Animali al sud: una constatazione, una sommessa proposta

di Alessandra Colla
È probabile che le righe seguenti possano venire interpretate come politicamente scorrette — ma qualcuno deve pur fare il lavoro sporco.
Fatto n. 1: esiste, almeno nel meraviglioso mondo del web, un movimento che si chiama «¡Nápoles, Sicilia y Cerdeña son España! – Movimiento por la confederación de las Dos Sicilias, Cerdeña y España en un Imperio Mediterráneo, heredero de Roma y del Sacro Imperio Romano-Germánico» — “Napoli, Sicilia e Sardegna sono Spagna! – Movimento per la confederazione delle Due Sicilie, Sardegna e Spagna in un Impero Mediterraneo, erede di Roma e del Sacro Impero Romano-Germanico”.
Fatto n. 2: è sufficiente andare a spulciare il web per constatare come, da anni ormai, la stragrande maggioranza di reati contro animali (sevizie, maltrattamenti, uccisioni, combattimenti clandestini, omissione di soccorso, incuria eccetera) avvenga nell’Italia del Sud — non ho detto tutti, ho detto la stragrande maggioranza. Per la cronaca, l’ultimo caso (non l’ultimo avvenuto: l’ultimo segnalato) è questo: http://www.tgcom24.mediaset.it/animali/articoli/1049829/cane-cade-nel-catrame-nessuno-interviene.shtml
Ora, non è questa la sede opportuna per un’approfondita disamina storico-geopolitica delle istanze avanzate dal Movimiento; si è visto in passato che le translationes Imperii raramente hanno portato qualcosa di buono, e proporne una di questi tempi è forse idea più peregrina che preoccupante: ma anche questo è un aspetto del problema che qui non interessa. Interessa, invece, la constatazione fatta dal Movimiento secondo cui «ancora oggi, molti sono gli aspetti della nostra cultura, della nostra religione e – mi si permetta il termine – visione del mondo, che affratellano Napoletani, Siciliani e Sardi agli Spagnoli, rendendoli di fatto più affini a loro che non agli invasori piemontesi e lombardi, che ci hanno defraudato della nostra Identità Nazionale.
Per tutto ciò, noi chiediamo di ricongiungerci alla madre patria Spagna, per poter condividere e partecipare alla sua grande missione storica, civilizzatrice ed evangelizzatrice di popoli e continenti, missione che – crediamo – non sia ancora esaurita».
È noto che la composizione geografica del Regno delle Due Sicilie (1816-1861) comprende Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia. Pertanto, nell’ottica del Movimiento, dobbiamo ritenere che queste regioni siano tutte affratellate fra loro e con la Spagna per quanto riguarda gli aspetti culturali, religiosi e (azzardo) metafisici. Non entro nel merito di una questione così ampia, ma mi limito a constatare che in effetti tutti questi luoghi geografici hanno un tratto in comune  — una (non)considerazione dell’animale che a me personalmente fa orrore.
Preciso, necessariamente, che sono anti-leghista; e che da parte di madre sono un mix campano-calabro, e ho passato la maggior parte delle mie vacanze, da quando sono al mondo, al Sud — Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. So di cosa parlo. E infatti è da quasi vent’anni che non metto piede da quelle parti né conto di mettercelo per il futuro, proprio in virtù di quel modo di trattare gli animali che mi impedirebbe di continuare a comportarmi civilmente se dovessi ricapitare da quelle parti.
Della corrida s’è detto, si dice e ancora si dirà da questo spazio virtuale; e si sa pure delle innumerevoli fiestas iberiche a base di animali torturati per il divertimento (!) dei paesani. Ma quanti sanno dell’usanza tradizionale di costruire tamburi con pelli di cane e di gatto, fatti morire appositamente di fame, praticata in Sardegna ancora recentemente (e ancora oggi, sembra, in qualche paesino lontano dai riflettori); o della pratica dello sgarrettamento (recisione dei tendini delle zampe posteriori) del bestiame come intimidazione nei confronti del pastore rivale, praticata largamente in Sardegna e Sicilia (ma plausibilmente anche in altre culture dedite alla pastorizia); per non dire dell’allenamento a sparare effettuato su animali di ogni tipo, o delle torture inflitte agli animali per insegnare alle nuove leve della criminalità organizzata tecniche poi applicabili sugli umani, e assuefarle all’insensibilità? Gli esempi rivelano con sufficiente chiarezza una comune percezione dell’animale come cosa, come mero oggetto in balìa di un soggetto onnipotente che tutto decide e tutto asservisce al proprio utile o al proprio capriccio, ben al di là di tradizioni o rituali. Il che, ripeto e ribadisco, mi fa orrore.
Io, al Sud, ho sempre visto una generalizzata indifferenza nei confronti degli animali, e assai spesso un autentico sadismo insegnato e incoraggiato fin dalla più tenera età — fatte salve, ovviamente, le debite e lodevoli eccezioni, smarrite in un mare di disinteresse ed ostilità. Me ne sono sempre chiesta il motivo. Che stia veramente in un sentire comune di regioni un tempo unite da un’identica visione del mondo — estranea sia al pre-cristianesimo sia al monoteismo islamico? Se così fosse (come da tempo sospetto) occorrerebbe interrogarsi a fondo sulle radici di una Weltanschauung distruttiva che è evidentemente riuscita a plasmare un nuovo tipo antropologico, in grado di trasmettere i propri caratteri a intere popolazioni, generazione dopo generazione. E mi chiedo anche se non sarebbe il caso di affrontare questo problema in modo più organico ed efficace che non qualche sfogo sul web o qualche iniziativa politicamente corretta — come l’invio di educatissime mail “a chi di dovere” o la stesura di un compitino come questo. Continuerò a interrogarmi.

Comments
33 Responses to “Animali al sud: una constatazione, una sommessa proposta”
  1. pasquale75321 ha detto:

    L’hanno capito anche i passerotti: man mano che si va verso il nord si avvicinano agli umani e, in maniera inversamente proporzionale, man mano che si scende verso sud se ne allontanano spaventati. In Germania mi meravigliavo come si avvicinassero senza scappare.
    Anch’io mi chiedo come mai noi meridionali siamo così crudeli con gli animali, educati fin da bambini a devastare nidi, a uccidere impunemente lucertole e serpenti, a prendere a calci qualsiasi randagio a portata di piede. Ne sanno qualcosa i miei gatti.
    Ci sono studi a proposito?
    Antropologici, etnologici, sociologici, storici, filosofici…, ah, quanti campi di ricerca aperti e inesplorati per l’antispecismo!
    Sì, lavoro sporco, ma anche pericoloso se si perdono di vista le forme di crudeltà altrui!
    I passerotti si sono accorti anche che proprio là dove erano più rispettati sono nati i primi allevamenti intensivi.
    Oddio, la questione non è così semplice, brava chi ha osato sporcarsi le mani!

