L’uccisione del giraffino Marius smaschera i miti intorno agli zoo

di Virginia Morell (per National Geographic)

Quando, solo pochi giorni fa, Marius, un giovane maschio di giraffa dello zoo di Copenaghen, è stato colpito a morte dai suoi custodi, il mondo intero è rimasto senza fiato. Come hanno potuto lo zoo e i custodi di Marius fare una cosa del genere, soprattutto mentre persone di tutto il mondo chiedevano a gran voce allo zoo di risparmiarlo?

marius

La maggior parte di noi pensa che gli zoo siano rifugi sicuri per gli animali, i luoghi dove sono amati e protetti. Ci dicono che gli zoo sono luoghi educativi, dove possiamo guardare e conoscere le creature che altrimenti non avremmo mai la possibilità di vedere.

Gli zoo si autoproclamano anche come gli unici luoghi dove alcune specie altamente minacciate, come il corvo delle Hawaii, sopravvivono.

In effetti, ci raccontano che questo è il motivo per cui abbiamo bisogno dei giardini zoologici. Vi sono custodite alcune delle specie più rare della Terra, gli animali sono allevati in cattività e seguiti con la speranza che un giorno possano essere reinseriti in natura. Gli zoo, ci è stato detto, sono uno dei migliori modi – e in alcuni casi l’unico modo – per preservare una specie e la sua variabilità genetica.

Perché, allora, è stato proprio uno zoo ad uccidere una giovane giraffa, perdipiù sana?

Bengt Holst, direttore scientifico del Zoo di Copenaghen, ha offerto alcune risposte, ma queste hanno solo destato più allarme. Si scopre che la specie di Marius, la Giraffa reticolata (Giraffa Giraffa reticulata), non è a rischio estinzione. Inoltre, lo zoo ha un “surplus” di giraffe, soprattutto maschi con geni simili a quelli di Marius. Egli non rientrava nel programma di allevamento in cattività dello zoo, o in quello dell’Associazione Europea Zoo e Acquari. E a 18 mesi di età, superata la fase del bel giocattolino impacchettato “cucciolo di giraffa”, Marius avrebbe presto desiderato di accoppiarsi.

Secondo i calcoli dello zoo, Marius era più utile da morto che da vivo.

Così, il guardiano di Marius lo ha attirato con un pezzo di pane di segale, il suo cibo preferito, lontano dalle altre giraffe, e mentre il cucciolo chinava il suo lungo collo per prendere la ricompensa dalla mano del suo custode, il veterinario gli ha sparato un colpo in testa con una pistola a proiettile captivo.

Ai clienti dello zoo, bambini compresi, è stato poi concesso di guardare e apprendere nuove nozioni sull’anatomia della giraffa da come il veterinario ha dissezionato Marius. “Aiuta ad aumentare la conoscenza degli animali, ma anche la conoscenza della vita e della morte”, ha commentato Holst sulla lezione di anatomia. I resti della giraffa sono stati successivamente gettati in pasto ai leoni, che – qualcuno ha fatto notare – sarebbe probabilmente stato il suo destino in ogni caso se Marius fosse vissuto nel suo ambiente naturale, la savana africana.


Qual è lo scopo degli zoo?

Sì… ma Marius non viveva nella savana africana. Viveva in uno zoo, uno che afferma la sua missione sia quella di essere “conosciuto e rispettato per i suoi elevati standard di qualità per quanto riguarda la custodia degli animali”, e per la sua etica.

Tutto ciò solleva alcune domande: perché lo zoo alleva giraffe reticolate, se non sono a rischio estinzione? E perché hanno lasciato che i genitori di Marius si accoppiassero?

Per le risposte, è necessario guardare oltre la pagina facebook dello zoo di Copenaghen, dove nel 2012 si è pure celebrata la nascita di un cucciolo di giraffa (presumibilmente Marius). Gli esseri umani, come la scienza ha dimostrato, hanno una propensione per i cuccioli di ogni genere; amiamo i grandi occhi, i teneri corpicini, la lanuggine e i ciuffi di pelo dei neonati. Cuccioli di leopardo, cuccioli di panda, cuccioli di elefante… cuccioli di giraffa. Tutti attirano folle paganti ai giardini zoologici.

E mentre lo zoo di Copenaghen e altri giardini zoologici dell’Unione Europea si possono autocelebrare come santuari di conservazione che tutelano gli animali in via d’estinzione, un rapporto del 2011 della Born Free Foundation racconta una storia diversa: “Una media di solo il 13% delle specie tenute in zoo europei sono state classificate come specie minacciate” e nella Lista Rossa delle specie minacciate dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura.

Quindi, se questi giardini zoologici non sono realmente impegnati nella conservazione delle specie come essi affermano, qual è il loro scopo?

Molto probabilmente i custodi, i veterinari e lo stesso direttore dello zoo di Copenhagen si considerano tutti amanti degli animali. Fanno il lavoro duro, spesso straziante, di prendersi cura di creature destinate ad una vita in cattività. E servono un altro scopo: la redditività.

