Lettera aperta agli animalisti
dalla Redazione
Cari animalisti,
un sentimento di urgenza e necessità mi spinge a scrivervi questa lettera perché anche io, come voi, non desidero altro che la fine dello sfruttamento di tutti gli animali, tra i quali includo anche me stessa e voi, sì voi, noi, costretti talvolta in gabbie mentali non meno anguste di quelle reali che vorremmo aprire. La necessità di parlarvi a cuore aperto mi urge già da un po’, ma è in particolare dopo lo spettacolo indegno cui mi è capitato di assistere in questi giorni che ho deciso essere non più procrastinabile. Mi riferisco alla maniera con cui alcuni di voi hanno accolto la notizia della morte di Rita Levi Montalcini, nota premio Nobel, ma anche, ahimé, sostenitrice ed ella stessa dedita all’orrenda e barbara pratica della sperimentazione animale e, proprio per questo, apostrofata post-mortem con epiteti ed espressioni che credo sia superfluo riportare. Qui basterà dire che in molte pagine animaliste si sono lette frasi di giubilo per la sua morte accompagnate dall’augurio di trascorrere, in un presunto ed indimostrabile aldilà infernale, un’eternità di atroci torture, le stesse che ella ha praticato su animali indifesi nel nome della scienza.
Purtroppo il caso della Montalcini non è stato affatto un’eccezione, capita spesso infatti di leggere auguri di morte a cacciatori, ricercatori, macellai, allevatori, carnivori, ecc., tavolta accompagnati da espressioni che rilevano il paradosso della gabbia specista dalla quale noi stessi animalisti vorremmo liberarci o, anche, da espressioni palesemente sessiste. Riporterò, giusto per far capire cosa intendo, un paio di esempi: “sei una troia” – rivolto a donne che indossano pellicce – o “il vero maiale sei tu” – indirizzato a chi per lavoro o per diletto uccide gli animali. Non si capisce perché una donna che indossa una pelliccia debba essere anche una “troia“, termine che inoltre racchiude in sé molteplici intenti denigratori, anche verso quelle donne che per libera scelta si prostituiscono – attività non meno degna di altre, qualora appunto praticata nella piena autodeterminazione – o praticano una sessualità promiscua e non si capisce perché se noi tutti riteniamo gli animali non umani, compreso il maiale, esseri degnissimi e meravigliosi, dovremmo ritenere offensivo definire qualcuno per l’appunto “maiale”, così come “capra”, “asino”, “cane” ecc.. Ma, a parte queste considerazioni en passant, sulle quali comunque è bene riflettere, ciò che oggi mi preme farvi notare è l’assoluta incongruenza tra il vostro (nostro) fine di voler realizzare una società più libera e giusta, finalmente affrancata una volta per tutte da ogni manifestazione di sopraffazione e dominio dell’altro e le strategie e metodi, seppure verbali, usati da alcuni di voi che non fanno che riproporre quegli stessi schematismi di violenza che si intende combattere. L’errore non è solo di forma, ma anche di contenuto perché è nella maniera in cui la comunità ci legge e ci guarda che si decodifica questo o quell’altro messaggio. Ma, soprattutto, possibile che non capiate che offendere a destra e a manca non è di nessuna utilità agli animali rinchiusi e non fa procedere di un solo millimetro il cammino verso il traguardo della liberazione animale? Noi dobbiamo portare argomenti, pianificare strategie e metodi, non lanciarci in offese inconcludenti ed indegne di chi, come noi – specialmente di chi come noi – si batte per una nuova etica di vita che comporta il rispetto e la cura di ogni essere senziente, in un’ottica non più antropocentrica, ma biocentrica. Nelle offese e gli insulti io ci leggo non già l’impegno per cambiare la realtà, ma il fallimento, il fallimento di chi ha già chinato la testa e, rivelando il proprio stato ormai agonizzante in preda agli ultimi sussulti e sconquassi interiori, annuncia la propria resa al sistema della prevaricazione ed esclusione dell’altro, nonché il testamento di una discutibilissima