struttura di questa angoscia atavica. Cfr. M. Maurizi, Teriofobia, http://asinusnovus.wordpress.com/2012/05/02/teriofobia/.
[4] A questo proposito mi permetto di rimandare al mio Teriofobia for dummies, http://asinusnovus.wordpress.com/2012/07/10/teriofobia-for-dummies/.
[5] Ad onor del vero Ciro Triano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV, individua oppurtune differenze tra bestialità, zoofilia erotica, zooerastia e zoosadismo, ma immediatamente sentenzia che ogni attività sessuale tra umani e animali costituisce un abuso, e quindi qualifica come “antropocentrico” o “stupido” chiunque s’azzardi a sostenere il contrario: «[…] trovare un motivo razionale per giustificare gli atti sessuali con animali è impossibile, a meno che non si voglia ricorrere con deferenza (e stupidità) alla nostra visione del mondo antropocentrica. Il trionfo dello specismo e dell’antropocentrismo risiede proprio in coloro che dell’animalità umana fanno motivo di giustificazione di condotte che non sono né umane né animali». Cfr. C. Troiano, Bestialità, zoofilia erotica, zooerastia: il vero esame immorale dell’umanità, http://www.lav.it/uploads/93/47111_Commento_zooerastia.pdf.
[6] Antonio Volpe, detto l’oscuro, quando commenta gli scritti altrui con il nome di Derridilgambo è singolarmente chiaro: si vedano i commenti in calce alla traduzione italiana di Heavy Petting di Peter Singer su Asinus Novus, http://asinusnovus.wordpress.com/2012/11/12/heavy-petting/#comments.
[7] Si pensi al caso risalente allo scorso novembre della ventenne statunitense Brittany Angelique Sonnier, accusata e condannata per aver avuto rapporti sessuali orali e vaginali con due dei suoi cani di casa, e alla gogna mediatica della quale è stata fatta oggetto anche e soprattutto ad opera di sedicenti animalisti. Cfr. S. Contardi, Oggetti di pietà, http://asinusnovus.wordpress.com/2012/12/07/oggetti-di-pieta/.
[8] Cfr. P. Singer, Heavy petting, http://www.utilitarian.net/singer/by/2001—-.htm.
[9] Ibidem.
[10] Cfr. T. Regan, Why sex with animals violates their rights, http://www.animalsvoice.com/regan/?p=1096.
[11] Ibidem.

Comments
17 Responses to “Disgusto e animalità. Brevi note sulla zooerastia”
  1. rita ha detto:

    Io mi preoccuperei un pochino del fatto che qualcuno potrebbe pensare che noi antispecisti (ci includo sempre anche me stessa perché personalmente mi reputo sia animalista, che antispecista) stiamo tentando di sdoganare il sesso con animali. 😀
    Già all’esterno ci prendono abbastanza per delle persone un po’ bizzarre, ci mancherebbe solo questo.
    Voglio dire, mi immagino una persona esterna a tutto il dibattito sull’antispecismo, che però vuol saperne di più e finisce a leggere questo tuo articolo. 😀

    Tu che ci tieni tanto, giustamente, che il il fenomeno dello sfruttamento degli animali (dello specismo in generale diciamo) venga compreso e saputo argomentare in maniera articolata, cosa faresti nel caso in cui questo tuo articolo passasse per un tentativo, non solo intellettuale, di fine ragionamento, ma concreto, di sdoganamento del sesso con animali? Non pensi che potrebbe aprire la strada ai tanti abusi che in tal senso già vengono commessi nei confronti degli animali? So bene che hai fatto delle differenziazioni, tra zooerastia e zoosadismo ecc., ma dunque, il sesso con animali che “strusciano e sfregano” e che quindi starebbero esprimendo un consenso andrebbe bene, mentre quello che contemplerebbe la penetrazione ovviamente no (si tratterebbe di uno stupro). Mi pare un bel pasticcio.