  2. Alessandra Colla ha detto:

    Tanto per fare riferimenti “alti”, riporto due brani di Nietzsche già citati proprio qui su Asinus Novus — ma repetita juvant, no?

    «101. Non giudicate. (…) La crudeltà contro gli animali nei bambini e negli Italiani è da ricondurre all’incomprensione; l’animale è stato, particolarmente per gli interessi della dottrina della Chiesa, situato troppo in basso rispetto all’uomo. (…) Che l’altro soffra, bisogna apprenderlo: e pienamente non può mai essere appreso.»
    (Umano, troppo umano, Oscar Mondadori, Milano 1976; vol. I, pp. 73-74).

    «57. I rapporti con gli animali. Si può ancora osservare il sorgere della morale nel nostro comportamento verso gli animali. Dove utilità e danno non vengono in considerazione, noi abbiamo un sentimento di piena irresponsabilità; uccidiamo e feriamo per esempio insetti, o li lasciamo vivere, senza di solito attribuire a ciò alcuna importanza. Siamo così goffi, che già le nostre gentilezze verso i fiori e i piccoli animali sono quasi sempre micidiali: ciò che non pregiudica affatto il piacere che prendiamo ad essi. — Oggi è la festa dei piccoli animali, il giorno più afoso dell’anno: tutto brulica e formicola intorno a noi, e noi schiacciamo, senza volerlo, ma anche senza fare attenzione, ora qui ora lì, un piccolo verme e un piccolo scarabeo alato. — Se gli animali ci portano danno, noi cerchiamo in ogni modo di distruggerli, i mezzi sono spesso abbastanza crudeli, senza che noi propriamente vogliamo ciò: è la crudeltà della spensieratezza. Se essi sono utili, li sfruttiamo: finché una più sottile saggezza non ci insegna che certi animali compensano largamente un altro trattamento, quello cioè della cura e dell’allevamento. Solo allora nasce la responsabilità. Si evita di tormentare l’animale domestico; un uomo si sdegna se un altro è spietato verso la propria mucca, in piena conformità con la morale primitiva della comunità, che vede in pericolo l’utilità comune ogni volta che un individuo manca. Chi nella comunità scorge una trasgressione, teme il danno indiretto per sé: e noi temiamo per la bontà della carne, dell’agricoltura e dei mezzi di trasporto, quando vediamo trattati non bene gli animali domestici. Inoltre, colui che è rozzo verso gli animali, suscita il sospetto di essere anche rozzo verso gli uomini deboli, impari, incapaci di vendetta; viene considerato ignobile, mancante dell’orgoglio più raffinato. Così si forma una base di giudizi e di sentimenti morali: ma il meglio lo aggiunge comunque la superstizione. Con sguardi, suoni e atti, molti animali stimolano l’uomo a immaginare se stessi in loro, e molte religioni insegnano a vedere in certi casi nell’animale la dimora di anime di uomini e di dèi: ragion per cui raccomandano in genere più nobile attenzione, anzi rispettoso timore, nel modo di trattare gli animali. Anche dopo la scomparsa di questa superstizione, i sentimenti da essa suscitati continuano ad agire, maturando e fiorendo. — Su questo punto, com’è noto, il cristianesimo si è dimostrato una religione povera e retrograda.»
    (Ivi, vol. II, pp. 153-154)

  3. pasquale75321 ha detto:

    Un uomo che tre giorni su sette soffriva di vomito e di insopportabili mal di testa sì che si intendeva di dolori della Terra!

  4. rita ha detto:

    Caspita, che articolo!
    Coraggioso ed interessante.
    Ci sono indubbiamente differenze culturali tra nord e sud (per via di fattori storici, sociali, politici, anche linguistici ecc. e credo che tantissima letteratura sia già stata scritta in proposito, anche in merito alla nascita e proliferare delle organizzazioni mafiose: per una comprensione dell’arretratezza del sud ad esempio mi sento di consigliare, relativamente all’ambito letterario, il sempre valido “Cristo si è fermato ad Eboli” di Carlo Levi; un romanzo che è insieme saggio antropologico, sociale e politico) e sicuramente c’è molto più disinteresse riguardo agli animali e crudeltà nella maniera di trattarli, nonché tanta ignoranza (nel senso che si tende diffusamente ad ignorare il fatto che siano esseri senzienti e li si considera più alla stregua di cose, oggetti, proprio come hai detto tu).
    Forse andrebbero fatte delle campagne di informazione e sensibilizzazione, ma certo che scontrandosi con l’inculturazione sarà più difficile che diano i loro frutti.
    Un problema evidentissimo del sud è quello del randagismo. Purtroppo – credo non solo per ignoranza e disinteresse, ma anche per mancanza di fondi – non vengono effettuate le necessarie sterilizzazioni e non ci sono strutture adeguate per offrire riparo e cure ai cani e gatti. Un numero pressoché illimitato di randagi – spesso poi incattiviti a causa della fame – favorisce meccanismi di reazione e di ostilità da parte della popolazione umana ed incrementa gli episodi di violenza e maltrattamento. I randagi vengono visti come elemento di disturbo (un po’ come è accaduto in Ucraina). Non sto giustificando eh, attenzione, solo cercando di comprendere perché mai avvengano episodi di maltrattamento.
    Per quanto riguarda lo sfruttamento degli animali generalizzato (per fini alimentari, per la loro pelle ecc.) non vedo invece grandi differenze tra nord e sud quindi.
    Una maggiore presunta considerazione degli animali nei paesi del nord e nel nord Italia è vera solo relativamente agli animali cosiddetti d’affezione (cani e gatti) infatti. Quasi tutti gli allevamenti intensivi sono in nord-est Italia ad esempio. E tradizioni cruente potrei indicarne per regione e regione, comprese quelle del nord (ad esempio in Veneto si usa cucinare i granchi ancora vivi); leggasi il link che segue, facendo attenzione alle ultime righe in cui viene spiegato come si cucinano
    http://www.veneziasi.it/it/cucina-venezia-culinaria/moeche-fritte.html

    Per affrontare il problema in modo più organico ed efficace gli episodi di maltrattamento andrebbero sempre puniti severamente. Ad esempio quel veterinario che si è rifiutato di salvare quel povero cane caduto nel bidone di catrame andrebbe immediatamente radiato dall’ordine e condannato per omissione di soccorso. Qualsiasi forma di violenza su animali dovrebbe essere punita. E poi tante campagne di informazione, sensibilizzazione a partire dalla più tenera età, tipo nelle scuole. Che si insegni che essere uomini non significa disconoscere l’animale.

