Notazioni e cronache dal fronte antivivisezionista

Di Leonora Pigliucci

Nella Psicologia delle masse Freud sostiene che gli individui subiscano una modificazione dell’attività psichica che li fa regredire a una dimensione infantile per via della loro semplice appartenenza a una collettività, che spontaneamente si organizza in modo gerarchico. Alla potenza che la tiene in piedi egli attribuisce le caratteristiche di libido: si riscontrano, dice, un abbassamento delle funzioni razionali, che potrebbero agire in senso critico e distruttivo della struttura sociale, e, parallelamente, avviene un ampliamento dell’emotività, che si esprime non in modo libero, ma contribuisce a rafforzare il sostegno all’autorità costituita e la sensazione della dipendenza da essa. Di quel potere, inizialmente detenuto dal capo dell’ “orda primigenia”, e in seguito espresso dallo Stato, le scienze politiche sottolineano il carattere ambivalente: esso ha sempre un elemento inquietante, poiché il singolo sa che servono strumenti di controllo perché il potere non si tramuti in arbitrio, ma i tratti che prevalgono ne dipingono un volto rassicurante: al potere statuale il singolo demanda la responsabilità di scelte che egli non è più tenuto a fare in prima persona e in cambio riceve una rassicurante sicurezza: «confortevole, levigata, ragionevole, democratica non-libertà», la chiama Marcuse nell’incipit de L’uomo a una dimensione.

Questi meccanismi sono certamente coinvolti nella considerazione generale della barbarie vivisettoria, che da oltre tre secoli costituisce la cifra immancabile di buona parte del progresso scientifico. Essa a un tempo offende alcuni, molti, almeno coloro che sono abbastanza vigili da sentire in cuor loro che siamo «vita che vuol vivere in mezzo a vite che vogliono vivere», come disse Albert Schweitzer, eppure la primitiva e genuina istanza di rifiuto viene contenuta nei limiti di un sentimentalismo privato, che si arrende di fronte alla competenza che si attribuisce ai detentori del sapere scientifico e a una comune idea di progresso indirizzato al “meglio” che rafforza il senso di appartenenza alla comunità mentre lo si eleva quasi a dogma: una sorta di fiducia acritica, interiorizzata a livello sociale, non per un’adesione consapevole o per una conoscenza effettiva dei principi che lo fondano e dei fini che esso si prefigge, ma per convincimento passivo ad opera di un’informazione di massa unidirezionale.

Se ne è riparlato recentemente, di vivisezione, dopo la notizia sfuggita per un caso fortuito alla solita segretezza, dell’arrivo di un numero spaventoso di macachi, 150 a cui se ne dovrebbero aggiungere altri 750, giunti a bordo di un aereo dell’Air France, stipati in gabbie singole tra i bagagli dell’aeroporto di Fiumicino, direzione il lager di Harlan a Correzzana. Con tempismo imprevisto, le povere scimmie sono arrivate nel momento in cui, nel trasformarsi da creature viventi in oggetti di ricerca, potevano creare più scompiglio anche tra gli umani: non solo ad Harlan che le ha ordinate da allevatori cinesi (che a loro volta le hanno probabilmente catturate dallo stato brado alle isole Mauritius), ed è già nell’occhio del ciclone animalista per la vicenda dei cani allevati da Green Hill; ma anche a chi dovrebbe adoperarsi per tutelarle. I sostenitori della politica dei piccoli passi salutavano infatti ormai da mesi l’imminente recepimento della direttiva europea in materia di sperimentazione animale come l’aprirsi della strada giusta che, seppur in un futuro nebbioso e lontanissimo, ci avrebbe condotti fuori dall’inferno sperimentale. I giornalisti del main stream avevano preso quell’entusiasmo così sul serio che a qualcuno è sembrato quasi di capire dai tg che il possibile, imminente, divieto di allevamento di cani, gatti e scimmie a fini sperimentali in Italia significasse in pratica già da oggi la fine della loro tortura.

Per loro la doccia è stata gelida. Con l’arrivo dei macachi di Harlan tutti sappiamo che la famigerata direttiva, così come sta per essere recepita in Italia – ma il margine per modificarla è davvero esiguo – pur con tutto l’emendamento Brambilla che forse farà chiudere l’allevamento di Green Hill, non solo non salverà nessuno, ma anzi abbasserà il livello italiano di “tutela” degli animali da esperimento ad una media europea più elevata solo rispetto a quella attuale dei paesi dell’est europeo.

