“Parte in causa”: Associazione Radicale Antispecista – prima assemblea e comunicato stampa
Costituzione Associazione Radicale Antispecista “Parte in causa”.
Sono stati eletti:
Segretario: Maria Giovanna Devetag
Presidente: Francesco Pullia
Presidente onorario: Elisabetta Zamparutti
Tesoriere: Gabriele Ceccarelli
Una nuova associazione è entrata a far parte della galassia radicale.
Nel corso di una partecipata riunione svoltasi all’Ergife, in concomitanza con il congresso di Radicali italiani, si è costituita “Parte in causa, associazione radicale antispecista”.
Segretaria è stata eletta Maria Giovanna Devetag mentre presidente è Francesco Pullia e tesoriere Gabriele Ceccarelli. L’assemblea ha conferito all’unanimità la presidenza onoraria all’on. Elisabetta Zamparutti per il suo attento e costante impegno animalista in sede parlamentare.
Nel ricco e appassionato dibattito, mandato in onda in diretta da Liberi tv e interamente registrato da Radioradicale, sono intervenuti, tra gli altri, oltre ad esponenti di associazioni animaliste, di “Rientro dolce” e di “Certi Diritti”, anche René Andreani, il filosofo Leonardo Caffo, i proff. Carlo Consiglio e Bruno Fedi, Sergio D’Elia, Bruno Mellano, Marco Perduca, Gianfranco Spadaccia, Elisabetta Zamparutti. E’ stata anche ricordata la figura di Adele Faccio di cui l’associazione intende continuare l’impegno animalista ante litteram.
Nella mozione generale approvata si stabilisce di:
– sollecitare, in modo costruttivo e propositivo, il movimento radicale a non smarrire il proprio patrimonio nonviolento, conquistato e arricchito da lunghi anni di tenaci e incisive lotte per la vita del diritto e il diritto alla vita;
– promuovere e favorire, in tutte le sedi che si riterranno opportune e attenendosi rigorosamente agli strumenti della metodologia nonviolenta, iniziative volte allo smantellamento e all’oltrepassamento di qualsiasi barriera morale di specie;
– adoperarsi affinché in Parlamento ci si attivi per assicurare, con appositi provvedimenti, adeguato sostegno ad una ricerca scientifica che non preveda alcuna violenza nei confronti di altre specie animali; ai circhi che hanno deliberatamente scelto di non ricorrere all’utilizzo di animali; ad un’informazione adeguata sulle terapie che non prevedono test animali;
– adoperarsi affinché in Parlamento si varino misure che, come accade nella maggior parte dei paesi europei, assicurino adeguate possibilità di scelta alimentare nei luoghi pubblici a chi nel nostro paese, mosso da motivazioni etiche e non soltanto, ha optato per un regime alimentare vegetariano e vegano;
– verificare, in raccordo con le associazioni animaliste e le forze politiche che vorranno garantire il loro apporto, le condizioni per una campagna referendaria contro la caccia e il porto d’armi.
Evviva!
scusate, ma a me sembrano propositi protezionisti, e di basso profilo. La LAV mi sembra più radicale (scusate il gioco di parole). Quello che noto, e che secondo me è profondamente sbagliato, e dannoso (se non fosse che il partito radicale, per fortuna, non conta nulla, e spero si estingua presto, personalmente), è che ogni richiesta, ogni principio qui espresso non è mai espresso in forma di abolizione di qualche pratica, ma sempre in forma di “promozione” dell’alternativa. Quindi, non si parla di abolizione della vivisezione ma di promozione dei metodi alternativi (cosa che a parole peraltro già fanno quasi tutti, compresi quelli che sono a favore delal vivisezione); non si parla di abolizione degli allevamenti, ma di promozione del veganismo (anzi, meno: di tolleranza, cosa giusta, per carità); non si parla neppure di abolizione dei circhi con animali, che sarebbe una cosa minima, sostenuta persino dalla maggioranza della popolazione, o almeno di abolizione dei sussidi statali, ma di incentivi ai circhi senza animali. Eppure, se non sbaglio, alcune delle persone che vi partecipano mi sembravano avere le idee chiare su questa differenza fra due impostazioni, e mi riferisco a Leonardo e a Maria Giovanna. Secondo me è un punto importante: chi fa rivendicazioni in questi termini dovrebbe essere l’istituzione che, da noi sollecitata, cerca di concedere qualcosina. Ma se già la nostra richiesta è questa, siamo fritti. Le persone pensano: che cosa vogliono gli animalisti?