  5. Alessandra Colla ha detto:

    Grazie a tutti per i commenti 🙂
    Certamente non ho inteso dire che a Nord non esistano orrori analoghi, ma soltanto che il Sud è generalmente meno attento al mondo animale, che si tratti di pets o allevamenti cambia poco. E’ proprio come se mancasse una cultura dell’attenzione, diciamo così, nei confronti dei non-umani: e ho potuto riscontrarlo anche a livello di enti e associazioni locali. C’è una sorta di fatalismo strisciante (ma neanche tanto) che dilata i tempi di reazione.
    Sintetizzando al massimo ed escludendo le sagre paesane, direi che la violenza sugli animali al Nord è frutto di una mentalità capitalista, al Sud di un’indifferenza generalizzata che affonda le radici nella mentalità post-unitaria, quella per cui “ci pensa qualcun altro (lo Stato, le istituzioni etc.)” — e la cosa vale per tutti gli ambiti del vivere — e ognuno se ne lava le mani.
    Ricordo un episodio di decenni fa: ero a Siracusa, sul lungomare della città vecchia, e davanti ad ogni singola abitazione affacciata sulla strada c’era la classica donna in nero che puliva il pezzo di marciapiede e persino il pezzo di strada comune davanti casa, spingendo l’acqua sporca verso la vicina, e lo facevano tutte, in un singolare effetto domino. Capito?

  6. Gabri ha detto:

    ‎”Che stia veramente in un sentire comune di regioni un tempo unite da un’identica visione del mondo — estranea sia al pre-cristianesimo sia al monoteismo islamico? Se così fosse (come da tempo sospetto) occorrerebbe interrogarsi a fondo sulle radici di una Weltanschauung distruttiva che è evidentemente riuscita a plasmare un nuovo tipo antropologico, in grado di trasmettere i propri caratteri a intere popolazioni, generazione dopo generazione”…semplicemente il Sud ha una storia di privazioni e colonizzazioni per cui ovviamente molti tipi di violenza (non solo quella nei confronti degli animali) sono ancora perpetuate…abbiamo una storia differente, parlare di un ipotetico nuovo tipo antropologico mi pare pericoloso…questi ragionamenti purtroppo già sono stati fatti e anche da autorevoli idioti (come Lombroso, Banfield ecc) la storia delle discriminazioni parte sempre da problemi strutturali e quelli sono importanti da studiare…Se molti dei diritti democratici vengono annullati e lo Stato è spesso il braccio armato del potere corrotto è ovvio che tra le conseguenze ci sia l’aumento della violenza e la repulsione nei confronti dello spirito di cittadinanza, se aumenta l’analfabetizzazione e i servizi di welfare diminuiscono ovviamente si svilupperanno purtroppo discriminazioni nei confronti di tutte le alterità, visto che lo spirito di comunanza non è assolutamente incoraggiato (non solo nei confronti degli animali). Il punto è che l’empatia è gratuita la cultura no, non mangiare gli animali richiede cultura, (ma anche ribellarsi ad uno stato violento che ti ha violentato e ti spingerà a ripetere quella violenza) ma se stiamo parlando di classi popolari, stiamo parlando di classi o sottoclassi sprovviste di questo capitale e non per scelta personale ma per scelte strumentali effettuate dai governanti che perpetuano un governo gerarchizzato. Più gerarchia meno autonomia individuale, meno autonomia meno responsabilità, meno responsabilità più discriminazione e meno condivisione, divide et impera e il gioco è fatto. Ah e qui concludo…a Sud o quanto meno a Napoli dove vivo, io in quanto italiana ho pochissimi diritti sulla mia terra e sul mio corpo, (moriamo per i rifiuti tossici del nord e non possiamo nemmeno manifestare) gli immigrati sono praticamente trasparenti figuriamoci chi sta ancora più sotto nella gerarchia sociale che deve subire…ma il problema non è antropologico anzi credo che qui la gente sia molto più empatica che in un civilissimo paese del nord proprio perchè abbiamo sviluppato un tipo di solidarietà completamente differente…è molto pericolo non guardare in profondità….se le signore di Siracusa lavano solo il pezzo di strada davanti casa ci sono motivazioni strutturali, uno sguardo superficiale lo chiamerebbe “familismo amorale” ma per fortuna questi discorsi sono stati superati…per fortuna!

    • buridana ha detto:

      Gentile Gabri,
      La prego di non spostare il discorso su piani che poco hanno a che fare con la materia del contendere.
      Se Lei avesse letto con più attenzione il brano del mio scritto che pure cita in apertura del Suo commento, avrebbe capito a che cosa mi riferivo.
      Non c’è bisogno di tirare in ballo Salvemini e Lombroso per constatare uno stato di fatto: l’essere vittime secolari di ingiustizie e prevaricazioni giustifica forse l’applicazione di quelle medesime ingiustizie e prevaricazioni a chi è ancora più debole e indifeso? Non dovrebbe essere invece la molla per un radicale cambiamento di prospettiva e di atteggiamento, tale da giustificare la qualifica di “sapiens” che ci siamo attribuiti?
      Idiotamente Sua

      A.C.

  7. Gabri ha detto:

    bene allora ci siamo fraintesi, io non giustifico nulla, ma parto dal presupposto che “lo stato di fatto” di cui parla…non sia tale…forse così ci capiamo meglio…non esiste un luogo in cui le persone sono più civili di altre, non esistono tipi antropologici più o meno portati per la violenza, non esiste un tipo antropologico del “sud” come non esiste un tipo antropologico del “Nord”. Esistono problemi morali dell’umanità intera, ed esistono problemi strutturali nelle società, questo può portare a degli atteggiamenti in determinati luoghi e contesti. Quando sarà in grado di spiegarmi i motivi dei genocidi effettuati nell’ambito delle società gerarchizzate oppure di spiegarmi la differenza antropologica tra un mattatoio e la pulizia etnica dei marginalizzati che si effettua in tutti i paesi civili allora forse potremo parlare….cmq e qui concludo… è davvero divertente che nei luoghi dell’antispecismo si debbano trovare così eclatanti casi di razzismo…divertente davvero, complimenti per la capacità di analisi dimostrata…

    Cordialmente
    G.S.