Ma si sperimenta, oggi, esattamente per capire che cosa? E che spiegazioni sono tenuti a dare i vivisettori della loro mattanza indisturbata di vite innocenti, “prodotte” ad hoc? Come altri attivisti e giornalisti ho approfittato dell’attenzione mediatica per raccogliere qualche tassello da aggiungere a quel puzzle pieno di crudeltà insensata che si mostra agli occhi di chi è disposto a vedere: far sapere, ci si dice in questi casi, per non soccombere di fronte all’immensità del dolore, metterà alle strette il senso di giustizia di chi legge, e l’indignazione sacrosanta supererà l’argine di ciò che si può ancora sopportare. Ho letto e intervistato scienziati antivivisezionisti: quanto alla tossicologia, in Italia abbiamo nientemeno che il presidente della Società chimica italiana, Luigi Campanella, che da anni denuncia l’inaffidabilità del modello animale; quanto alla neurologia, che è la materia in cui sopratutto vengono usati i primati, molto interessante è leggere quanto ha dichiarato il veterinario francese Andree Menache, che in occasione del ricorso (vinto) contro gli esperimenti svolti sul cervello dei macachi all’università di Lovanio, ha elencato le numerosissime tecniche non invasive che permettono di indagare direttamente il sistema nervoso umano e che vengono usate comunque dopo la vivisezione, per verificare i risultati ottenuti sul modello animale!

Se questi argomenti, seppur ineccepibili ad orecchie profane, restano minoritari, immagino conti ciò che della plausibilità della vivisezione resta quando i ricercatori non parlano dall’alto della loro posizione privilegiata ma vengono incalzati dall’evidenza dei fatti. Il miglior lavoro giornalistico di questo tipo è quello che ha svolto qualche anno fa la redazione di Report, con l’inchiesta Uomini e topi, che ancora è scaricabile dal sito della Rai. Ascoltando quell’inchiesta è difficile resistere alla tentazione di liquidare grandi nomi della vivisezione come semplicemente in malafede. L’arroganza dei ricercatori della Cattolica di Roma che, nel vietare ai giornalisti l’ingresso nel laboratorio dove si usano maiali prendono a pretesto il fatto di non poter chiedere a loro, ai maiali, l’autorizzazione ad essere ripresi dalle telecamere, fa sgranare gli occhi; così come sentire di altri che affermano candidamente che la scelta degli animali da torturare negli esperimenti è dettata in massima parte non da ragioni scientifiche ma da convenienze economiche. A chi ha ispirato e collaborato alla realizzazione dell’inchiesta e mi ha raccontato dello stupore generale nel constatare quanta poca eco il servizio ebbe e come nessuno di coloro che erano stati pubblicamente sbugiardati si preoccupasse degli effetti delle sue equivocabilissime affermazioni, suggerirei adesso una riflessione su quanto teorizzato da Freud.

Credo si debba fare tesoro, a tal proposito, anche di un’intuizione molto acuta di Stefano Cagno, medico e storico antivivisezionista: l’elemento determinante della propaganda vivisezionista è il porsi di essa sul piano dell’emotività e il suo offrire soluzioni rassicuranti. E a ben pensarci la propaganda funziona proprio così: si genera la paura (si pensi, come suggerito da Marco Mamone Capria, alle martellanti campagne di prevenzione che inducono i “sani” a percepirsi come “potenziali malati”) e si confezionano in risposta ad essa soluzioni ben agghindate: immediate, lucide, come la superficie di una mela che ci offrono in piazza in cambio del nostro prezioso contributo alla raccolta fondi per quella ricerca che allontanerà da noi lo spauracchio del male. Se la comunicazione tocca le corde giuste, poco importa che le cure promesse si intravedano appena in un continuo di rimandi al futuro, poca importa, al nostro freudiano ego infantile e spaventato, che i laboratori del massacro siano blindati, che i protocolli che spiegano “come” questo avvenga siano segreti: rifiutiamo l’immagine disturbante che ci sbattono in faccia gli animalisti, i video e le fotografie raccapriccianti che instillano l’atroce dubbio che mai e poi mai da quell’orrore possa nascere qualcosa di buono… voltare lo sguardo dall’altra parte o ricacciare via quell’intimo senso di rifiuto che ci scuote ci salva dallo sgomento e dallo spaesamento che ci mette in pericolo: vogliamo essere rassicurati.

Qualcosa di molto interessante su questo tema si apprende anche dagli scritti di Foucault: il cristianesimo, spiega, in quanto prima religione che è organizzata come chiesa, non ha inaugurato solo un’etica universalmente umanista, ma ha anche introdotto un’inedita forma di potere, un potere pastorale, che non esige, come il potere regale, il sacrificio dei sudditi per la salvezza della corona, ma al contrario, si occupa paternalisticamente della comunità tutta e di ogni individuo in particolare, offrendo a ciascuno la salvezza eterna. La condizione è l’adesione ad un’etica e una disciplina specifiche. Ora che il potere mondano della Chiesa è finito, secondo il filosofo francese, una forma rinnovata di potere pastorale è agita dallo stato moderno, che offre una diversa salvezza, questa volta secolarizzata, terrena, ma non per questo meno desiderabile: salute, benessere, sicurezza, bellezza, sono i premi che la società offre a tutti gli appartenenti della polis. L’appartenenza ci contamina fin nelle viscere: la salvezza di quelli che sono integrati nel sistema, spiega Foucault, ha come condizione la disponibilità di essi a farsi modellare in una forma specifica, a diventare, fin nella coscienza, (coscienza che il potere pastorale conosce, produce e guida) una nuova forma di individualità: diventiamo soggetti nel doppio significato del termine, come individui dai desideri prevedibili e condizionabili e al contempo come vite sottomesse all’ordine che ci disciplina.

