Il vegano cattivo e il giornalismo disinformato
di Leonardo Caffo
apparso oggi per Gli Altri
Nella busta biodegradabile di Michele Neri, che ha scritto l’articolo “Chi ha paura del vegano cattivo? – apparso su D di Repubblica – reperibile da oggi sul sito del giornale, deve esserci davvero di tutto. Perché Neri, che riporta uno studio di Kendall Eskine della Loyola University di New Orleans sulla correlazione tra scelta alimentare biologica e comportamento morale, non ha ben chiare alcune basilari distinzioni che riguardano le scelte di vita delle persone che adeguano, specifici comportamenti, a idee filosofiche, morali ed emotive. Sarò breve, giacché la mia risposta a Neri, che invito a documentarsi a proposito, riguarda solo una sua infelice battuta che compare tra la quarta e la quinta riga del pezzo: quella sui vegani che si domandano quali sofferenze ha patito un pollo per diventare cibo. Ora, mentre lo studio dei ricercatori citato non riguarda i vegani specificamente etici ma, piuttosto, coloro che si cibano di alimenti biologici, mettere insieme le due cose, nello stesso pezzo, oltre che scorretto dal punto di vista giornalistico è disonesto. Siccome sono sicuro che Michele Neri non sia disonesto, e non sia portato a comportamenti immorali come i soggetti del campione di Eskine (che studi interessanti che si fanno a New Orleans …), posso solo pensare che sia disinformato. E, concedetemelo, essere disinformati per uno che dovrebbe fare informazione è parecchio grave. Che i vegani etici (animalisti) siano tutt’altro che immorali nei confronti di altri umani è stato dimostrato da un altro studio – “The Brain Functional Networks Associated to Human and Animal Suffering Differ among Omnivores, Vegetarians and Vegans” – pubblicato su Plosone Dunque, sarebbe così eccessivo chiedere a chi si avventura in argomenti del genere maggiore finezza e dettaglio? Vegani etici e consumatori del biologico non coincidono, e comportarsi come se così non fosse rende immorale, il presunto giornalismo morale.