Marco, ti faccio una domanda sola. Secondo te noi avremmo voluto questo o quello che dici tu? Hai sentito il mio discorso?
Quando si esce dalla stanza della filosofia, e si entra nello squallido torpore della politica gretta, si può solo mediare.
E ti assicuro che le cose che abbiamo chiesto, sono state talmente radicali, che le hanno bocciate.
Per cui, a me piace discutere di tutto, ma non venirmi a dire certe cose (te lo chiedo in rispetto di un’amicizia che ci ha uniti): è stato già abbastanza doloroso per me sentire parlare di animali come oggetti da chi si vanta di volerli liberare.
Sto provando a fare qualcosa per loro anche in quest senso, e non so manco se continuerò.
Non dico supporto, ma almeno rispetto.
Caro Marco, credo che il tuo oltranzismo si riveli il migliore alleato di chi sta dall’altra parte della barricata. Al di là delle tue simpatie o antipatie politiche, che trovo del tutto ininfluenti ma che purtroppo pregiudicano aprioristicamente il tuo giudizio, mi permetto, con fermezza ma anche con molta umiltà, di invitarti a documentarti meglio sulla storia radicale, sui cambiamenti verificatisi, ahinoi, nell’ultimo decennio rispetto a una linea originaria dichiaratamente nonviolenta espressa ad es. da un’esponente come Adele Faccio e, consentimelo, sulla battaglia condotta dal sottoscritto all’interno del mondo radicale culminata con la propria estromissione dalla direzione nazionale. Estromissione che Leonardo, Marco (Maurizi), la stessa Maria Giovanna e chi mi è stato più vicino sa perfettamente quanta sofferenza mi abbia arrecato. Preciso: una sofferenza dovuta alla constatazione che il soggetto Radicali italiani sta precipitando verso una china, o deriva se più ti piace, coscioniana, ben distante dalla nonviolenza che avrebbe dovuto davvero contrassegnare la linea di fondo del partito. La tue osservazioni mi ricordano il (deleterio) sessantottismo leninista, quello che nel nome del “Vogliamo tutto e subito” (un certo Nanni Balestrini…) e “Più soldi e meno lavoro” di fatto si è messo di traverso a quella ventata di cambiamento e di speranza che, invece, ci ha portato la stagione dei diritti civili assicurata a tutti (anche a te) dai radicali: dal divorzio alla legalizzazione dell’aborto, dall’obiezione di coscienza alla leva militare al voto ai diciottenni, dal nuovo diritto di famiglia alle radio libere. Forse dal tuo punto di vista tutto ciò è “piccolo borghese” eppure senza l’introduzione di questi elementi innovatori la nostra vita quotidiana sarebbe peggiore dell’attuale. Te lo posso garantire avendo vissuto in pieno quegli anni, per dirla alla Capanna, “formidabili”. E veniamo al centro della questione. Le tue constatazioni sono il riflesso condizionato, pavloviano (ma, poi, neanche tanto) di chi, appunto, voleva la rivoluzione “ora e subito”, finendo poi per garantirsi un ben remunerato presente a scapito di illusi e idealisti. La nascita della nostra associazione, anziché stigmatizzata, va salutata come un evento di enorme importanza in un partito e in un’area in cui vige il pensiero unico coscioniano della vivisezione, dell’iperscientismo asservito agli interessi delle multinazionali farmaceutiche (e non solo), in cui ancora c’è qualcuno parla del legame tra leone e domatore nei circhi e urla la non esistenza di diritti animali. Un evento mal digerito in casa radicale a giudicare da quanto è accaduto al congresso ma proprio per questo improcrastinabile. Prima di emettere avventatamente sentenze khomeiniste, sarebbe meglio riflettere, documentarsi, comprendere. Ne trarrebbe giovamento la mente e si offrirebbe un apporto costruttivo all’informazione. Tra di noi non c’è nessuno che vorrebbe mantenere gli allevamenti intensivi e di certo non io che sono vegano. Ma come li aboliamo? Andando di prima mattina nei vari centri e smantellando tutto magari a colpi di molotov? Non è certo la via disfattista, tardo leninista, ad aiutare gli (altri) animali (così come non sono state le Br a fare crescere la nostra società). Anzi, grazie alla sterilità di posizioni (di comodo) fondamentaliste, continueranno a restare ingabbiati nelle Dachau dell’industria alimentare. Le scorciatoie lasciano il tempo che trovano e sin dal loro apparire sono destinate allo scacco. Una lotta dura richiede, invece, costanza, continuità, insistenza. E’ la via più difficile da perseguire ma sicuramente la più entusiasmante, nella consapevolezza di poter dare un apporto concreto al reale affrancamento delle nostre sorelle, dei nostri fratelli appartenenti ad altri generi, ad altre specie. So di non averti convinto. Non era questo, d’altronde, il mio intento, quanto quello di invitarti ad essere, prima di tutto con te stesso, maggiormente sereno. Grazie
Scusate, forse non avete ben chiaro che cosa è successo. A Marco Reggio devo spiegare alcune cose *fondamentali* per capire che cosa è successo nell’assemblea costituente. E temo di doverlo spiegare anche a Leonardo, che parla di bocciature (quali?)