Suggestivo, e utile ad un’analisi in questi termini del fenomeno vivisezione, il fatto che Foucault indichi il persistere di un legame tra il potere pastorale introdotto dalla Chiesa cattolica ed agito poi dallo Stato per il tramite dell’assistenzialismo cattolico: prigioni, ospedali, scuole sono per Foucault i luoghi privilegiati nel quale il potere forma e disciplina i suoi soggetti. Chi ha potuto visitare il sito Laboratori criminali, dove erano stati raccolti protocolli di sperimentazione trafugati da università e istituti di ricerca e che fu poi oscurato, fino ad essere cancellato del tutto, sa come gli esperimenti più insensati e crudeli avvengano proprio negli atenei cattolici, nei cui laboratori si torturano vite innocenti in nome di un delirio antropocentrico che ha la sfacciataggine di poggiare le sue fondamenta su di una antievoluzionistica idea di differenza ontologica tra gli umani e gli altri animali.

Per controbattere a questo assunto scioccamente autoreferenziale, che in modo indimostrabile dovrebbe fondare la superiorità dell’uomo sul resto del vivente, e che assomiglia al capriccio di un bambino viziato che in nome della propria fortuita posizione privilegiata si crede il figlio prediletto dell’Universo, è ben avere a mente quanto affermato dal filosofo statunitense Ralph Acampora. La comune esperienza sensibile umana e non umana, secondo il fenomenologo, colma da sola l’abisso che la cultura specista ha scavato a limite invalicabile. Ad uno sguardo liberato dal pregiudizio, tutti i viventi appaiono invece accomunati, semplicemente, dalla dimensione corporea e dalla percezione della propria corporeità. La semplice realtà mostra che l’idea della differenza ontologica è un mero pregiudizio, l’onore della prova della presunta differenza tra noi e loro sta ai detrattori dell’idea di una comune condizione animale, non a chi ne sostiene l’evidenza. Il focalizzarsi sul corpo e sulle relazioni di esso con gli altri corpi della fenomenologia di Acampora si ricollega qui al discorso politico foucaultiano. Al potere, o meglio ai poteri che innervano tutte le relazioni sociali, egli contrappone un elemento sfuggente liberante che, inaspettatamente, prende forma propria là dove i corpi sono più assoggettati: nelle carceri, negli ospedali, nei manicomi, «nell’indisponibilità dei corpi stessi a una manipolazione assoluta che le pratiche di potere trovano il loro limite, la loro fallibilità, e inevitabilmente soccomberanno […]».

E dove, se non nei laboratori di vivisezione, avviene la più sistematica violazione di corpi viventi? In questo senso, dire consapevolmente, e semplicemente, “no” al loro sacrificio per un “bene” egoistico, e rendere possibili, con l’informazione e il coraggio di quelli che si infilano nella macchina del terrore, mille altri “no”; sentire, in libertà, l’empatia per tutto il vivente (tutt’altro che slancio sentimentale privato, sorta di distorsione dell’affettività normale, come sostengono alcuni detrattori cattolici) diventa così vera forza rivoluzionaria che, svelando la cupa realtà violenta di quel potere che disciplina e governa tutti i corpi sensibili, modulandone esigenze e desideri, ne anticipa la fine! La consapevolezza in questi termini può essere, forse, chiave di volta.

Comments
17 Responses to “Notazioni e cronache dal fronte antivivisezionista”
  1. pasquale75321 ha detto:

    Sì, soprattutto nei laboratori dei cattolici avvengono le atrocità della vivisezione che più urlano vendetta al cospetto del loro dio. Fu Padre Agostino Gemelli, il loro fondatore, colui che ‘inventò’, se non ricordo male, il taglio delle corde vocali agli animali oggetti di sperimentazione.

  2. catoneilcensore.com ha detto:

    Ho notato che è stata cancellata una parte del mio commento: l’articolo resta interessante, pungente e puntuale, ma il commento di Rita – come scrivevo – rimane incondivisibile, grossolano e tremendamente umano. Umano perché il “disprezzo” è un sentimento soltanto umano, che l’uomo utilizza in maniera per l’appunto grossolana: l’articolo denuncia un diffuso specismo in ambito cattolico, e Rita riassume che l’intera tradizione cattolica sia degna di disprezzo. Così, tout court.
    Resto dell’idea che sia un commento banale e deprimente.