    A me sembra che la zooerastia con l’antispecismo non c’entri nulla e che rimanga comunque una devianza sessuale. Trovo sinceramente pericoloso che all’esterno possa passare un messaggio che l’antispecismo, per abbattere la frontiera ultima delle discriminazioni tra specie, possa pensare di voler sdoganare il sesso con animali.
    Attenzione, non dico che non se ne dabba parlare, eh, ma che non lo ritengo un tabù necessariamente da abbattere (anche solo a livello di accettazione dell’idea che ad alcuni possa piacere e che quindi non ci sia nulla di male) per potersi dire realmente antispecisti.

    • rita ha detto:

      Giusto stasera, per dire, ho dovuto darmi da fare per far rimuovere da FB un video dal contenuto esplicito di zooerastia (si trattava di un ragazzino che stuprava un cane).
      Certo, tu dirai, ma quello è stupro, i casi di cui ho parlato io sono altro e sono quelli in cui l’animale manifesta esplicito consenso. Quello che trovo insidioso però è la capacità di saper eventualmente distinguere tra caso e caso.

      “Proprio chi intende lo specismo nei termini di un mero pregiudizio morale dovrebbe ritenere il divieto di contatto sessuale fra umani e non umani altamente pregiudiziale”.

      Non ti seguo. Perché scusa?
      Generalmente le persone NON sono attratte sessualmente da animali appartenenti ad altre specie (in passato erano frequenti i casi di uomini e ragazzi che facevano sesso con pecore e altri animali simili, ma erano casi particolari dovuti ad astinenza prolungata, o di goliardia o altro, non si può parlare di vera attrazione sessuale) e non per pregiudizio morale, ma proprio perché istintivamente, di base, non c’è quel tipo di attrazione (tantomeno potrà essercene eventualmente di tipo intellettuale, visto che specie umana e altre specie hanno sistemi culturali diversi). Non è che non ci si sente attratti dagli animali per pregiudizio morale insomma, ma proprio perché sono altri i sentimenti che essi ci smuovono (di tipo amicale, materno, protettivo, o di meraviglia, ammirazione, invidia anche…. pensa a quanto invidiamo il volo degli uccelli, ma non di tipo sessuale, se non in caso di devianza).
      La zooerastia è una devianza. Ma, a parte questo – ognuno pensi a curare eventualmente le proprie turbe – se da antispecista dovessi occuparmene sarebbe comunque sempre per denunciare eventuali abusi e violenze, non certo per sdoganarla.

      • Serena ha detto:

        Pregiudiziale perché, gratta gratta, l’unico vero argomento che porta contro la liceità del contatto sessuale tra etero-specifici è appunto la barrera di specie (che l’antispecismo ha ritenuto essere un non-argomento, un argomento pregiudiziale).

    • Serena ha detto:

      Voglio essere immodesta: una persona esterna che finisce a leggere quest’articolo si troverà a dover ammettere che gli antispecisti scrivono niente male 😉
      Scherzi a parte, credo di aver argomentato piuttosto bene la mia posizione, e chiunque sappia veramente leggere è perfettamente in grado di capire che non si tratta di incoraggiare il sesso coi coleotteri (anche gli appunti che mi fai tu sono puramente esteriori, il che mi fa pensare che per una volta nella vita sono stata davvero in grado di fornire buoni argomenti).