visione “manichea” del mondo diviso in buoni e cattivi, dalla quale sento di volermi fortemente dissociare. Non eravate voi stessi, cari animalisti, mangiatori di carne, di pesce, di derivati animali? Non avete voi stessi indossato scarpe, acquistato borsette o altri accessori in pelle? E chissà, con i vostri acquisti, quante volte avrete rinforzato le casse delle multinazionali che sostengono e praticano la sperimentazione animale! Dunque eravate dei mostri? Qualcuno avrebbe dovuto augurare a voi la morte o gioire per essa? Eravate forse “luridi assassini” o “sporche troie”? O non piuttosto persone inconsapevoli, prese nella ragnatela di una cultura e di un sistema fortemente specisti che la nostra stessa specie, in virtù di un’errata concezione esistenziale e finanche metafisica auto-narrata ed auto-elaborata a partire da parametri rigorosamente antropocentrici, ha contribuito ad intessere restandoci anno dopo anno, secolo dopo secolo, sempre più invischiata (e spero mi si perdonerà la metafora nondimeno specista)? Dunque non capite che riproponendo verbalmente quegli stessi schemi di giudizio ed esclusione dell’altro – ora additato come il mostro di turno, ora come il nemico da combattere – non siete di alcuna utilità al movimento, ma anzi, contribuite a rafforzare il pregiudizio – errato, ma comprensibile mettendoci nei panni di chi non ha ancora elaborato una sensibilità animalista – che siamo tutti dei pazzi esaltati, violenti, estremisti, settari? Io posso comprendere la disperazione di chi sente il dolore degli animali e lo fa suo, posso capire la rabbia e la frustrazione che talvolta acceca anche me e mi rende furiosa verso chi fa del male a degli esseri indifesi, ma esso non deve durare che il lasso di un attimo, per poi subito spegnersi lasciando spazio all’alba di un nuovo giorno costruttivo a venire su cui è necessario che iniziamo seriamente a porre le basilari fondamenta. Non si può distruggere e basta, la decostruzione fine a sé stessa di uno status quo di un sistema di Potere al quale vogliamo ribellarci è deleteria quanto lo stesso. E di quale costruzione stiamo parlando se continueremo a procedere a ritmo di offese ed insulti? Davvero pensate di dare così il vostro contributo alla casa? Urlando “troia lurida assassina” con gli occhi iniettati di sangue e rabbia ed alzando lo sguardo sdegnato come se voi soli foste il lato buono dell’umanità? Da dove vi viene questa visione vetero-testamentaria occhio per occhio, dente per dente che non fa che riproporre il circolo della violenza e dell’esclusione dell’altro?
Soprattutto è ora, cari tutti animalisti, miei fratelli di lotta per la liberazione animale, che capiate che non basterà aprire tutte le gabbie, ma che dovremo far sì che esse vengano anche del tutto eliminate e che solo maturando infine una consapevolezza totalmente antispecista – e non più soltanto animalista intesa come lotta per la liberazione degli animali non umani – sarà possibile che ciò avvenga. Io qui oggi ribadisco che essere antispecisti significa appartenere a qualcosa che ci trascende tutti, cooperare per la realizzazione di un mondo nuovo in cui termini come antisessimo, antimaschilismo, antimisoginia, antirazzismo, antifascismo, antiomofobia – e anti qualsiasi discriminazione compiuta da un gruppo, etnia, singolo o specie nei confronti di un’altra/o – finanche lo stesso – paradossalmente – termine antispecismo non dovranno più avere senso. Ma, per far ciò è necessario che ci uniamo tutti nel costruire qualcosa di degno e duraturo, non già per urlare insulti a casaccio che sono come fiammate distruttive che lasciano dietro di sé solo cenere amara nella quale ogni proposito lodevole è soffocato. Basta insultare chi sfrutta gli animali! Noi dobbiamo portare argomenti e sostenerci sulla validità di essi, essere convinti della giustezza della nostra causa, non già metterci sulla difensiva erigendo barricate di odio e a combattere per mezzo di insulti ed offese.
