Ma è davvero possibile calcolare la felicità?

Domanda dal Breviario

Singer basa sull’utilitarismo la sua filosofia. Tuttavia, il concetto di agire sempre per aumentare la felicità collettiva, decidere se fare o non fare una cosa in base agli effetti che quest’azione avrà sul mondo non è teoricamente impossibile? E poi la felicità non è un concetto soggettivo, non calcolabile oggettivamente? Come rispondere a chi sostiene che la sua felicità nel mangiare una bistecca è maggiore dell’infelicità creata alla mucca uccidendola?

In realtà il calcolo è teoricamente possibile, l’impossibilità è pratica. Singer non vuol dirci che possiamo sempre fare calcoli utilitaristici ma che esiste una metateoria entro la quale è possibile valutare la giustizia o l’errore di un’azione (anche quando l’azione è stata già portata a termine). La questione è certo complessa. Anche secondo Singer infatti non c’è un criterio oggettivo di valutazione. Qui, il filosofo, cerca solo intuizioni comuni e buon senso per cui sembra lecito pensare – ma non significa che non puoi contestarlo – che la volontà di vivere sia più grande della soddisfazione gastronomica. Se non accetti questo, Singer certo non va bene. Ma riflettici bene. Anche se non hai un parametro oggettivo, sei davvero sicuro di non poter concedere a Singer che voler vivere sia più importante che voler mangiare una cosa più buona di un’altra? Suvvia…

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