  8. Meticcio ha detto:

    @buridana
    vorrei capire in che maniera le sue affermazioni sarebbero incontestabili rispetto a qualsiasi altra?
    Sono gli aticoli di giornale o i “reportage” del Tgcom a dar ragione di qualsiasi altra ipotesi, condotta in quantità o qualità che sia, e dimostrare questa orribile tendenza a suo dire “generale”?

    A me sembra l’ennesimo futto storto del populismo, ma è solo la mia contestabile idea.

  9. Gabri ha detto:

    sì…assolutamente e non certo con un articolo di giornale, che non è rappresentativo di nulla, ma non posso assolutamente prescindere dalle condizioni economiche e di vita del Sud, ma questo per una questione metodologica, lei non può comprendere l’oggetto di studio senza conoscerlo approfonditamente, possiamo girare in tondo ma non arriveremo ad una conclusione.

    “Io, al Sud, ho sempre visto una generalizzata indifferenza nei confronti degli animali, e assai spesso un autentico sadismo insegnato e incoraggiato fin dalla più tenera età — fatte salve, ovviamente, le debite e lodevoli eccezioni, smarrite in un mare di disinteresse ed ostilità. Me ne sono sempre chiesta il motivo”

    Io le rispondo che al Nord, ho sempre visto una generalizzata indifferenza nei confronti delle alterità e assai spesso un autentico sadismo insegnato e incoraggiato fin dalla tenera età, è un fatto incontestabile che al nord ci sia un numero esponenziale di ricoveri coatti ed un abuso fin dalla tenera età di psicofarmaci (questo è solo uno degli esempi che potrei farle, se stessimo parlando sedute in un caffè conversando del più e del meno)

    Il problema è che lo “stato dei fatti” è completamente errato, il paradigma di partenza è sbagliato parziale e superficiale, insomma ma un paio di articoli e aver visto un paio di signore fare delle azioni può essere definito “lo stato dei fatti”? ma stiamo scherzando? ma che ne sa lei del Sud, e poi cosa significa la parola “Sud”? cosa significa “nuovo tipo antropoligico”? al Sud manca la “cultura dell’attenzione nei confronti degli animali” ma su quali basi?? non è necessario contestare delle affermazioni basate sul nulla….

    Io sono del Sud ma non le permetto assolutamente di stabilire se sono l’eccezione e qual è la norma al Sud perchè non ne ha le competenze, come tendenzialmente non le ha nessuno se non Dio

  10. buridana ha detto:

    Premesso che questo è lo spazio di Asinus Novus e non mi va di trasformarlo in un’arena gladiatoria, La invito a moderare i toni e a rileggere ancora una volta quello che ho scritto, evitando di spostare la discussione su altri piani.
    Che ne so io del Sud? Mia madre è napoletana, mio padre no ma lui e la sua famiglia hanno vissuto a Napoli per trent’anni, io stessa ho passato a Napoli mediamente due mesi e mezzo all’anno per i primi vent’anni della mia vita, poi per altri 15 anni ogni estate sono stata in vacanza al Sud — Calabria, Puglia, Sicilia… Poi ho smesso perché ogni volta mi toccava fare solenni litigate (con i privati, con i negozianti, con i vigili, con i veterinari, con l’ENPA…) per questo o quell’orrore cui ero costretta ad assistere, e tornavo dalle cosiddette vacanze col cuore a pezzi e tanta rabbia dentro. Finché, poco meno di una ventina d’anni fa, ho deciso che al Sud non avrei più messo piede, e così è stato. Sono sempre in contatto con i miei amici di giù — quelli che sono rimasti, perché alcuni di loro si sono trasferiti al nord con armi, bagagli e animali al seguito: e mi confermano nella mia opinione.
    Un’ultima cosa, e poi chiudo qui scusandomi con gli amministratori del sito per la bagarre: scrivendo quello che ho scritto, la mia unica intenzione era riflettere e possibilmente far riflettere sull’eventuale Weltanschauung comune di Spagna e regioni appartenenti all’ex Regno delle Due Sicilie, con particolare riferimento a usi, costumi e tradizioni religiose dell’una e delle altre. Nient’altro.
    a.c.

    • danicla ha detto:

      x durlindana
      un grazie sincero per aver cercato di portare in superficie un problema che gli animali ,tutti,conoscono fin troppo bene e di cui subiscono gli effetti aberranti.
      mi piacerebbe sviscerare l’argomento ancora di piu’ perche’l’assonanza con la spagna e’ a mio avviso solo un parziale ,mentre attribuisco grande responsabilita’ anche alla calata dei mori(islam) che tutt’ora considerano glianimali come feccia da schiacciare.
      per una volta tanto il j’accuse non era scritto da me ma proprio per questo ancor piu’ prezioso.,

  11. Meticcio ha detto:

    Caspita questa sì che è osservazione partecipante! Poi ci si lamenta dei nostalgici che rivedono nel progetto unitario i dèmoni del colonialismo…

    Per inciso, se mi permette, non si è limitata a riflettere sulla eventuale ideologia comune tra “le Sicilie” e la Spagna, ma a quell’eventuale ideologia ha dato un valore che chiamare aleatorio è soltanto un rivolto di moderazione, vista la sede che lei stessa ha considerato.