L’offesa è l’arma di chi non sa portare argomenti e preferisce screditare l’interlocutore anziché affrontarlo coraggiosamente a viso aperto, con il sorriso sulle labbra, sempre, forte della solidità delle proprie argomentazioni.
Cari animalisti, imparate a combattere con argomenti, non già annunciando il precoce fallimento di chi agonizza sussurrando insulti ed offese che non rendono giustizia della forza del nostro movimento.
Sinceramente vostra, a voi unita per la causa della liberazione animale totale, di tutti gli animali, umani e non, vi stringo in un abbraccio fraterno, sperando che le mie parole non vi giungano soltanto come un biasimo, ma come un incitamento a migliorarci sempre.
Comments
21 Responses to “Lettera aperta agli animalisti”Trackbacks
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[…] N.b. Non lo faccio quasi mai, per non ammorbarvi e stancarvi, molte di voi già so che hanno letto questa lettera della quale condividiamo il pensiero, ma per chi non la conoscesse ne consiglio vivamente la lettura “Lettera aperta agli animalisti“. […]
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[…] ricorrono a toni deprecabili e a una certa violenza verbale (ne ho parlato in diversi articoli: qui e anche qui), toni che scaturiscono dal dolore, l’angoscia, l’impotenza, la rabbia di […]
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[…] e mai giudicandolo dall’alto di un atteggiamento supponente e sprezzante. Scrissi infatti questa lettera (sottoscritta e firmata dall’intera redazione di Asinus Novus) tempo addietro e credo che […]
C’è una parte di istinto animale anche in noi che viene assolta dalla reazione immediata dell’offesa. Contestualizzando il tutto è sapendo di cosa stiamo parlando, non credo ci sia da allarmarsi troppo per questo.
La lotta, è chiaro, si combatte con altri mezzi.
Concordo pienamente !
Hai perfettamente ragione! Mi associo pienamente al tuo bellissimo e accorato appello ad una lotta consapevole ed argomentata. Un abbraccio
Grazie. Non ho altre parole.
articolo lucido e doveroso. per prima cosa, mi permetto di segnalare a riccardo m. che pure lui, nel commento, è caduto in una sottile insidiosissima ‘trappola specista’, quando parla di ‘istinto animale’, come di una cosa negativa di per se stessa. 🙂 al di là della rispettosa provocazione, direi che un esame di coscienza, un bel respiro-conta-fino-a-dieci e una sessione di yoga o di insegnamenti zen farebbe bene a tanti animalisti e/o volontari (me compreso, si intende!). certo, vedere (in foto o dal vivo) o sentire di animali quotidianamente torturati, gettati, disperazzati, ignorati, avviliti instancabilmente e spassionatamente, può portare a livelli di esaperazione molto elevati, e la sensazione di burn out ‘brucia’ e rischia di provocare reazioni rabbiose, comprensibili, ma forse non condivisibili. mi viene in mente il bellissimo film Invictus, dove – unico tra tutti – mandela sostiene la squadra di rugby dei bianchi , i suoi ex nemici, perché capisce benissimo che è solo comprendendo i loro punti di vista e perdonando e accogliendo che riuscirà a spezzare la catena dell’odio. è difficilissimo, e non tutti siamo mandela o gandhi o simili asceti e leader carismatici per la forza del perdono (che non significa accondiscendenza o resa!), però, possiamo almeno metterceli di fronte come punto di traguardo a cui aspirare 🙂
Ahhhhh! Finalmente! Non è che mi sia disperata per la morte della Montalcini ma lo spettacolo indegno che molti animalisti hanno dato di loro stessi mi ha lasciata davvero senza parole… E questo è solo uno dei tanti, troppi episodi di pericolosa intolleranza che si stanno verificando non solo verso chi non appartiene al movimento ma anche all’interno dello stesso movimento animalista. Da anni mi batto per i diritti degli animali e non solo, io mi batto per la giustizia, per la parità e lo faccio tutti i giorni non solo alle manifestazioni. Queste esternazioni puerili sgretolano la credibilità e il riaperto acquisito dagli attivisti in anni di lotte.