1) la stragrande maggioranza degli intervenuti era stata invitata a parlare in qualità di OSPITE: tra gli ospiti c’erano, ovviamente, rappresentanti di associazioni animaliste e antispeciste, ma ANCHE numerosi rappresentanti di associazioni radicali NE’ animaliste NE’ antispeciste (Yuri Guayana è il segretario di un’associazione LGBT, Stefano Bilotti è segretario di Rientro Dolce, un’associazione che si occupa di sovrappopolazione, ecc.) Inoltre, come mi sembra logico, la gran parte di QUESTE persone (i non animalisti, per intenderci) hanno parlato sapendo poco o nulla di animalismo e tanto meno di antispecismo, e parlando quindi soprattutto di alimentazione vegetariana e argomenti indiretti (tra l’altro questo è un buon esempio del fatto che ciò che spesso emerge e viene diffuso a livello di opinione pubblica è il veganismo, non l’antispecismo; ma questo già lo sapevamo)
2) Lo STATUTO, che è la cosa in assoluto più importante perché definisce l’identità e gli obiettivi a lungo termine dell’associazione, nella sua parte sostanziale, è stata approvato INTEGRALMENTE senza che nessuno abbia proposto nemmeno uno straccio di emendamento! Riporto per brevità questa parte dello statuto:
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Scopo dell’associazione è la promozione di iniziative volte a:
a) Sostenere in tutte le sedi competenti la promulgazione e l’approvazione di leggi atte a favorire l’abolizione di ogni impiego di animali non umani a scopo scientifico, ludico ed economico (allevamenti, alimentazione, caccia, pesca, pellame e pellicce, sperimentazione animale, cosmesi, circhi, zoo, acquari, ecc.), nonché il riconoscimento del diritto fondamentale di ogni essere senziente, senza distinzione di specie, a non subire sopraffazione e violenza da parte della specie umana.
b) Sensibilizzare l’opinione pubblica in merito all’affermazione della nonviolenza in senso capitiniano, intesa come rispetto per tutte le forme di vita, piena valorizzazione di ogni essere senziente e tutela delle risorse ambientali in un’ottica non più antropocentrica ma biocentrica
c) collaborare con gli enti preposti dalle norme vigenti alla protezione degli animali ed alla difesa del patrimonio faunistico e dell’ambiente
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Se questo vi sembra welfarista…aggiungo una cosa sul punto c): è stato aggiunto prendendo a esempio lo statuto di un’altra associazione animalista semplicemente per darci la possibilità, qualora ce ne fosse l’occasione, di costituirci parte civile in qualche procedimento giudiziario su casi di maltrattamento o altro.
Aggiungo, nel caso non fosse stato chiaro: in sede costituente il documento di gran lunga più importante è lo STATUTO. E ribadisco che nessuno ha avuto da ridire su questo, tranne l’animalista che ha detto che lei non è antispecista e quindi non si iscrive. Pazienza.
Lo statuto non è stato letto semplicemente perché tutti l’avevano già letto. In effetti avremmo potuto leggerlo lo stesso pensando alla registrazione. Ci serva di lezione per le prossime volte.
