La mosca di zio Tobia

 

«Va’», disse mentre era a tavola a una grossa mosca che gli aveva ronzato sul naso e lo aveva crudelmente tormentato per tutto il pranzo, quando, dopo infiniti tentativi, finalmente riuscì ad acchiapparla al volo. «Non voglio farti del male», disse mio zio Tobia, alzandosi e attraversando tutta la stanza con la bestiola fra le dita, «non ti torcerò un capello.» E frattanto apre la finestra e allarga le dita per renderle la libertà: «Va’, poveraccia. Perché dovrei farti del male? Il mondo è certamente largo abbastanza per contenere tanto te che me».
Io avevo appena dieci anni quando questo avvenne. […] Una cosa so, che quella lezione di benevolenza verso tutte le creature, datami dallo zio Tobia, mi restò impressa per sempre nella mente.

Laurence Sterne, Tristram Shandy, vol. I. cap 12
(Traduzione di Antonio Meo per Oscar Mondadori 1974)

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