    Resterebbe poi da chiedersi perché sia stato cancellato: a quanto ne so vengono cancellati i commenti offensivi; ma non mi sembra di offendere nessuno nel dissentire e nel “disprezzare” quanto scritto da Rita. Se invece il disprezzo è degno di censura, allora forse dovreste censurare entrambi…
    Domande che forse non troveranno spazio su questo blog, falcidiate dalla Santa Inquisizione di un moderatore forse un po’ troppo autoritario.

  3. marcomaurizi74 ha detto:

    Si possono esprimere opinioni senza risultare offensivi verso le persone che li esprimono. Il commento di Rita, per quanto possa offendere un cattolico, non era rivolto contro una persona in particolare. Il tuo invece sì. Se ti fossi espresso contro la stupidità del disprezzare il cristianesimo non sarebbe stato cancellato. Non è solo una questione di forma.

  4. catoneilcensore.com ha detto:

    Non è una questione di forma, ma converrai che è un parametro arbitrario e autoritario. Dire che un commento è stupido significa offendere chi lo ha scritto, mentre va bene dire che è stupido ciò che il commento sostiene.
    Lo terrò a mente su questo (realmente) interessantissimo sito. Ogni sito ha le sue regole, e le accetto. Si chiama principio di autorità, e io lo condivido in pieno.

    • marcomaurizi74 ha detto:

      come tutti i parametri di comportamento è arbitrario sì. In casa mia, per esempio, non amo chi mette i piedi sulle sedie, in casa di altri è possibile farlo, se va bene a loro. Più che un “principio di autorità” lo considero un principio di convivenza pacifica e di stile della discussione. Dire che un commento è “stupido” offende anche perché non ammette repliche. Dire che è “banale e grossolano” – che certo non è il non plus ultra della gentilezza – già permette all’interlocutore di replicare nel merito, se ne ha voglia.

      Grazie per i complimenti al sito! 🙂

  5. Rita ha detto:

    @ catone il censore

    Ci sono tanti motivi per cui disprezzo il cattolicesimo, nel mio blog ne ho elencati alcuni, ad asempio. Questo non significa che io disprezzi tout court ogni cattolico, ma solo gli assunti dogmatici in cui crede.

    Disprezzo ad esempio una religione (ed un’istituzione: la chiesa cattolica) che nei secoli, in nome di una presunta verità, ha perseguitato, torturato, ucciso migliaia di persone, detto in altre parole: chiunque non la pensasse allo stesso modo.

    Disprezzo ad asempio il fatto che la religione cattolica abbia diffuso un’immagine fuorviante della donna, che consideri gli omosessuali persone malate e che tratti gli animali come creature inferiori poiché non sarebbero dotati di un’anima immortale (secoli e secoli di filosofia pre-illumunista poi ancora non hanno saputo spiegare in cosa dovrebbe consistere questa anima e come mai solo l’essere umano ne sarebbe in possesso, mentre gli animali no).
    Detesto, come leggo su tanti blog e siti cattolici, che per il cattolicesimo esista una sola ed unica verità e che questa verità, per quanto empiricamente indimostrabile, sia che Dio esiste e che avrebbe detto alcune cose, lasciandole scritte su un libro, alle quali attenersi con rigore, pena l’inferno o chissà quale altra punizione.
    Detesto la maniera in cui la religione cattolica ha reso il sesso e la sessualità – uno dei piaceri massimi della vita dell’uomo – una pulsione di cui vergognarsi e di cui doversi pentire.
    Guardi, se inizio ad elencare i motivi per cui detesto il cattolicesimo, non la finiamo più. Quindi mi fermo qui.

    Ho il diritto di esprimere le mie opinioni, forse secoli fa non mi sarebbe stato concesso e sarei stata perseguitata e messa al rogo per questo, ma oggi posso farlo e lo dico.

    Il mio commento sopra, così come questo, è certamente grossolano ed anche banale, me ne rendo conto, ma, sinceramente, a me interessa poter esprimere un mio parere, non stare a disquisire sull’esistenza o meno di Dio o su ipotesi assurde quali il creazionismo, ad esempio.

    La differenza tra il mio commento ed il suo comunque è questa: io ho espresso un parere personale – legittimo – quello di disprezzare il cattolicesimo; lei invece ne ha espresso uno che avrebbe pretesa di definire in maniera oggettiva questo mio parere.