Inevitabilmente, le due motivazioni si scontreranno; e sarà necessario tradire l’altra, perché la cura degli animali dello zoo, in particolare di quelli che vivono a lungo, è un’impresa costosa. Gli zoo hanno a disposizione uno spazio limitato, e se uno zoo intende offrire agli animali l’esperienza della genitorialità, come lo zoo di Copenaghen sostiene di fare, rischia di non averne a sufficienza. Si finirà presto per avere troppi animali adulti e non abbastanza di quelli popolari, i graziosi cuccioli pensati apposta per attirare pubblico pagante.

Genetica e programma di allevamento attentamente pianificato a parte, è difficile non sospettare che la vera ragione per cui Marius è dovuto morire sia stata semplicemente il suo non rappresentare più un’attrazione per gli umani.


Rotto il patto di fiducia

Non ho alcun dubbio che gli addetti alla cura degli animali e i veterinari dello zoo di Copenaghen lavorino duramente per far sì che gli animali imparino a fidarsi di loro. Ho osservato i custodi dei gorilla e degli scimpanzé del Lincoln Park Zoo accudire i loro animali, e so quante lunghe ore devono dedicare a questo compito.

Ho anche visto quanto i giovani animali siano pronti e disposti a fidarsi di noi.

Una volta, presso l’isola di Bioko nella Guinea Equatoriale, un cucciolo di tree hyrax (che assomiglia un po’ a una grande cavia) è schizzato fuori dai cespugli – non per allontanarsi da un gruppo di noi umani, ma per cercare la nostra attenzione (più tardi abbiamo trovato la madre morta). Se fossimo stati un altro tipo di primate, lo avremmo mangiato. Invece lo abbiamo raccolto, lo abbiamo curato come meglio potevamo e lo abbiamo portato in un piccolo rifugio per animali.

Naturalmente, non sempre gli esseri umani trattano in questo modo i cuccioli in difficoltà. Ma penso sia quello che fanno le persone che lavorano negli zoo.

E così i nostri cuori si sono spezzati nel vedere i custodi dello zoo di Copenaghen tradire la fiducia di Marius. Non avrebbe mai dovuto morire così giovane e per mano dei suoi custodi, gli stessi che avrebbero dovuto fare di tutto per proteggerlo.

Gli zoo possono pure ritenere che sia necessario dipingersi come grandi attori sulla scena della conservazione. Ma ciò che la maggior parte di noi vuole vedere dagli zoo e dai loro dipendenti è la compassione per gli animali in loro custodia, che vivono vite così isolate e circoscritte.

Se gli zoo non possono offrire questo a tutti i Marius che ospitano, perderanno il favore del pubblico, e meritatamente procederanno verso la loro propria estinzione.

(Fonte: http://news.nationalgeographic.com/news/2014/02/140212-giraffe-death-denmark-copenhagen-zoo-breeding-europe/?utm. Traduzione di Serena Contardi)

Comments
5 Responses to “L’uccisione del giraffino Marius smaschera i miti intorno agli zoo”
  1. simulAcro ha detto:

    motivi di puro interesse come legittimazione ammissibile per una uccisione
    violenza e crudeltà fini a se stesse
    sadicità voyeristica del branco
    eugenetica come pratica accettabile
    etica ed empatia subordinate all’utilitarismo
    controllo e dominio assoluto sulla vita altrui
    indifferenza verso gli altri
    mercificazione della vita, dei sentimenti, della sofferenza

    questi (e molti altri) sono gli insegnamenti e gli esempi che diamo ai bambini…
    questo è (una parte de) il condizionamento sociale che il sistema ci impone sin dalla nascita…

  2. Silvia Regano ha detto:

    No, io sono del tutto contraria agli zoo con animali, che continuino a lavorare ma senza questi ultimi, ma solo richiamando il pubblico con la bravura delle persone che ci lavorano e che fanno gli acrobati, i clowns ed altri esercizi di grande impegno. Solo questi sono gli zoo che accetto. Gli animali devono vivere nel loro habitat naturale, non rinchiusi tra 4 mura in climi del tutto diversi da quelii in cui sono nati e privati della loro libertà. E’ vero, nel suo territorio probabilmente Marius sarebbe stato divorato dai leoni, ma questa purtroppo è la legge primaria della natura, sopravvive il + forte ed è così da secoli, ma almeno quel poco che avrebbe vissuto lo avrebbe vissuto nella natura, nel suo territorio, con i suoi simili. Qui, nello zoo degli orrori, luogo in cui avrebbe dovuto essere accudito e protetto, è morto per mano dell’uomo perchè inutile…quindi doppia beffa…prima ti privo della libertà e poi, quando non mi servi + ti uccido. E’ disgustoso tutto questo, mi ha provocato tanta rabbia e dolore e spero che il responsabile paghi per l’orrenda azione commessa anche davanti a dei bambini. Fossi io la madre di uno di quelli lo avrei denunciato. ora gli animali nati nei circhi o portati lì in tenera età non possono essere improvvisamente rimessi nella savana o nella foresta perchè non sono abituati ed allora sì,morirebbero immediatamente, anche perchè non saprebbero procacciarsi da bere ed il cibo, ma io ritengo che con il tempo, gli zoo debbano essere senza gli animali e che questi ultimi zoo con animali continuino a tenerli magari con delle sovvenzioni fino al termine della loro vita e poi…STOP….esistono circhi di sole persone che sono bellissimi!!!!

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