Animali, scusateci.

di Serena Contardi

«Se sapessi con sicurezza che c’è un uomo che sta venendo a casa mia con il piano consapevole di farmi del bene, scapperei a rotta di collo», scriveva Henry David Thoreau nel Walden. Ed io ho il sospetto che se gli animali sapessero usare carta e penna, butterebbero giù qualcosa di simile sul conto degli animalisti. Ora, non è che io goda sconsideratamente nel criticare la mia stessa parte: è che, essendo la mia parte, la vorrei migliore. Spero sia chiaro.

Associare immagini truculente alla sperimentazione animale per indurre lo spettatore a rigettare con forza questa pratica non è sempre una tecnica vincente. Non se la foto è tratta da un pessimo film horror degli anni ’70: Federfauna ringrazia.
Per quanto riguarda le numerosissime fotografie di gatti e scimmie con elettrodi impiantati in testa: un individuo mediamente istruito è a conoscenza del fatto che il cervello non è dotato di nocicettori. Gli esperimenti veramente dolorosi sono altri, e spesso il dolore vero riguarda il post-operatorio.

Preparare striscioni con la pseudocitazione adorniana «Auschwitz inizia ogni volta che si guarda a un mattatoio e si pensa: sono soltanto animali» non è un buon modo per convincere il pubblico ad abbracciare il vegetarismo. Non se il pubblico è arrivato a pag. 47 dei Minima Moralia («Nel ricordo dell’emigrazione ogni ragù di capriolo tedesco si lascia assaporare come se fosse stato ucciso dal franco tiratore»: questa, di citazione, è autentica).

Arruolare Einstein tra i paladini dell’antivivisezionismo non ci rende granché credibili. Non se con la frase «Nessuno scopo è così alto da giustificare metodi così indegni» il caro Albert non si riferiva alla vivisezione, come sembrerebbe da quanto si apprende in giro per il web vegetariano e animalista. Ce l’aveva con la bomba atomica: sfogliate Pensieri degli anni difficili.

Come faccio a sapere tutte queste cose? Perché sono una parolaia, come qualcuno mi ha sprezzantemente definita. Evidentemente, i parolai servono. Questi clamorosi autogoal non hanno soltanto l’effetto di farci passare per dei cialtroni, quando effettivamente diciamo cialtronate (il che sarebbe anche giusto): ci squalificano una volta per tutte, così che non possiamo più far valere le nostre sacrosante ragioni – e ne abbiamo, gesùcristo, se ne abbiamo.

Per non parlare poi dei vari Yourofsky, ovvero dei miti (mitomani?) che ci siamo scelti. Perché questi personaggi sono tanto idolatrati? Gli antispecisti italiani – e io me ne chiamo fuori, sia chiaro – sono meglio. Anni luce. Però noi c’affidiamo anima e core a ‘ste celebrità internazionali dell’animalismo, che a me pare dicano un sacco di sciocchezze. Pericolose, pure. Cristina Gramellini, invitata a tenere una lezione alla Statale di Milano, ha fatto notare che il bisogno di identificazione delle minoranze è tanto forte da potersi facilmente riversare su modelli di cartapesta, o persino negativi. Prima degli anni ’60 in America, nella letteratura di serie z e nei fumettacci, le lesbiche venivano rappresentate come mostri, sanguinarie vampire tutte dedite a corrompere le donne da bene: nonostante ciò, le lesbiche stesse avevano talmente bisogno di rispecchiarsi e sentire condivise le proprie esperienze, da leggersi ‘sta roba, dove venivano dipinte come il male assoluto.
Forse che pure gli antispecisti, che costituiscono una minoranza irrisoria della popolazione mondiale, sono affetti da questo male disgraziato? Come suggerisce Marco Maurizi, se la sinistra tradizionale è colpevolmente cieca davanti all’innegabile della sofferenza animale, gli animalisti ne sono totalmente accecati. Questo comporta che qualsiasi voce che si erge in difesa dei diritti animali venga acriticamente trasformata in megafono, già inceppato prima di trasmettere il suo imbarazzante messaggio. Così non va. Non basta che qualcuno “faccia qualcosa per gli animali” per diventare il dio del momento, specialmente se ciò che dice e professa, a parte infiammare qualche attivista, condanna l’antispecismo all’ostracismo e all’emarginazione, nonché al ridicolo. Tocca ammetterlo: gli animali hanno pessimi rappresentanti. Questo non toglie una virgola al valore della battaglia che si compie in loro nome, né getta una luce diversa sull’infamia della loro condizione. Animali, scusateci.