      Gli imbecilli lo pensano già che noi antispecisti vogliamo sdoganare il sesso con animali, e infatti su tutte le pagine anti-animaliste che conosco circola il faccione di Singer vicino alla nuvoletta con alcune frasi estrapolate a casaccio da Heavy Petting, e ogni sorta di volgarità a commento. Ho tradotto quel pezzo su Asinus proprio perché si potesse leggere in italiano che Singer non è un maniaco sessuale che si diverte a penetrare a morte le galline, ma un filosofo che non teme di arrestare il suo pensiero davanti a tabù e divieti consolidati. Non credo sia il caso di fischiettare come se nulla fosse, o nascondere i “panni sporchi” sotto al tappeto. Perché non ci sono panni sporchi, e dunque se ne può parlare. Io tra l’altro, ripeto un po’ immodestamente, credo di averlo fatto anche bene, quindi cosa vuoi di più dalla vita? Non penso che queste righe possano aprire la strada ai tanti abusi che in tal senso già vengono commessi nei confronti degli animali perché viene specificato senza alcuna ambiguità che un contatto è ammissibile solo se c’è intenzionalità da ambo i lati. Già Singer è piuttosto chiaro su questo. Se dovessi essere interpretata in modo distorto o fazioso, cercherei di rendere esplicita la malafede dei miei “accusatori”, come ho già fatto traducendo Singer coi suoi.

      Scusami se non nutro tanta fiducia nei manuali diagnostici dei disturbi mentali; dato che solo qualche anno fa ero considerata deviante anch’io, proprio non mi riesce di rabbrividire davanti alla formula “devianza sessuale”. Nell’articolo di Ciro Troiano linkato nelle note, comunque, si precisa che anche secondo la comunità psichiatrica non tutti gli scambi sessuali con animali sono considerati patologici.

  2. rita ha detto:

    Non ho parlato di disturbi mentali, ma di devianze. Si tratta di due cose diverse. E nessuno ha parlato di brividi, mi pare che se ne stia discutendo pacatamente, né ho gridato allo scandalo.
    Peraltro io nelle devianze sessuale, purché ci sia consentaneità, non ci vedo nulla di male.
    Il fatto è che tra specie diverse forse questa consentaneità è difficile da stabilire e non è detto che non causi comunque traumi di natura psicologica (questo te l’ha fatto notare anche Andrea Piunno, che mi pare studi veterinaria).
    E no, mi spiace ma non sono affatto d’accordo sul fatto che l’unico vero argomento che non porti alla liceità del sesso tra specie diverse sia il pregiudizio morale, bensì quello che ho detto, ossia che l’attrazione sessuale tra specie diverse è molto rara, trattasi appunto di una devianza (e uso il termine in maniera neutra) per questo non si sente tutto questo bisogno di doverla rendere lecita.
    Insomma, non penso che sia il problema precipuo di chi si occupa di antispecismo o di animal studies in genere, vista l’urgenza di ben altre questioni.

    • Serena ha detto:

      Tutto quello che può accrescere la nostra comprensione della realtà è a mio parere utile e urgente, e la questione che ho trattato mi sembra sollevi spunti interessanti sulla visione distorta della natura di parecchi animalisti, oltre che sulla loro tendenza a infantilizzare gli animali.

      • rita ha detto:

        Che c’è di male nell’infantilizzare gli animali, soprattutto i cuccioli?
        Suscitano sentimenti di protezione e dunque?
        Gli animalisti, almeno quelli che conosco io, hanno una visione invece abbastanza chiara della natura, che non è affatto tutta rose e fiori come sappiamo. Io e te ne abbiamo già parlato di questo ad esempio (citando Antichrist di von Trier e anche quel racconto bellissimo di Buzzati che è Dolce Notte) e per questo si sentono molto amareggiati e vorrebbero appunto almeno porre fine alla violenza istituzionalizzata, ben sapendo che su quella “naturale”, come sullo “specismo naturale” non c’è nulla da fare.
        Posso dirti una cosa senza che ti arrabbi, diciamo scherzosamente? La tua visione degli animalisti è molto stereotipata, o forse quelli con cui hai a che fare tu sono effettivamente i peggiori.
        Io ne conosco tanti e credimi che sono persone che pur mancando di una preparazione adeguata sull’antispecismo (ma questo è un discorso che si può fare per tutto e su qualsiasi altro argomento) hanno invece le idee abbastanza chiare sullo sfruttamento animale e su quali le strategie da attuare e non sono persone forcaiole, né violente.
        Mi sono stupita ad esempio di ragazzi di un liceo che spontaneamente, organizzandosi per conto loro, senza far parte di associazioni o altro, sono venuti a fare un presidio contro il circo e, sempre da soli, autonomamente, avevano fatto volantinaggio nelle loro scuole. E di realtà così ne vedo sempre di più attorno a me, persone estranee al dibattito tra i vari antispecismi, che nemmeno stanno su FB, ma che iniziano a prendere atto di una consapevolezza diversa. Signore di una certà età persino, persone semplici, ma con le idee chiare e lucide. Persone carine, non violente. Ecco, non si può sempre generalizzare come se gli animalisti fossero tutti persone rabbiose incapaci di usare la testa, o eccessivamente sentimentali (ma poi, se anche fosse, che c’è di male nel sentimento? Io temerei piuttosto l’assenza di esso. E quando si può dire che sia eccessivo? Si conta? Di nuovo temerei l’eccesso di razionalità che ha portato a certi orrori nella storia che tutti conosciamo.).
        E mi permetto di dirti una cosa Serena. A volte, pure se ovviamente i vostri fini sono diversi, mi sembra che ragioni come quelli di Resistenza Razionalista.
        Loro che l’hanno con gli animalisti per un verso, tu per un altro.
        La verità è che così come non si può parlare di animali in senso generico, essendo tante le specie e tanti i singoli individui perché sennò si rischia di appiccicargli addosso un’etichetta che non renderebbe ragione della loro diversità, lo stesso è per gli animalisti.
        Ogni volta che parli di animalisti lo fai sempre e solo in maniera sprezzante e questo purtroppo non l’ho notato solo io.
        Ora, io stessa so che molti hanno atteggiamenti o perseguono strategie, sia d’azione che di comunicazione, sbagliate (ci abbiamo anche scritto tutti insieme la Lettera agli animalisti), ma sempre a rimarcare quanto loro troppo sentimentali, e troppo violenti, insomma, dai, non mi sembra corrispondente alla realtà dei fatti.
        Ora nemmeno il sentimento va bene… serve solo la ragione.
        Mah.

      • Serena ha detto:

        Veramente io non faccio altro che ripetere che la suddivisione dell’essere umano in funzioni, o addirittura in organi (cervello, cuore…) sia qualcosa di assolutamente ridicolo, e che la vera ragione stia proprio nella loro unità. Ma se altrove vedo poco “sentimento”, o meglio sentimento camuffato e rimosso, qui a volte ne vedo un po’ troppo e troppo esibito, e il “cuore”, si sa, sa anche essere parecchio capriccioso.
        Si possono infantilizzare gli animali, se si vuole, ma quando si arriva a strillare allo scandalo (non sto parlando di te) davanti a un cane che monta allegramente una donna, perché il “povero animale”, che non è diverso da un bambino, starebbe subendo una violenza, be’, mi pare che si sia ampiamente passato il limite. E allora infantilizzarlo vuol dire forse proprio negare la sua specificità, quasi a tutelarsi dagli aspetti più selvatici e stranianti del suo stare nel mondo. Mi viene in mente quella bellissima frase di Herculine Barbin: “Tenetela per voi la vostra pietà!”, perché sì, in questo caso serve davvero più a noi che al cane, e implica la violenza di una categorizzazione umana troppo umana che vogliamo a tutti i costi appiccicargli addosso.
        Poi boh, magari sugli animalisti mi sbaglio davvero: ma ho detto “molti”, non tutti. Io stessa mi considero animalista.

  3. derridiilgambo ha detto:

    “GENERALMENTE le persone non sono attratte sessualmente da animali appartenenti ad altre specie” mi pare dica tutto, spieghi tutto.

    C’è una norma statistica, che non dice nulla su una presunta natura dell’uomo ma solo sulla frequenza di fatti.