Finalmente, ecco l’articolo che avrei voluto scrivere io! Complimenti! Anch’io, nel mio blog, scrissi un post “Sono contro la caccia ma..” e sul web ricevetti molti insulti. Bravissima!
Ho condiviso il tuo post sul mio blog e sulla mia pagina FB
la violenza fisica o verbale genera altra violenza ,non è con la rabbia con la violenza che cambiera questo mondo anzi otterremo l esatto contrario concordo con quello che hai scritto
Grazie a tutti. Fa piacere sapere che ci sono anche tanti animalisti con la testa sulle spalle. Restiamo uniti e costruttivi. 🙂
Bellissima lettera, riflessione perfetta che si può applicare ad altre molte spiacevoli situazioni nelle quali, appunto, un modo becero di esternare la rabbia che proviamo, in quando “dalla parte dei diritti animali”, verso chi fa loro del male, ci ha fatto miseramente rotolare verso la parte del torto. Personalmente, appresa la notizia, io l’ho postata sul gruppo locale: “Ci ha lasciato Rita levi Montalcini, donna poliedrica, nata in anni lontani, mai evoluta nelle sue ricerche verso i metodi non cruenti…….” e ho concluso….. ” Spero tanto che, dall’alto o dal basso, comunque dall’aldilà, dall’altrove, possa vedere ciò che ha consentito e come può, ponga rimedio! Forza Rita, provaci….”
io ti stimo, l’avrei scritto molto molto meno bene, ma la sostanza del pensiero è questa.
mi permetto di condividere il tuo post, grazie per averlo scritto.
Queste sono anche le mie considerazioni personali, ritengo che per salire di un gradino la scala evolutiva l’uomo debba armarsi della consapevolezza di abbandonare atteggiamenti aggressivi e di sfida favorendo l’uso del linguaggio in maniera appropriata, per convincere e non per offendere, arrivando a tollerare l’ignoranza (dal verbo ignorare) dell’altro, in favore di un corretto scambio di informazione. Grazie di questo bellissimo articolo!
Vi ringrazio a tutti per i complimenti, fa piacere avere un certo riscontro, ci terrei però a specificare che la lettera è il frutto di una collaborazione cui ha partecipato la redazione tutta, soprattutto a livello di riflessioni, quindi non ringraziate solo me, anche perché sennò arrossisco. 😉
giustissimo,,,,,ma a volte certe frasi vengono fuori sole e questo dovuto alla rabbia di tante cattiverie a questi animali,non uso parolacce nei commenti ma frasi molto dure e per quanto riguarda la Montalcini sinceramente che è morta non mi dispiace e ho detto e ribadisco che è vissuta pure troppo
Concordo anche qui ! OK meglio non lasciarsi andare a linguaggio scurrile e auguri di morte (comprensibili se visti come reazione a caldo però) , ma sinceramente non lo vedo come un grosso problema. Le offese alla Montalcini ? Poco in confronto alle lodi sperticate per un “Nobel” un pò discusso…..conferito grazie a una nota big farma, non dimentichiamocelo
La redazione, mi si passi il termine, “sta dando le perle ai porci”. Molti animalisti sono tali più per sentimento che per ragione, a differenza degli autori del sito che hanno fomazione filosofica
mi sfugge il senso di questa osservazione Francesco S. potresti spiegarti?