Comments
10 Responses to “Animali, scusateci.”
  1. rita ha detto:

    Come già ho detto, mi dissocio dall’uso di immagini di finzione per denunciare gli orrori dello sfruttamento animale, semplicemente perché essi sono già tanto orrorifici di per sé da non necessitare di particolare enfasi o strategemma retorico.
    Quel che trovo davvero disgustoso però è la disonestà intellettuale di quell’articolo che, sol per alcune immagini finte usate da qualche animalista che evidentemente non ha altri mezzi per esprimersi, si voglia screditare la battaglia per la liberazione animale in sé o, peggio, si vorrebbe negare la sofferenza degli animali.
    Oh, ma quelli di Federfauna sostengono di amare i visoni allevati per le pellicce. Ma come si può? Un’affermazione del genere è altrettanto menzognera delle immagini tratte dai film horror. Parlano di truffa aggravata per diffusione di immagini menzognere ai danni della collettività, ma perché, affermare di amare i visoni che poi verranno uccisi per ricavarci pellicce non è altrettanto una truffa ai danni della collettività?
    Quello che affermi è giusto, per carità, gli animali meriterebbero difensori più capaci, dobbiamo fare autocritica, molta autocritica all’interno del nostro movimento.

    • rita ha detto:

      Mi sono espressa con una sintassi un po’ traballante nel commento sopra… chiedo scusa.
      Volevo dire: Quel che trovo davvero disgustoso però è la disonestà intellettuale di quell’articolo in cui, sol per alcune immagini finte usate da qualche animalista che evidentemente non ha altri mezzi per esprimersi, si vorrebbe screditare la battaglia per la liberazione animale in sé o, peggio, si vorrebbe negare la sofferenza degli animali.

    • Serena ha detto:

      Va be’, trattasi di Federfauna: ha chiari interessi a far di tutto perché il movimento animalista sia screditato nel suo complesso, e la realtà dello sfruttamento animale non venga messa in discussione. Ci campano. Non che la predica venga da un pulpito poi tanto immacolato…come dimenticare quanto mistificarono sulla faccenda dei vetturini romani, facendo apparire Stefano Fuccelli, presidente del partito animalista europeo (subito liberato) un aggressore e Bruno e Augusto Celli (per i quali invece fu convalidato l’arresto) due povere vittime?

  2. Zero Konfini ha detto:

    Ai Visoni di Yourofsky però penso che quella notte la sua visita non sia dispiaciuta.

    • Serena ha detto:

      Nessuno lo mette in dubbio. Qualcuno gli spieghi però che anche tutti i signori che vorrebbe vivisezionare (assassini, stupratori, pedofili) sono a tutti gli effetti animali.

  3. chiara ha detto:

    Mi piace l’articolo, credo che solo con una seria autocritica il nostro movimento possa crescere e svilupparsi nel miglior modo possibile.

  4. enrico ha detto:

    «Nessuno scopo è così alto da giustificare metodi così indegni»… bene, non sarà riferito alla vivisezione, ma non mi pare moralmente riprovevole “universalizzare” una frase che esprime così bene una posizione etica, che quindi può essere applicata anche in contesti diversi da quello in cui è stata formulata…

  5. Cicciozzo ha detto:

    A me invece per st’articolo sei salita 10 punti. Mi hai tolto 6-7 argomenti che ti avrei usato contro.

  6. Alessandro ha detto:

    Giusto, giusto. Solo, così, per dire, Una lucertola con la pelle di donna di Fulci non è per niente un pessimo horror, ma un giallo bellissimo e visionario, come nella tradizione del suo autore. E potrebbe essere anche lui preso a prestito di certa idiozia animalista nel creare casi dal nulla, visto che fu portato in tribunale proprio per la scena dell’incubo con laboratorio di vivisezione, laddove Rambaldi ebbe gioco facile a dimostrare che quelli della scena non erano cani veri ma manichini da lui creati.

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