2) Il documento finale approvato (quello lungo che ho letto) è la MOZIONE generale, che CAMBIA DI ANNO IN ANNO (lo statuto rimane). Mi sembra quindi ovvio che la mozione generale, che riguarda iniziative che verranno intraprese nel corso del successivo anno, non possa che essere in senso più protezionista rispetto allo statuto. Ma perché l’orizzonte della mozione è di breve periodo. Aggiungo un’ulteriore commento: la questione della s.a. non PUO’ essere affrontata con un’ottica abolizionista in ambito nazionale, ma solo internazionale (chiedere a Tettamanti per dettagli)
Quindi, francamente, non capisco a cosa si riferisca Leonardo quando parla di bocciatura di cose importanti.
giovanna scusa la sinteticità, ovviamente hai ragione, mi riferivo in modo semplicistico alla bocciatura “esterna” noi sulla sperimentazione, alla mozione insomma.
Ma invece Marco parlava della nostra associazione! Non facciamo confusione, per favore! La mozione sui metodi sostitutivi, il cui video non è ancora disponibile su Radio Radicale, è stata presentata al congresso generale dei radicali di fronte allo stato maggiore dell’Associazione Luca Coscioni! E ha perso per 15 voti! Ma possibile che non ci possa essere un minimo di attenzione nemmeno nel dare la giusta informazione e la giusta prospettiva su di un’associazione appena nata? Uccidiamo anche questa creatura nella culla, benissimo. Avanti così.
No, dobbiamo proteggerla, nutrirla ed aiutarla a crescere. 🙂
🙂
non è mia intenzione. mi impegnerò, anzi, per il contrario.
credo che dovremmo tutti avere il dovuto distacco per valutare realmente il valore di questa neonata associazione. personalmente non sono vicina ai radicali (ma anche se si fosse trattato di un partito (??) a me più vicino politicamente penserei la stessa cosa) ma vedo la nascita di questa associazione come un momento di svolta storico. eh si, perchè quando mai avremmo potuto immaginare che si potesse costituire un’associazione antispecista all’interno di un partito politico?! come dice Maria Giovanna lo statuto è fondamentale e lo statuto è rigorosamente antispecista. questo consentirà di portare avanti battaglie che fino ad oggi abbiamo fatto dall’esterno attraverso la militanza in associazioni. perchè non dare fiducia e speranza a questa iniziativa con tutti i risvolti che possono esplicitarsi? io stessa avrei voluto sprofondare durante l’assemblea costituente, mi si dilaniava il cuore a sentire tanta ignoranza e superficialità. eppure sono convinta che Francesco e Maria Giovanna riusciranno con pazienza e tenacia a portare una ventata d’aria antispecista, fresca e innovativa in un luogo così oscuro e tenebroso 😀
Perfettamente d’accordo con Babba.
Come ho scritto anche sul mio blog personale per parlare dell’associazione neonata: “… è la prima volta che nella scena politica italiana e specificamente nella galassia radicale si costituisce un’associazione propriamente antispecista, un’assoluta novità e caso unico nella storia del nostro paese.”.
A Marco Reggio vorrei dire: secondo te se proponessimo l’abolizione totale e definitiva degli allevamenti cosa ci risponderebbero? Secondo te l’umanità è pronta per una tale rivoluzione di pensiero? Non è meglio arrivarci per gradi? E prego di tener fede allo Statuto dell’associazione che si impegna a superare lo specismo.
P.S: fermo restando che, personalmente, se solo fosse possibile, abolirei domani stesso ogni forma di sfruttamento. Ma bisogna partire dall’analisi del momento storico reale attuale per capire cosa si può fare e cosa no.
Chiedere ora l’abolizione totale degli allevamenti sarebbe stato come chiedere nel medioevo di andare sulla luna.
Intanto, se volete un assaggio di ciò che ci aspetta, guardatevi la registrazione di quanto avvenuto ieri al Congresso dei Radicali con la presentazione della nostra mozione. A destra cliccate su “Lettura delle mozioni,…” e poi andate al minuto 05:38, fino al 05:57 circa:
http://www.radioradicale.it/scheda/364367
Buon divertimento 🙂
Mamma mia Giovanna, hai avuto, come dire un “battesimo” di fuoco. Ma lo sapevamo, no, che non sarebbe stato facile?
Dai, forza e coraggio!