  12. rita ha detto:

    @ Gabri
    Accusare Alessandra di razzismo mi sembra davvero pretestuoso. Essere razzisti significa discriminare un’etnia rispetto alla propria ritenendola inferiore e non si sembra proprio che nel suo post ci siano i presupposti per potervi leggere questo. Ha solo voluto mettere in evidenza una generale e diffusa indifferenza e crudeltà verso gli animali, ravvisabile più al sud che al nord e si è posta la domanda se questo comportamento – generale e diffuso, salvo eccezioni – sia imputabile ad una comune Weltanschauung distruttiva.
    Lo ammette anche lei che: “semplicemente il Sud ha una storia di privazioni e colonizzazioni per cui ovviamente molti tipi di violenza (non solo quella nei confronti degli animali) sono ancora perpetuate…abbiamo una storia differente”, dunque, è di questo che in effetti si voleva parlare.
    Parlare di nuovo tipo antropologico non mi sembra un’eresia, non si sta parlando di un determinismo biologico alla Lombroso, ma di atteggiamenti culturali che vengono tramandati di generazione in generazione (dicesi: inculturazione); è noto infatti che il contesto sociale e familiare determina lo sviluppo di un dato comportamento; così da un modello genitoriale violento sarà facilissimo (salvo eccezioni) avere un figlio violento.
    Se lei ammette, come ammette, che “semplicemente il Sud ha una storia di privazioni e colonizzazioni per cui ovviamente molti tipi di violenza (non solo quella nei confronti degli animali) sono ancora perpetuate”, non sta dicendo nulla di diverso da quello che ha detto Alessandra.
    Credo che a lei abbia dato fastidio il termine “nuovo tipo antropologico”, ma se inteso nell’accezione culturale e non biologica, non è certo assimilabile al razzismo o alle vecchie – e per fortuna superate – tesi lombrosiane.
    Tipi antropologici esistono eccome infatti: si parla di antropologia culturale. Così come esistono diverse culture, esistono diversi tipi antropologici.
    Ultima cosa: l’indifferenza e la crudeltà verso gli animali nel meridione non è tratta solo da pochi dati, ce ne sono tantissimi. Il fenomeno del randagismo ad esempio è diffuso molto più al sud che al nord, come quello degli abbandoni o delle sevizie. Così come ci sono altri comportamenti diffusi al sud, non riscontrabili al nord, e viceversa: questione di diverse culture, appunto. Non si tratta di essere razzisti, mi creda, solo di rilevare differenze tra culture e culture, così come le potrei rilevare tra Stati Uniti ed Europa senza per questo voler pendere a favore di una piuttosto che di un’altra.

  13. devetag ha detto:

    C’è veramente poco da aggiungere a quanto brillantemente esposto da Alessandra e poi da Rita nei commenti. Parlare di razzismo e tirare in ballo Lombroso a proposito dell’articolo mi sembra a dir poco risibile, visto che è esclusivamente di atteggiamenti culturali che si parla.
    Aggiungo che continuare ad invocare cause “esterne” (la storia, le prevaricazioni, l’assenza di welfare, i governanti, ecc.) come spiegazione e giustificazione di determinanti comportamenti suona alquanto irritante e non fa che contribuire a perpetuare tali comportamenti. Conosco molti animalisti del Sud che sono i primi a riconoscere questa diffusissima mancanza di rispetto verso gli animali di cui parla Alessandra, e sono i primi a darsi coraggiosamente da fare per cercare di cambiare questo stato di cose. Mi unisco quindi alla domanda di Alessandra: “l’essere vittime secolari di ingiustizie e prevaricazioni giustifica forse l’applicazione di quelle medesime ingiustizie e prevaricazioni a chi è ancora più debole e indifeso? Non dovrebbe essere invece la molla per un radicale cambiamento di prospettiva e di atteggiamento, tale da giustificare la qualifica di “sapiens” che ci siamo attribuiti?”

  14. Gabri ha detto:

    benissimo grazie a tutti voi per avermi fatto capire che in quanto donna del Sud sono una lodevole “eccezione” smarrita in un mare di indifferenza e ostilità…grazie per l’illuminazione…Asinus Novus ha appena perso vari lettori del Sud, scusate abbiamo una Weltanschauung ditruttiva ed è per questo che io come tanti non riesco ad elevarmi allo stato di Homo “sapiens”… 😀 Adieu

    @devetag la risposta alla domanda la trovi nei commenti…

    • devetag ha detto:

      Gentile Gabri, e la risposta quale sarebbe, scusi? Questa qui, forse?

      “Io sono del Sud ma non le permetto assolutamente di stabilire se sono l’eccezione e qual è la norma al Sud perchè non ne ha le competenze, come tendenzialmente non le ha nessuno se non Dio”

      In altre parole, se ho ben capito la sua obiezione, parlare del Sud e denunciarne alcuni vizi, in termini – lo ripeto per l’ennesima volta – di norme culturali e non certo di supposti e del tutto immaginari caratteri antropologici o tratti lombrosiani, sarebbe in buona sostanza vietato a chiunque. Non solo Alessandra non avrebbe le competenze per parlarne, ma se ben capisco, nessun altro: sociologi, antropologi, scienziati, filosofi, storici, giornalisti, scrittori, ecc. possono occuparsi di tutto tranne che del Sud, terra su cui solo Dio avrebbe i titoli per esprimersi. Anche queste stime sul randagismo, quindi, se ben intendo il suo pensiero, non essendo elaborate da Dio in persona ma da un ben più prosaico e fallibile Ministero della salute (http://www.corriere.it/animali/09_giugno_24/scheda_randagismo_dati_lav_54b3b6be-60d8-11de-9ec2-00144f02aabc.shtml) sarebbero materiale falso e tendenzioso da non considerare.

      Non credo che la sua frase meriti ulteriori commenti perché si commenta già benissimo da sola. Quanto ai lettori del Sud che perderemo, credo che lei abbia un’opinione alquanto errata dell’intelligenza dei suoi conterranei. Di sicuro perderemo lei, Gabri, il che, se mi consente l’opinione poco lusinghiera, può anche non essere necessariamente un male per noi.

    • danicla ha detto:

      e’ la solita manfrina :guai a discutere dell’immobilismo del sud.se e’ la gente del posto a lagnarsene,allora viene considerato legittimo,ma guai se l’analisi-obbiettiva,corretta e anche rammaricata(viste le origini dell’autrice,come le mie del resto)viene “da fuori”.all’ora si inneggia la vecchio e reiterato fantasma del razzismo,la lega..le colpe del nord..etc etc..
      mai che io legga come in risposta una serena e severa autocritica.il vittimismo che si trasforma in diritto alla cattiveria e’ una caratteristica che ho conosciuto solo al sud…e che ancora adesso mi porta ad accusarlo,in primis e a vergognarmene poi.

