Recensione a “Note per una metamorfosi” di Enrico Giannetto

di Leonardo Caffo

uscita per Mangialibri

Chi conosce Kafka sa quanto può essere terribile un risveglio. Chi non lo conosce, invece, un po’ si stupirà nel leggere: “il risveglio di quella mattina d’agosto mi mise di fronte alla miserevole e tremenda realtà”. Chi apprezza lo scrittore boemo, inoltre, sa che bisogna guardare con un certo rispetto anche ad uno scarafaggio, ma questa volta anche chi ha letto Kafka non potrà non rimanere stranito dal fatto che il risveglio mostruoso a cui si allude è tale proprio perché si è umani, perché si è ancora imbrigliati in “quella specie mostruosa che è l’umanità”. Ma cosa avrebbe di tanto terribile l’umano, autore delle mirabili sorti e progressive? Beh, dipende da che prospettiva siamo in grado di osservare proprio questo (presunto?) progresso. Leggendo Nietzsche e Schopenauer si ha l’impressione di essere intrappolati in un grande autoinganno: la volontà di potenza umana ha sotterrato la morte ed il dolore su cui abbiamo edificato il nostro futuro; cultura e civiltà fanno rima con violenza e gerarchia. Lo smog copre le stelle, e le luci artificiali si sostituiscono anche alla legge morale, ora che il cielo rimane nient’altro che un tetto del grattacielo capitalista e gli animali, proprio quelli che popolavano le metamorfosi kafkiane, svaniscono in ricordi lontani: si fanno pet (animali domestici) o carne da mangiare (animali da reddito), diventano divertimento (nei circhi) o fonte di sapere – per coloro che preferiscono sperare di poter salvare un uomo, sacrificando sotto il peso del ferro milioni di anime. E allora le metamorfosi diventano non più distopia per ragionare sui limiti dell’umano, ma utopia per trascenderne i confini: la natura viva e selvaggia squarcia un marciapiede cittadino e rompe il grigiore. Tutto si azzera e si rivedono ancora le stelle, le mani si fanno zampe e la mia bistecca acquista un volto…
Via di mezzo tra saggio e racconto, il volume di Giannetto, minuscolo “artiglio” per graffiare il muro della violenza, si caratterizza come punto di incontro tra la riflessione filosofica dell’antispecismo, una rilettura della scienza in chiave non antropocentrica (l’autore è un noto fisico dell’università di Bergamo) e un manifesto speranzoso per un’auspicata e necessaria metamorfosi: quella che terrorizzava Gregor Samsa, angoscioso nella sua posizione eretta, diventa invece il punto di partenza per una liberazione del vivente dal peso oppressivo dell’umano che ha dimenticato la sua natura animale. Stretta e asfissiante la morte degli animali grida aiuto. La vita si fa uno col tutto, e quella mattina d’Agosto – così devastante per Giannetto – diviene il primo segnale che qualcosa può cambiare e che nulla è per sempre, neanche noi.

Comments
One Response to “Recensione a “Note per una metamorfosi” di Enrico Giannetto”
  1. pasquale75321 ha detto:

    Alzarsi una mattina, guardarsi allo specchio e accorgersi di appartenere a un aborto dell’evoluzione, una rosa blu o…
    Mi piace questa recensione a Giannetto.

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