    • catoneilcensore.com ha detto:

      La mia opinione è che il suo commento denoti un rancore che è tipico umano, e un’approssimazione ed una banalità che nascondono un’ignoranza di fondo nella materia, trattate con forse troppa presunzione.
      Questa è la mia opinione, niente di oggettivo. Nel nostro debole e relativo mondo tutti hanno il diritto di esprimere la propria opinione, per stupida e banale che sia. Persino io. Persino lei.

  6. Rita ha detto:

    @ catone il censore

    P.S.:
    vogliamo parlare ad esempio del fondatore dei legionari di Cristo?

    E della Santa Inquisizione, visto che l’ha citata, en passant? Santa Inquisizione che peraltro esiste ancora, ha solo cambiato nome, oltre, ovviamente, ad aver perso il potere temporale; oggi si chiama Congregazione per la dottrina della Fede.

    E di come la chiesa abbia costretto all’abiura Galilei, ed oggi ancora continui a dire che, pur avendo avuto Galilei ragione, però all’epoca le sue scoperte non potevano essere dimostrabili?
    E che dire invece di quanto sia dimostrabile l’esistenza di Dio?

    Vede, la Fede, in quanto tale, si oppone ad ogni tentativo raziocinante, è un voler credere, una volontà di credere in qualcosa che si vorrebbe, si spererebbe davvero possa esistere (la vita eterna, un’aldilà di giustizia e di letizia in cui finalmente i giusti saranno premiati ed i peccatori puniti), peccato che non ci sia alcuna prova di tutto ciò, se non, appunto, la volontà di volerci credere.

    Io non sono una che “crede”, sono una che pensa, che ragiona, che specula.
    Ora, se la religione cattolica nei secoli fosse stata tollerante dei pensieri diversi, nulla da eccepire. Libero chiunque di credere in chi vuole, anche nell’esistenza dei gnomi e dei folletti; ma nel momento in cui ha iniziato a perseguitare e condannare chi non la pensasse secondo certi dettami e dogmi, solo perché se “sta scritto”, allora deve essere per forza la verità, allora a me non sta più bene, e lo dico.

    Un’altra cosa che non mi piace della religione cattolica è che costringa i bambini di nove o dieci anni – ancora troppo manipolabili e vulnerabili – al sacramento della confessione. Confessarsi di che? Ma di cosa?
    Instillare questo senso del peccato e del male nella mente di un bambino è terribile, è una vera e propria coercizione del pensiero.

    E poi, coraggio, spiegatemi con quale pretesa adesso a pasqua verranno massacrati migliaia di agnellini. In nome di cosa? Per la miseria, spiegatemi perché gli animali non dovrebbero essere degni di amore e rispetto quanto un essere umano. Oh, ma la risposta la so già: i cattolici così rispondono: perché l’uomo è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio, mentre gli animali l’anima non ce l’hanno.

    Me la mostri questa anima. Dov’è???

  7. Rita ha detto:

    @ Catone il censore

    P.P.S.:
    e poi, visto che parla tanto di mia ignoranza: mi parli allora delle sue conoscenze in materia.

    Vede, io, seppure in maniera grossolana, intanto le ho esposto diverse motivazioni (oggettive, motivazioni valide) secondo le quali posso ben criticare la religione cattolica.

    Provi a convincermi del contrario, ossia, del perché dovrei apprezzarla.

    Provi a smentire tutto ciò che sopra le ho elencato e che costituisce motivo valido, per me, del mio disprezzo per la religione cattolica (esistenza della Santa Inquisizione, dei legionari di Cristo, dello sterminio degli Albigesi, dell’omosessualità vista come malattia, dell’instillazione del concetto di peccato nella mente dei bambini, del concetto di anima che sarebbe posseduto solo dagli esseri umani, dell’esistenza di Dio e di un’unica verità, dell’esistenza di un libro sacro che sarebbe la “viva voce di Dio che ci parla ancora oggi” ecc. ecc.).

    Questi sono alcuni miei motivi che, nel corso degli anni (e guardi che io sono anche battezzata e comunicata e cresimata ed ho fatto il liceo dalle suore, quindi, come vede, tanto ignorante in materia non sono: e anzi, è proprio perché ho conosciuto e toccato con mano certi assunti che ho voluto distaccarmene, prenderne le distanze), mi hanno portata ad assumere posizioni avverse al pensiero cattolico.
    Prima ho conosciuto; quindi ho espresso una mia legittima posizione.

    Con questo chiudo, perché poi se c’è qualcosa che ho imparato nel corso degli anni è che discutere con un cattolico è inutile. Quasi sempre.