  15. Gabri ha detto:

    @devetag vabbè neanche la parola “addio” è stata recepita…maledetti avvisi e-mail…
    faccio il copia incolla.
    Che bello che nel 2012 ci sia ancora qualcuno come lei che pensa che essere nati in un determinato luogo possa essere rappresentativo di una qualche cultura predeterminata…ah e che pensa che una statistica sul randagismo possa essere la giustifica per dei discorsi ideologici razzisti e mal celati…ah che bei momenti 😀

    Peccato io pensavo che facessimo tutti parte della stessa umanità ma anche su questo mi sbagliavo…:D

    Dovevo capirlo che al Sud c’era una Weltanschauung distruttiva ed era contro quella che dovevo combattere…ma perchè dico perchè non l’ho capito prima!! perchè?!

    questa è la copia della risposta:
    io non giustifico nulla, ma parto dal presupposto che “lo stato di fatto” di cui parla…non sia tale…forse così ci capiamo meglio…non esiste un luogo in cui le persone sono più civili di altre, non esistono tipi antropologici più o meno portati per la violenza, non esiste un tipo antropologico del “sud” come non esiste un tipo antropologico del “Nord”. Esistono problemi morali dell’umanità intera, ed esistono problemi strutturali nelle società, questo può portare a degli atteggiamenti in determinati luoghi e contesti. Quando sarà in grado di spiegarmi i motivi dei genocidi effettuati nell’ambito delle società gerarchizzate oppure di spiegarmi la differenza antropologica tra un mattatoio e la pulizia etnica dei marginalizzati che si effettua in tutti i paesi civili allora forse potremo parlare….

    Adesso potrete continuare ad autoelogiarvi, vi ho salutato e gentilemente me ne vado 😀

    Tanto..e lo ripeto, finchè nell’ambito dell’antispecismo ci sarà ancora il razzismo ci sarà ben poco da fare sia per gli animali che per le persone…

  16. Gabri ha detto:

    ma una domandina mi sorge spontanea…visto che al Sud c’è una percentuale statistica maggiore di infiltrazione mafiosa…non è che per caso ci fosse pure una Weltanschauung mafiosa?? ahahaah scusate avevo salutato e invece sono ritornata…non lo faccio più giuro non lo faccio più 😀

    • devetag ha detto:

      Brutte le statistiche, vero? Soprattutto quando ci dicono cose che non ci piacciono e che preferiremmo non vedere. La saluto per davvero, questa volta. I suoi ultimi commenti mi hanno fatto chiaramente capire che sto perdendo il mio tempo.

  17. rita ha detto:

    Cara Gabri, ma certo che nascere in un determinato luogo favorisce il formarsi di una determinata cultura e non di un’altra. Questo è innegabile. Non mi vorrà mica far credere che nascere in un paese in cui la cultura di base è quella dell’estremismo islamico (per fare un esempio) sia la stessa cosa che nascere in Svezia? Non è così.
    I Rom (alcune etnie almeno) mandano i loro bambini a chiedere l’elemosina e a pulire i vetri, invece di mandarli a scuola; quindi per un bimbo nascere in Italia da una famiglia di origine italiana anziché nascere presso una famiglia rom nomade, la differenza c’è eccome. Si tratta di culture diverse. Però attenzione, qui non si sta affermando che tutti i rom allora per questo devono essere cacciati via o discriminati. Sono esseri umani anche loro in effetti, tali e quali a me e dovrebbero avere i miei stessi diritti. Negare le differenze culturali però sarebbe assurdo.
    Uno svedese assimilerà la cultura del luogo in cui nasce (che è il risultato di stratificazioni secolari), così come un senegalese la propria. Affermare ciò non è razzismo, significa semplicemente rilevare differenze culturali. Altrimenti, mi scusi, per quale motivo esisterebbe una materia come antropologia culturale?
    Lei mi pare un po’ confusa in questo. Poi che facciamo parte della stessa umanità è tautologico. Siamo tutti esseri umani e dovremmo avere tutti gli stessi diritti, come ho detto sopra.
    Riconoscere le varie differenze culturali – così come le differenze tra specie – non significa parlare di superiorità o inferiorità di un paese rispetto ad un altro – o di una specie rispetto ad un’altra – e quindi essere razzisti.
    Mica abbiamo detto che poiché al sud i dati ci dicono che gli animali vengono trattati peggio allora vi dovrebbero venire tolti dei diritti. Anzi, ci siamo domandati perché e come fare per risolvere questa problematica. Nessuno qui ha inteso voler discriminare il sud. Tanto più che la stessa Alessandra è originaria del sud.
    Come mai gli Svedesi o gli Inglesi tengono le loro città pulite e noi no? Questione di educazione civica, appresa culturalmente. Lo Svedese in questo è diverso dall’Italiano medio? Sì. Cosa c’è di razzista nell’affermare una differenza culturale? Anche le differenze culinarie sono differenze culturali. Non vorremmo mica dire che poiché siamo tutti esseri umani allora mangiamo tutti le stesse cose?
    Perché continua a dire che in un sito antispecista non si dovrebbe parlare di differenze culturali? Allora dovremmo negare anche quelle tra specie? Lei allora non ha chiaro nemmeno il concetto di antispecismo. Essere tutti uguali nelle diversità significa che nessuna specie (o etnia) dovrebbe arrogarsi il diritto di sfruttare le altre perché ritenute inferiori o utili in qualche modo a mantenere determinati privilegi della specie di appartenenza.
    Guardi, ho scritto in un linguaggio semplice e chiaro. Non mi dica ancora che non ha capito. Perché allora significa che non VUOL capire!

  18. Gabri ha detto:

    sì non capisco sempre perchè…sono del Sud 😀 e poi forse non avrò studiato quanto lei 😀 aggiungiamo anche il classismo su su che mi piace questa storia!

    Allora visto che sono confusa le spiego cosa intendo io per razzismo e anzi vi cito un libro che avete recensito in questo spazio

    nel caso della “razza” (e dei suoi sostituti funzionali: “etnia”, “cultura”, ecc.), i tratti istituiti come razziali o comunque come tipici di un certo gruppo umano, BEN LUNGI DALL’ESSERE CONSIDERATI COME PECULIARITA’ INDIVIDUALI FRA TANTE, sono adoperati come dei “marchi”. E questi contrassegni a loro volta sono intesi come manifestazioni esteriori dell’essenza o della sostanza di una categoria globale-la “razza”, l'”etnia” o anche la cultura-alla quale gli individui a tal punto apparterrebbero da esserne determinati nei caratteri morali e comportamentali, anzi da non essere più individui o persone, ma tipi, rappresentanti di quella categoria.

    A.Rivera, La Bella, la Bestia e l’Umano

    Come mai gli svedesi e i danesi fanno sesso con gli animali e hanno delle città più pulite? forse perchè hanno una storia differente ma non sono razze, etnie, o individui differenti…c’è una bella differenza.