    Altrimenti, dal fatto che la maggior parte degli umani del pianeta sono schiavi bisognerebbe dedurre che la natura dell’umanità è la schiavitù? Di essere schiavizzati da orde di bestie bionde e sovrane?

    Per il resto, sono d’accordo praticamente su ogni punto con Serena.

    Il disgusto davanti alla zooerastia che non sia sadismo o violenza è la stessa che i civilizzati londinesi provavano davanti alla sodomia di Oscar Wilde. Tutto il resto, seghe mentali logicizzate sul consenso, sono un pasticcio da cui non si viene fuori e produce altre seghe mentali (sublimazione?).
    Che i non umani, i NON UMANI, non possano fare sesso con chi vogliono (ammesso il suo consenso…) è una forma estrema quanto benpensante di specismo, antropocentrismo.

    E ci metterà tanto a crollare, come il reato di sodomia previsto fino a pochi anni fa in diversi paesi occidentali, e ancora nei molti extraoccidentali a cui, tutto sommato, certi animalisti dovrebbero guardare con buon occhio…

    • rita ha detto:

      Antonio,
      che vuoi che ti dica, se tu sei convinto che l’attrazione per la specie umana verso altre specie sia paragonabile a quella che avviene intraspecie, fa pure. E comunque appunto mi attengo ai numeri. Non è frequente.
      I paragoni che fai con la sodomia non sono pertinenti perché parliamo sempre di atti intraspecie e molto molto frequenti. E infatti ho anche scritto che non mi soffermo sul considerare devianti o meno certi atteggiamenti, anzi, li considero gusti sessuali e basta.
      A me comunque, ribadisco, non sconvolge certo la cosa in sé (ossia, mi sconvolge pure un pochino, ma è un mio sentire che tengo volentieri per me), bensì il timore che poi da qui si possa passare a considerare lecito stuprare animali. So che Serena ha fatto queste differenze, ma io temo lo stesso la confusione che un tale abbattimento di un tale tabù potrebbe generare (in cui a rimetterci potrebbero essere i più indifesi, come sempre).
      E poi Antonio ti riscrivo un’altra cosa che ti scrissi l’altra volta (sempre in merito allo stesso argomento).
      Dunque, non tutte le molestie sessuale nei bambini da parte degli adulti sono realmente traumatizzanti (il bambino è un perverso polimorfo, diceva Freud), semplicemente perché, anche prima che divengano consapevoli della sessualità comunque manifestano, ricercano provano varie forme di piacere. Conosco persone che da bambini sono stati molestati, ma che sul momento non vissero ciò come trauma, solo dopo, una volta divenuti adulti, rielaborandolo alla luce di una diversa consapevolezza, ne hanno provato turbamento. Questo significa che non tutte le carezze sui bambini da parte dei pedofili siano comunque condannabili. Eppure le condanniamo e stigmatizziamo.
      Dunque, seguendo il tuo ragionamento, dovremmo invece ritenere tutto lecito?
      Perché i bambini vanno (com’è giusto che sia) sempre e comunque protetti, mentre per gli animali, e beh, ce lo diranno loro al limite se e come saranno consenzienti.
      Una cagnetta che sta ferma è consenziente? O solo spaventata?

      • rita ha detto:

        Errata corrige: In questa frase ci andava il punto interrogativo:
        “Perché i bambini vanno (com’è giusto che sia) sempre e comunque protetti, mentre per gli animali, e beh, ce lo diranno loro al limite se e come saranno consenzienti?”