    • catoneilcensore.com ha detto:

      Non è questa la sede, ma gli argomenti sono tanti e non voglio tirarmi indietro, anche perché credo che tutto sommato interessi tutti.
      Innanzitutto i motivi che cita per disprezzare il cristianesimo mi sembrano deboli: il cristianesimo, il cattolicesimo è decisamente molto di più della sua storia episodica. E’ qualcosa che ha rivoluzionato e plasmato dalle radici la cultura europea, in maniera profondissima. Ciò che siamo, la nostra struttura di pensiero, la nostra giurisprudenza, la nostra letteratura… tutto è intimamente legato al cattolicesimo. Così come il cattolicesimo, oltre alle brutte cose che ha elencato, ha fatto anche tantissime cose belle: potrei citare dai mille e mille istituti di carità, al servizio per gli oppressi (non ancora animali purtroppo), alle figure immortali come San Francesco d’Assisi… Potrei citare tutte queste cose. Ma non condivido l’assunto di partenza: non si può disprezzare il cattolicesimo per la caccia alle streghe esattamente come non lo si può amare per gli istituti di carità. Entrambe sono soltanto elementi “politici”, completamente insufficienti a giustificare un giudizio come quello che lei ha espresso. Se è vero che siamo ciò che facciamo, è anche vero che non si giudica un uomo da uno o due errori fatti, o da uno o due virtù possedute: si giudica dall’intera vita e dagli obiettivi che persegue. Allo stesso modo duemila anni di storia della Chiesa non si giudicano né per l’Inquisizione né per San Francesco, perché in entrambi i casi significherebbe sottovalutare gravemente l’entità del fenomeno per intero.
      Il fatto, invece, che tra i motivi che giustificano il suo disprezzo lei aggiunga il credere che esista una sola verità indimostrabile, allora lei deve disprezzare non solo me ma tutti coloro che credono in qualcosa. Pensiamo all’antispecismo o al più generico animalismo: gli animalisti combattono convinti in qualcosa che non possono dimostrare: cioé nei diritti intrinseci a ciascun animale umano o non. Non ha niente di dimostrabile, ma ci crediamo ciecamente, e anzi combattiamo chi non ci crede.
      Il cattolico crede ciecamente in qualcosa che non può essere dimostrato, ma non pretende (salvo i fanatici, come ovunque) di imporre a nessuno la propria idea.
      D’altronde, mi permetta: se abbiamo di fronte una porta chiusa, il fatto di non poterla aprire non credo che dimostri che dietro non vi sia niente. Il fatto che ciascuno possa credere che dietro quella porta ci sia qualcosa piuttosto che qualcos’altro credo vada catalogato sotto il più ampio nome di Libertà.
      Un’ultima risposta gliela devo sul tema della sessualità: il suo trattamento del tema spiega la mia accusa di “ignoranza” che spero non la offenda. Intendo cioé che lei “ignora” la grande rivoluzione cristiana sul tema della sessualità. I popoli non cristiani, quasi sempre, hanno un rapporto con la sessualità molto ma molto più chiuso e timoroso del nostro, e accusano noi di lascivia di costumi. Ma questa presunta lascivia trova fondamento in una parità della donna che è cosa soltanto cristiana. Fu Gesù Cristo a fondare l’indissolubilità del matrimonio anche per l’uomo e a proibire il ripudio, pratica maschilista fino allora presente sia nella civiltà giudaica che in quella romana.
      A riguardo le consiglio il testo illuminante della prof.sa Scaraffia, donna di indubbia estrazione femminista: “Due in una carne”, edito da Laterza nel 2008. Un testo storico (e dunque scientifico) davvero illuminante.

      Per concludere, la pratica di mangiare a Pasqua l’agnello è una pratica barbara e immorale. Non ha niente a che vedere con la religione: Gesù è venuto sulla terra per sostituirsi all’agnello sacrificale: l’unico sacrificio che fa un cristiano è quello dell’Eucarestia, e non ne esistono altri. Il sacrificio dell’agnello è una tradizione laica come quella di mangiare il tacchino in America per il giorno del ringraziamento o come tantissime abitudini laiche, che però stranamente fanno meno rabbia.
      Poi che una parte della Chiesa contribuisca a perpetuare questa barbarie è purtroppo vero, ma vede la Chiesa è composta da tutti i credenti, non soltanto dai preti. E il Papa stesso, Benedetto XVI, ha di recente dichiarato che neppure Gesù Cristo mangiò l’agnello nell’ultima cena, minando così il fondamento stesso della tradizione popolare. Si potrebbe, si dovrebbe fare di più: ha perfettamente ragione. Ma la Chiesa è un’istituzione umana, una “casta meretrix”, e come tutte le istituzioni umane è fatta anche da uomini che sbagliano. Il fatto di aver preso i voti non li salva dal giudizio di Dio, questo è poco ma sicuro.