    Affermare che al Sud ci siano poche lodevoli eccezioni che si occupano degli animali in un ambiente ostile, significa affermare senza ombra di dubbio che è provabile, ma purtroppo qualche statistica non incrociata e la mancanza di una ricerca qualitativa evidenziano il fatto che per ora non è stato provato e che quindi il ragionamento è viziato.

    L’esempio del randagismo potrebbe ad esempio essere osservato da una prospettiva completamente opposta, visto che la maggior parte dei canili sono lager e che molte persone non hanno il cuore di uccidere quegli animali nessuna persona che io conosca porterebbe un cane in un canile, solo perchè per strada (viste le condizioni) almeno sopravvivono, a Siena c’è il palio, a Sacile c’è la sagra, in Danimarca si può fare sesso con un cane, nell’umanità intera c’è una Weltanschauung distruttiva probabilmente, ma questo non significa che se dovessi studiare i nomadi potrei mai permettermi di parlare di una Weltanschauung che appartiene alla loro “cultura” in quanto rom.

    C’è una differenza tra l’osservare i dati e cercare di comprenderli e il prendere i dati e utilizzarli in maniera superficiale, cioè qui non stiamo facendo osservazioni antropologiche e nemmeno sociologiche, si scrive per sentito dire e per l’osservazione di qualche dato statistico basato su quello che voi considerate “norma”. Ovviamente c’è più randagismo, ma questo dato per me non significa nulla forse per chi vive in un luogo in cui non ci sono randagi può significare mancanza di tutela nei confronti degli animali, ma lo sguardo che osserva dovrebbe sempre ricordarsi di attraversare l’alterità invece di giudicarla.

    Il semplice fatto che io non sia una lodevole eccezione dovrebbe farvi riflettere…quanti di voi adottano e conoscono persone che si organizzano per strada per adottare e dare cibo ai cani e ai gatti? probabilmente nessuno perchè probabilmente voi non avete questo problema, ma nonostante questo non mi permetterei di parlare della vostra Weltanschauung perchè dimenticando i fattori, storici, sociali, contingenti e anche culturali sarebbe semplicemente un giudizio effimero.

    Non nascondiamoci dientro a un dito:

    “Non entro nel merito di una questione così ampia, ma mi limito a constatare che in effetti tutti questi luoghi geografici hanno un tratto in comune — una (non)considerazione dell’animale che a me personalmente fa orrore.”

    Questa non considerazione….è un problema umano non di questi luoghi! e questo non significa negare che accadano cose orribili, come non significa giustificarle, significa sapere che facciamo parte del genere umano e che ogni accadimento va studiato in quanto tale!
    Perchè in questi luoghi avrebbe potuto trovare anche estremi atti d’amore nei confronti degli animali proprio perchè questi luoghi sono popolati da individui e non da “culture”, “razze” o “etnie”

    Insomma finchè continuerete a pensare che qui ci sia una cultura differente dalla vostra qui al Sud (che poi anche Sud non significa nulla…ma tralasciamo) e che per questo ci sono solo delle lodevoli eccezioni nel panorama del Sud vi state inscrivendo forse anche inconsapevolmente in un panorama….che non ha proprio nulla di paritario e quindi non continuiamo a dire che era solo un’osservazione, perchè basta semplicemente rileggere l’articolo e anche i commenti connessi.

  19. Gabri ha detto:

    nella fretta ho dimenticato la punteggiatura non fateci caso 🙂

  20. Gabri ha detto:

    Mi ero persa questa chicca…visto che ho amiche svedesi e inglesi vissute in Italia ahahahah

    “Come mai gli Svedesi o gli Inglesi tengono le loro città pulite e noi no? Questione di educazione civica, appresa culturalmente. Lo Svedese in questo è diverso dall’Italiano medio? Sì. Cosa c’è di razzista”

    Lo svedese in quanto tale non esiste! ahahahhah esistono luoghi in cui le regole possono essere più o meno accettate esistono luoghi in cui c’è il welfare altri meno, ma le svedesi che ho conosciuto io ahahahah qui in italia non pagavano il biglietto del bus e buttavano le carte a terra….aahahahah vogliamo dire che loro non erano svedesi? e non vi dico i rom…e non sto negando il fatto che abbiamo culture diverse, ma la cultura non è mica uno stampino che ci danno alla nascita…

  21. buridana ha detto:

    Ispirandomi a Marzullo, mi sono fatta una domanda e mi sono anche data una risposta.
    La domanda era: “Ma io devo sempre essere educata, gentile e tollerante quando vengo attaccata dopo essere stata fraintesa”?
    La risposta è: “NO”.
    Ora, alla fine del mio scrittarello ho detto precisamente:
    «Che stia veramente in un sentire comune di regioni un tempo unite da un’identica visione del mondo — estranea sia al pre-cristianesimo sia al monoteismo islamico? Se così fosse (come da tempo sospetto) occorrerebbe interrogarsi a fondo sulle radici di una Weltanschauung distruttiva che è evidentemente riuscita a plasmare un nuovo tipo antropologico, in grado di trasmettere i propri caratteri a intere popolazioni, generazione dopo generazione.»
    Che, tradotto per chi l’italiano evidentemente non lo vuol proprio capire, significa: esiste una visione del mondo estranea sia al pre-cristianesimo sia al monoteismo islamico, ed è quella del cattolicesimo; cattolicesimo che contempla una precisa inferiorità ontologica dell’animale e del non-umano in genere rispetto all’umano; inferiorità ontologica affermata nei fatti col considerare l’animale e in genere il non-umano come un semplice oggetto; oggetto che viene usato e abusato più largamente in Spagna e nel Meridione d’Italia rispetto ad altri paesi ed altre regioni. Tutto ciò mi legittima a interrogarmi sul perché il cattolicesimo distorto dalla superstizione e dalla credulità popolare sia riuscito a plasmare un tipo di atteggiamento nei confronti dell’animale e del non-umano in genere? Sì.
    Il punto del discorso era questo e soltanto questo. Gabri non l’ha colto: per superficialità? per ignoranza? perché non è andata oltre le prime righe? Non lo so e a questo punto neanche m’interessa saperlo. Fatti suoi. Però non venga qui a cercare di dimostrare il contrario, mettendomi in bocca quello che assolutamente non ho detto né inteso dire.
    Dopodiché, Gabri non vive al Sud. Vive nel paese dei Puffi. Evidentemente non è al corrente di cose come cani e gatti presi a sassate, uccellini catturati e abbandonati con le zampine legate a morire di fame o preda di altri animali, cani e gatti con le ossa frantumate a bastonate, bruciati vivi, sepolti vivi, accecati, gettati in mare con le zampe legate, precipitati dalle scogliere, usati come bersaglio per il tiro a segno, gettati ai cani da combattimento per eccitarne la ferocia eccetera eccetera. E siccome vive nel paese dei Puffi, crede che il randagismo sia una pietosa dimostrazione del buon cuore di tante anime sensibili, che mai si azzarderebbero ad abbandonare queste creature in quei luoghi orrendi che sono i canili. Perché naturalmente nel paese dei Puffi si ignora la barbara pratica della sterilizzazione.
    Ma mi faccia il pacere — diceva quel grande che era Totò (gira in rete una bellissima intervista in cui il Principe parla di randagi e canili, è del 1961 o ’62, mi pare. Vada a guardarsela).