Ho visto il video. Il mio anarchismo, che trova nell’astensionismo la sua naturale conseguenza in periodo elettorale, ne è uscito fortificato.
in sintesi, Leonardo: massimo rispetto personale, sia chiaro. Ho sentito il tuo discorso, che ho apprezzato in gran parte (non concordo per nulla sulla questione dell’altruismo, ma questo è un altro paio di maniche, ed è semplicemente una grande diversità di vedute, su cui ci sono almeno due “scuole di pensiero”). Non ne faccio una questione di volontà, il tuo intento (e credo anche di altr* che conosco meno) è chiaro: portare un tema in un ambito politico perchè ne guadagni in termini di visibilità e in termini politici, proprio in senso di politica parlamentare. Ora, tralascio la scelta del partito, che dice molto, io credo, sul tipo di antispecismo che (temo molto confusamente) avete in mente, e che a me non piace, proprio per nulla. Non mi piace che si possa tranquillamente dire che si porta un tema in un ambito definito contrario allo sfruttamento in generale, ma che è una delle realtà più ultraliberiste in Italia, cioè una delle realtà a conti fatti più favorevole allo sfruttamento intraumano, per come la questione è (miseramente, certo) declinata nell’ambito politico che abbiamo in Italia. Ma ognuno ha la sua idea su questo, e va bene, anche se vorrei davvero convincervi che già questo rischia di essere un pessimo servizio agli animali. Il punto che sottolineavo riguarda la mozione, che è diversa (ora vedo: moooolto diversa) dallo statuto. Non c’è nulla di storico in senso positivo (al contrario di quanto dice babbadu sopra), e questo deriva dal fatto che alla fine la mozione che esce non è antispecista, ma protezionista in senso molto blando, e dunque non è una novità. Esistono già associazioni che sono protezioniste (e in senso più avanzato, decisamente) e che influenzano molto di più (cioè comunque poco) partiti più importanti. Di più: volendo vedere esiste già un partito (un partitello), il PcL che ha inserito in programma l’abolizione di tutte le pratiche di sfruttamento animale (tranne una: la più importante…), collegandole allo sfruttamento umano. Non suggerisco di fare entrismo nel PcL, sia chiaro ;). Nello statuto di questa associazione radicale ci sono cose più “impegnative”? Sì. Ma considerazioni come quella di Rita, che qui riporto per intero sono gravissime dal punto di vista della consapevolezza che abbiamo. Io non so come usare espressioni non irrispettose, davvero, vi prego di non vederla come un’offesa, ma secondo me stiamo messi male. Leonardo, tu sai – per una parte di percorso condiviso – quanto abbiamo discusso dell’assurdità di affermazioni come questa:
“secondo te se proponessimo l’abolizione totale e definitiva degli allevamenti cosa ci risponderebbero? Secondo te l’umanità è pronta per una tale rivoluzione di pensiero? Non è meglio arrivarci per gradi? ”
Più precisamente, queste sono affermazioni protezioniste. E allora la portata storica, se questo è lo spirito, non c’è. Ripeto: c’è già “Nel Cuore”, associazione di Michela Vittoria Brambilla, con questo spirito. Ce lo siamo detti mille volte: il nostro compito non è dare soluzioni politiche di compromesso, ma dire che cosa vogliamo. Io dico che voglio l’abolizione degli allevamenti. Questo non significa che dentro di me penso che avvenga in un’ora. Se un movimento cresce su parole d’ordine chiare, allora poi arriveranno delle parziali concessioni, in un gioco di rapporti di forza. Ma un’associazione che si dice antispecista non può esprimersi così. Questo è elementare. Potrà forse esprimersi così il partito radicale nella sua interezza, che sarebbe già un buon risultato (io credo impossibile, data la natura squallidamente interclassista del partito radicale, ma tralasciamo). Bada bene, Leonardo, che secondo me, pur nella buona fede del tentativo, se questa logica non è pericolosa è soltanto perchè i radicali contano poco o nulla, e le associazioni che vi si “affiliano” sono spesso folkloristiche, gettando un’ombra di folklore (come se ce ne fosse bisogno) anche sull’animalismo. Ma se la cosa avesse risonanza, sarebbe pericolosa, perchè avremmo che la voce principale, pubblica, con un po’ più di eco rispetto ad oggi, sarebbero mozioni come quella o affermazioni come quella di Rita. Cioè, in sostanza, ancora e peggio di prima: gli animalisti sono quelli che vogliono le gabbie larghe, che si accontentano di qualche tutela per qualcuno o di essere rispettati nella loro scelta alimentare personale. Non sarebbe certamente la voce tua, Leonardo, che parli di liberazione animale, seppur in modo slegato dallo sfruttamento degli umani (magari!).