  8. Rita ha detto:

    La ringrazio molto della sua risposta.
    Vero che la Chiesa è anche altro dalle stragi e persecuzioni commesse nel passato, ma io non riesco ad affezionarmi o a trovare simpatia alcuna in questa istituzione (ho conosciuto ed apprezzato però singoli uomini di Chiesa, persone fantastiche che davvero hanno fatto molto del bene).
    Sulla religione, la Fede, l’esistenza di Dio potremmo stare a discuterne fino a domani e rimarremmo comunque nelle nostre posizioni, visto che io non credo, lei sì.
    Un’ultima cosa, relativa al concetto di verità: lei mi fa l’esempio degli antispecisti che combattono convinti in qualcosa che non possono dimostrare; mi perdoni ma questo ragionamento non funziona e le spiego perché: noi combattiamo invero contro qualcosa che possiamo dimostrare benissimo, ossia l’orrore dello sfruttamento animale. Combattiamo per l’ottenimento dei diritti animali proprio perché possiamo dimostrare che gli animali sentono, soffrono e desiderano poter vivere liberamente la loro vita esattamente come lo vogliamo noi, ogni specie secondo le caratteristiche che le sono proprie e che solo nel pieno dispiegamento di esse le consentono di vivere al meglio.
    Vogliamo eliminare e cambiare ciò che possiamo constatare ogni giorno, ossia la maniera in cui l’uomo sfrutta e schiavizza gli animali da secoli. Non c’è bisogno di credere in alcunché o di fare appello ad una qualche verità indimostrabile per spiegare che massacrare, schiavizzare, uccidere è una cosa orribile.

    Riguardo la questione sesso: beh, io vedo come si esprime la chiesa in proposito ed il Vaticano: il papa è persino contrario all’uso dei preservativi. La chiesa considera gli omosessuali persone malate, da curare. Poi certo, i cattolici non sono monolitici, ci sono cattolici più illuminati ed altri meno, cattolici più esaltati, intransigenti, fanatici ed altri molto più ragionevoli. Però in generale il pensiero del Vaticano sui rapporti sessuali e sull’omosessualità non mi piace e credo che molti cattolici vi facciano riferimento. La Chiesa ostacola le unioni gay, ad esempio. Perché? Insomma, capisco che lei non potrà darmi tutte le risposte, non essendo certo il portavoce del Vaticano o della Chiesa tout court, però ci sono davvero moltissimi motivi per cui questa istituzione mi sta poco simpatica.
    Le faccio solo un’ultima domanda, e la prego di non considerarla una provocazione, ma solo una spinta a voler conoscere, sapere: ammesso che un cattolico ed un non credente come me, vivano allo stesso modo, nel senso di rispettare il prossimo (uomo ed animale che sia), senza prevaricare, senza offendere o fare del male gratuitamente, amando, cercando sempre di migliorarsi, di fare del bene, di elevarsi spiritualmente ecc., in cosa consisterebbe la differenza? Secondo un cattolico, per il solo fatto che io non credo in Dio, non rispetto i sacramenti ed i riti (andare a messa, confessarmi, comunicarmi ecc.), alla fine, dopo la morte, non potrei ricongiugermi a Dio, sarei un’anima perduta? E, se anche fosse, ma perché alla Chiesa e alla religione cattolica, nei secoli, ha importato tanto di convertirci? Capisco il vostro essere convinti di una verità, ma perché volerla imporre a tutti i costi? Non mi faccia, la prego, nuovamente il paragone con l’antispecismo, perché la sofferenza degli animali è davanti agli occhi di tutti, non è una verità da dimostrare.
    So che la Chiesa nei secoli, quando aveva il potere temporale, aveva ragioni squisitamente politiche per convertire la gente, combattere le eresie, ed erano motivazioni volte al mantenimento del potere. Ma ora che non ha il potere temporale, che davvero – così come dice il Vaticano – si dovrebbe interessare solo della parte spirituale, perché ad esempio insistere contro le unioni gay, o tuonare contro l’animalismo e l’ecologismo, come ha fatto non tanto tempo fa anche il Papa e sol perché questo significherebbe ridurre la superiorità e la centralità dell’uomo sul resto del creato?
    Ultima domanda: dai cattolici sento spesso pronunciare frasi come: Dio vuole, Dio ha detto, Dio è felice se noi facciamo questo e quello, anche lei parla dei Giudizio di Dio; ma non è una sorta di blasfemia, dal vostro punto di vista, pensare di poter conoscere ed interpretare il volere di un Essere tanto grande, immenso, imperscrutabile?
    Capisco le sacre scritture, ma anche lì c’è chi dice che debbano essere prese alla lettera, quando torna comodo, e chi dice che invece debbano essere interpretate. A discrezione di chi? Chi, di grazia, dovrebbe stabilire quali versi prendere alla lettera e quali invece interpretare.
    Se la Chiesa è fatta da uomini, perché mai ci si dovrebbe rimettere all’interpretazione di questi uomini e all’affermazione di una verità concepita ed evinta da questi uomini? E per uomini intendo anche gli apostoli.