        @ Serena
        Sul sentimento allora siamo d’accordo, bisogna saper fare un buon uso delle passioni, certamente mediato dalla ragione.
        Ne discutevo oggi con Barbara. Per me l’unica paura è che il sentimento (la rabbia) di alcuni animalisti possa venir strumentalizzato e sfociare nella violenza. Questo lo temo anche io. Ma non credo che possano farlo frasi come quella “incriminata” che ho usato io. 😉
        Ma per fortuna poi diamo prova di azioni grandiose, non violente, a volto scoperto, come quella di ieri a Milano (occupazione stabulario) e allora dai… la parte grande del movimento è buona, credimi, non è marcia come vorrebbero farla apparire alcuni (parlo di quelli “A favore della sperimentazione animale”, che prendono sempre gli esempi più beceri. E questa, lo sai, si chiama strumentalizzazione, esattamente come fanno certi media quando danno risalto solo agli atti delinquenziali compiuto dagli extracomunitari per far vedere quanto siano cattivi ecc., mentre in realtà le statistiche dicono cose ben diverse).

  4. vale ha detto:

    Completamente d’accordo con Rita. MI sembra assurdo andare contro corrente e dire che i rapporti sessuali tra uomini e animali possano essere una cosa normale e addirittura prendere ad obiettivo chi difende gli animali, deridendoli per la loro semplicità nel pensare che sia un atto violento…la maggior parte delle volte lo è, ed è comunque perverso. Mi spiace del mio semplicismo. Non credo di sia bisogno di questo articolo con tutto il rispetto.

  5. emilianorizzo ha detto:

    L’autrice del testo ha rapporti sessuali con gli animali? Perché non ammetterlo, senza nascondersi dietro la filosofia? Io ho sempre pensato che tra gli antispecisti ci sia sempre stata un’accettazione più o meno velata della zooerastia e questo articolo lo conferma in pieno. In Germania è addirittura nato un gruppo di perversi zooerasti che pretendono di fare liberamente sesso con i propri animali. Quale sarebbe il sesso consenziente? Alcuni cani tendono a montare qualsiasi cosa, questo sarebbe l’indice del “consenso” dell’animale? Quindi se una ragazzina di 13 anni dovesse farmi il filo io dovrei sentirmi in diritto di fare del sesso con lei? Non dovrei invece, in quanto adulto e persona matura, rigettare un tale comportamento? Sdoganare la zooerastia è scandaloso, non solo perché è un insulto verso l’animale ma anche verso l’uomo. Di questo passo sdoganeremo anche la pedofilia e l’incesto. Credo che il consenso dell’animale esista solo nelle menti perverse di tali persone e ditemi che non è un ragionamento prettamente antropocentrico. Come dicono i veterinari e gli esperti di cani, non bisogna mai incoraggiare comportamenti sessuali nei cani maschi (o femmine), perché per loro il sesso è anche una forma di dominio e qualora avvenisse comporterebbe gravi squilibri all’animale stesso, con grave pericolo per le altre persone dell’eventuale famiglia. Si è riscontrato, infatti, che i cani che “intrattengono” questi tipi di rapporti diventano aggressivi verso il marito e i figli della donna in questione. Quando sentiamo parlare di cani che “improvvisamente” azzannano la padrona stessa o altri componenti della famiglia, a volte, potrebbe nascondersi il fantasma della zooerastia. Però se ne parla poco o nulla, perché difficilmente dimostrabile (il cane non può parlare). Senza parlare delle malattie trasmissibili tra animali e uomo. Per concludere, penso che questo articolo sia indecente.

  6. davide brancato ha detto:

    No vi prego continuate, siete uno spettacolo.
    E comunque non ancora uno che abbia sconfessato gli argomenti di Serena se non con un tranciante: è scandalo, vergogna! Come per l’omosessualità fino a trent’anni fa considerata dall’OMS appunto, devianza sessuale.

  7. davide brancato ha detto:

    Vorrei apportare alla discussione un mio ulteriore contributo consigliando questa lettura http://www.ilfoglio.it/soloqui/20492 in cui si precisa come è considerata la pedofilia oggi in ambito medico scientifico, facendo così esaurire nei confronti dell’argomento che stiamo trattando le obiezioni e le critiche esclusivamente basate sull’accostamento censoreo fra zoofilia e pedofilia.

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