Marco, ti prego di non giudicare la mia consapevolezza antispecista in base a quell’affermazione. Nel P.S. (che però ti sei guardato bene dal riportare) ho specificato che personalmente lotto per l’abolizione di ogni tipo di forma di dominio ed oppressione e non solo degli animali non umani, ma anche dell’uomo. Leggi, se ti va, l’ultimo articolo che ho scritto in cui espongo alcune riflessioni in merito ad una riunione svolta tra gli attivisti di Roma.
Quello che stiamo cercando di dire io, Giovanna, Babba e credo anche Leonardo è che lo statuto di Parte in Causa esprime chiaramente il superamento di ogni barriera specista e quindi è volto ad un ideale totale di nonviolenza e rispetto verso i tutti i viventi e questo NON è protezionismo, ma inizio di un percorso. Che è cosa ben diversa.
Ritengo, ma è la mia opinione ovviamente, che una coscienza antispecista di massa si formi anche per gradi e che far nascere un’associazione simile che spieghi bene nello statuto quale sia il fine ultimo possa servire.
Il protezionismo è cosa diversa dal procedere per gradi perché il procedere per gradi – mi pare tautologico spiegarlo, ma tant’è – indica che c’è un fine da raggiungere, un fine più grande; il protezionismo invece fa riferimento ad un miglioramento delle condizioni esistenti senza indicare di volerle superare e smantellare. Il protezionismo è gabbie più grandi, ed è aberrante, concordo.
Il procedere per gradi è altro, significa altro, significa partire un punto, arrivare a qualche risultato, indi fare un passo ancora ed arrivare ad altri risultati ancora, e poi ancora altri passi fino all’ottenimento della fine di ogni gabbia.
Che Parte in causa sia protezionista l’hai inteso solo nella tua testa, scusami, eh, Marco, e te lo dico con simpatia perché nemmeno io voglio offendere nessuno. 😉
P.S.: e, non voglio assolutamente essere assimilata agli animalisti che dicono di rispettare la scelta di chi mangia carne perché sono anni che predico esattamente il contrario, ossia che innanzitutto bisogna tener conto della libertà dell’animale di vivere la propria vita e che quindi non si tratta della mia o tua scelta, ma di quella del referente assente, ossia l’animale.
Marco, si vede che davvero non conosci il mio pensiero e mi sta bene, ma che mi si faccia passare per una protezionista a causa di un’affermazione (a cui avevo aggiunto un P.S. di cui non hai tenuto conto) questo no.
Non mi aspettavo di certo braccia aperte, ma che ci si assimili alla Brambilla fa veramente ridere i polli. D’altra parte, da qualcuno che appoggia il PcL mi sembra anche logico (lo dico senza la minima polemica, sia chiaro). Aggiungo che la mozione, oltre ad avere un orizzonte annuale, non è nemmeno vincolante. A questo proposito, infatti, esistono già pronti due disegni di legge in senso abolizionista che abbiamo intenzione di ripescare (su circhi con animali e su allevamenti a fini di pelliccia) che, guarda un po’, erano stati firmati e credo presentati proprio da due parlamentari radicali. Con piccole modifiche, inoltre, il secondo può essere facilmente trasformato in ddl per l’abolizione degli allevamenti intensivi. Il partito radicale contiene al suo interno delle correnti ideologiche tra le più dannose in assoluto (a mio modo di vedere) nonché tra le più contrare a noi, questo lo so bene, e la registrazione di quanto avvenuto con la presentazione della nostra mozione non lascia adito a dubbi. Ma io so anche che, così come non è affatto unanime tra i radicali l’adesione all’ultraliberismo ideologico di cui tu Marco parli, non è parimenti affatto unanime l’adesione all’ultraspecismo scientista che è stato ben rappresentato dagli interventi del Presidente Viale e del giovane affiliato all’ALC. Aggiungo che se il PcL riuscirà ad abolire nel corso dei prossimi mesi o anni tutti gli allevamenti non potrò ovviamente che esserne felice. Riguardo, infine, al tipo di società che il Pcl vorrà instaurare al posto della attuale (sicuramente da cambiare), permettimi di nutrire qualche legittimo dubbio.