    Un’altra perplessità è questa (ne avrei moltissime, ma sto già approfittando moltissimo dell’ospitalità del curatore del blog): la Chiesa, la religione cattolica, le sacre scritture fanno spesso riferimento al Male personificato, a Satana, all’anticristo… ma da un punto di vista antropologico Male e Bene non esistono, esistono solo le necessità (come disse Bergman ne Il posto delle fragole, e Bergman è un uomo che per tutta la vita ha cercato delle risposte, la Fede); necessità o illusioni di necessità. Da quello psicologico-medico, esistono varie patologie o carenze di vario tipo che portano a commettere delitti o prevaricazioni, a desiderare il Potere, l’avidità ecc.; da quello economico-politico esistono le varie distorsioni di sistema della Storia ecc.. Insomma, il Male è spiegabile razionalmente, con la Ragione, non c’è bisogno di tirare in ballo Satana.
    Come si può assolutizzare in questa maniera così dicotomica Male e Bene? (c’è chi dice che noi vegani saremmo l’anticristo, pensi un po’).
    Anche dall’azione più pregevole possono scaturire conseguenze inimmaginabili, non esiste nessun disegno predefinito, esistono solo cause ed effetti, e quasi mai determinabili perché il fattore imprevisto, l’ignoto, è sempre dietro l’angolo.
    La paura della morte ci accompagna da sempre e le religioni, strumentalizzando questa paura, hanno fornito speranze, illusioni.
    E del resto la paura dei morti (e della Morte in senso esteso) è alla base della nascita delle religioni primitive (come spiega Frazer).
    OK, mi fermo.
    Sicuramente siamo andati molto fuori tema, ma in fondo credo che argomenti del genere (domande del genere) siano alla base anche della nascita della filosofia, o no?

    • catoneilcensore.com ha detto:

      Siamo decisamente andati molto oltre, per quanto l’argomento sia sicuramente molto interessante credo per tutti.
      Risponderle via commento sarebbe svilente per gli argomenti da lei trattati, e su moltissimi non sono titolato a farlo, come giustamente ha notato.
      Vorrei soltanto precisare che la Chiesa non impone una visione del mondo, ma combatte per la difesa delle proprie idee. Combatte contro l’aborto, contro la caducità dei rapporti umani, contro il relativismo culturale… Sognerei che combattesse anche contro lo sfruttamento animale, e su questo accuso la Chiesa da fedele, più fortemente di quanto può fare un non credente: perché ne riconosco la funzione e ne denuncio le cecità.
      Un’ultima cosa sul discorso “giudizio divino-punizione”. Il giudizio come giustamente notava lei sta a Dio e a nessun altro. La Chiesa esercita funzioni di “ministero” (sempre per chi crede) ma questo non mette nessun prete al riparo dal giudizio stesso. L’inferno esiste, e io sono convinto che sia stracolmo di vivisettori.
      D’altronde (per chi crede, ovvio) la Madonna di Fatima ha detto che all’inferno non va chi fa il male, perché il male lo facciamo tutti, ma chi ama il male. Questo credo possiamo condividerlo tutti.

  9. michele ha detto:

    un articolo condivisibile; una sola cos, però: non si può dare la colpa alle associazioni animaliste se il parlamento vota contro l’emendamento brambilla o non abolisce la vivisezione. Se continuiamo a vivisezionarci tra di noi, la vedo dura….

    • Leonora ha detto:

      La critica alle associazioni non riguarda i mancati risultati concreti a livello legislativo, che chiaramente non dipendono direttamente da loro, ma il modo di fare attivismo, ovvero praticamente il non farlo. Non si punta davvero, come direbbe il loro statuto, all’abolizione della vivisezione o dell’allevamento, ma inseguono risultati simbolici che hanno senso solo a fini propagandistici. Nel caso della direttiva non dico che si potesse ottenere qualcosa, visto che i potentati che ci sono dietro sono quelli che sono, così come è quella che è la macchina propagandistica che regge il tutto a livelli mondiali, ma spacciare i (presunti), trascurabili, passi avanti come vittorie, pur parziali, non pensi abbia un effetto controproducente e indebolisca la forza polemica del movimento? Se ne giova certo il conto delle associazioni, che guadagneranno qualche iscritto in più, ma cosa si potrà mai ottenere di determinante dallo scontro se ci si accontenta delle briciole e lo si rivendica pubblicamente? La contrattazione minimalista non sta avvicinando il giorno della liberazione animale e penso sia il caso di esserne consapevoli per indirizzare in modo sensato le energie.

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  1. […] Da “Asinus Novus” – NOTAZIONI E CRONACHE DAL FRONTE ANTIVIVISEZIONISTA di Leonora Pigliuccihttp://asinusnovus.wordpress.com/2012/03/10/notazioni-e-cronache-dal-fronte-antivivisezionista/ […]



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