    a.c.

    • danicla ha detto:

      la cosa curiosa e’ che chi ha questi attacchi d’isteria vittimistica,poi riempie fb di appelli di animali in condizioni da delirio,per i quali si cercano adozioni”rigorosamente” al nord(viaggio a carico dell’adottante),e nessuno,dico nessuno vuole mettere il dito nella piaga.
      allora,mi dico io,non e’ solo vittimismo..riflettendoci,e’ questa e’ malafede!

  22. Gabri ha detto:

    Alessandra…forse abbiamo finito evvai…io continuo a sostenere che lei sia una razzista e lei continui a pensare quello che vuole di me 🙂 assafà diremmo a Napoli, però prima di comprendere se certi atti siano civili o meno (ovviamente usando una terminologia che la esime dall’essere tacciata di razzismo così chiaramente…perchè siamo politically correct) la invito a venire da queste parti se vuole la ospito gratuitamente e insieme andiamo a vedere quanto è facile sterilizzare i cani….cosa che provo a fare da quando avevo 15 anni e poi vediamo se è un problema culturale…o differente signò…ah e poi sempre quando siamo qui proviamo insieme anche a dare cure agli immigrati e ai contadini analfabeti e proviamo pure a risolvere il problema dei roghi tossici notturni…tanto è tutta una questione culturale con un po’ di purghe forse lo risolviamo 😉

    • buridana ha detto:

      Sì, abbiamo finito. Lei continua a spostare il discorso e a non prendere minimamente in considerazione il punto nodale del mio intervento. E’ come voler giocare a poker con uno che crede di giocare a tennis. Contenta Lei…

  23. rita ha detto:

    Gabri, si rende conto che qui l’unica ad aver usato il termine “razza” è stata lei? Sintomatico, non trova? Io ho parlato di differenze culturali e di etnia. Etnia e razza non sono la stessa cosa, non sono affatto sinonimi, checché ne pensi A. Rivera.
    Per etnia si intende una popolazione che condivide la medesima storia, cultura, tradizioni. Per razza ci si riferisce invece ad attributi fisici e genetici.
    Se io dico che al sud ci sono differenze culturali non intendo affatto dire che siamo due razze distinte. Chiaro?
    Inoltre, cosa c’entra il classismo, scusi? Perché attribuisce all’interlocutrice di turno pensieri o attributi che le non sono propri? Mi scusi, ma qui siamo state tacciate di essere razziste e classiste. Bene, allora sa che le dico? Che lei è venuta qui a leggere in maniera prevenuta. Perché anche dopo che le abbiamo ampliamente spiegato il senso dell’articolo ha continuato ad voler vedere del marcio dove non ce n’è. Si chiama pregiudizio, il suo.
    In merito alle sue considerazioni sul randagismo avrei qualche obiezione: innanzitutto il randagismo è un fenomeno causato essenzialmente da due fattori (che poi può essere riconducibile in sostanza ad uno): l’abbandono e la non sterilizzazione. Quindi che sia un atto di carità di persone che non vogliono mandare i cani nei canili mi sembra un’ipotesi un po’ azzardata; che poi ci siano persone gentili e volenterose disposte a nutrire schiere di cani e gatti randagi questo non lo metto in dubbio, ma non scambiamo l’effetto con la causa. A Roma anche ci sono gatti randagi, ma in colonie gestite da volontari in cui vengono attuati piani per la sterilizzazione. E guardi che la sterilizzazione è difficile anche qui. Viene fatta perlopiù da volontari perché la Asl spesso non interviene come dovrebbe, o ha tempi troppo lunghi che non coincidono con le reali necessità.
    E certamente pure nel resto d’Italia vengono commesse un’infinità di crudeltà nei confronti degli animali e c’è la cosiddetta “violenza istituzionalizzata” (sagre, palii, circhi ecc.); nel mio primo commento infatti ho anche scritto che in quanto allo sfruttamento per cibo, vestiti ecc., la situazione è la stessa: allevamenti e mattatoi ce ne sono tanti al sud quanti al nord.

    Ci sono però dei dati statistici che ci dicono che al sud, oltre al fenomeno del randagismo è molto diffusa anche la zoomafia, ad esempio. Metto al link al documento redatto dalla LAV. Vedrà che i dati mostrano quanto sia più diffusa al sud.

    Fai clic per accedere a 38293_zoomafia2011.pdf

    Ovviamente parlando di zoomafia si rientra nel fenomeno più ampio della mafia e quindi si va un po’ fuori tema rispetto al nocciolo della questione posta da Alessandra, alla quale lei, peraltro, non ha però ancora dato la giusta attenzione, troppo intenta com’era a parlare di razzismo e classismo.
    Insomma, mi dica lei perché gli episodi di violenza verso gli animali (e non parlo della “violenza istituzionalizzata” quale quella dei macelli, saghe, palii ecc.) sono più frequenti al sud che nel resto d’Italia? Perché evidentemente c’è una diversa considerazione di essi e può essere – e in effetti era una domanda, un voler indurre a riflettere – che sia frutto di una certa visione del mondo derivata dal cattolicesimo. Una visione che si è ormai sedimentata con altri aspetti culturali e difficile da identificare o isolare, ma certamente ravvisabile.
    Su questo si può e si sarebbe dovuto discutere sin dall’inizio. Tutto il resto l’ha voluto aggiungere lei ed è stato una perdita di tempo per tutti.