non appoggio affatto il pcl, sia chiaro, e l’ho detto. E non ho detto neanche che mi piace il loro tipo di società. Io sono anarchico, diciamo: contro il capitalismo, anche quello di stato 😉 Qui veramente non ci capiamo. Rita: nessuno giudica TE, o il tuo antispecismo. E’ per quello che mi “guardo bene” dal citare i p.s.. E’ per quello che non voglio che la discussione si riduca se io appoggio il pcl o no, o se voi appoggiate o meno i radicali, e quindi siete “bravi antispecisti” o meno. Se il punto è che da questa discussione non ne si deve uscire con l’immagine personale “distorta”, allora non mi interessa. Semplicemente, appoggiare o meno il pcl, i radicali, casa pound o gli hammerskin o i grillini significa diverse visioni delle questioni in ballo, che vanno discusse. Rita, ancora, tu sarai la migliore antispecista di questo mondo, ma quell’affermazione (sulla base della quale non giudico un bel nulla) è una cagata pazzesca. E’ piuttosto preoccupante, ma non per te (chemmifrega…), ma per capire a cosa porta il mettersi in questi progetti. Non conosco te, per es., ma Leonardo sì, ed è l’esempio più lampante. Leonardo non è un protezionista, affatto, e non vuole esserlo, ma finisce per entrare in una palude protezionista, per così dire, volente o nolente, se non si rende conto di certe banalità di base. Hai centrato un punto importante, che è la differenza fra protezionismo e gradualismo. Io ho parlato della mozione, e non credo sia nella mia testa il fatto che la mozione non è neppure gradualista, ma protezionista. Se poi lo statuto è più “avanzato” (e lo è, mi pare), bene. Ma confesso, da buon anarchico, di non capire bene il rapporto fra statuto e mozione, e fra statuto, mozione e partito. Vedendo cose così “politicanti”, fiuto sempre qualche inganno, ma magari sbaglio.
Devetag: Brambilla. Ancora sul personale… No, non “vi” assimilo a Michela Vittoria Brambilla. Ma la mozione, converrai, che è meno antispecista del manifesto “la coscienza degli animali”. Però, se la mozione non è vincolante, non conta nulla, è “tanto per”, non capisco: perchè questo post è incentrato su quella? Questo non è un comunicato stampa? Se è così, non è questo il modo in cui questo momento “storico” dell’antispecismo si presenta al mondo? Lo dico senza sarcasmo: quando dico che gli animalisti in politica finiscono per dare questa immagine di sè, e che questa immagine è peggio della LAV, intendo questo.
Questo post (o meglio, questo comunicato stampa) è incentrato sulla nascita dell’associazione, un’associazione antispecista che si riconosce nel proprio Statuto: uno statuto che intende superare gradualmente l’attuale specismo ed arrivare all’abolizione di ogni forma di sfruttamento degli animali. Le singole mozioni sono per l’intanto piccoli passi per arrivare a risultati più radicali.
L’associazione NON è protezionista, in nessuna maniera. Lasciamole il tempo di crescere, prima di allarmarci su eventuali derive protezioniste. E credo che moltissimo contino anche la Segretaria, che è appunto Giovanna, nonché il Presidente, che è Francesco Pullia. Ora Francesco Pullia io lo conosco e credo che mai si andrebbe ad impantanare in un qualcosa che potrebbe diventare protezionista. L’associazione la portano avanti pure le persone che la costituiscono ed appoggiano.
P.S.: e conosco anche Giovanna ed ho piena fiducia anche nelle sue iniziative. Non è per scivolare sul personale, però le associazioni, così come i partiti riflettono l’immagine anche dei singoli individui che ne fanno parte.
Un antispecista storico come Pullia che si ispira al pensiero capitiniano (altra cosa specificata nello statuto) non credo possa veicolare l’idea del protezionismo.
che dire? non è per scivolare nel personale, ma si scivola nel personale, che conta poco secondo me. Non per togliere a queste bravissime e antispecistissime persone, ma quello che conta è ciò che si esprime, certo non solo con i testi. E lo Statuto può essere un ottimo punto di partenza, ma – ripeto – io parlavo della mozione. Se si presenterà al pubblico con altri contenuti, vedremo (e speriamo).
Marco, le mozioni (questo l’ho capito molto bene in questi massacranti quattro giorni di congresso radicale) non contano nulla. Per questo non mi cruccio affatto su come è andata con la mozione sui metodi sostitutivi; anzi, essendo noi come associazione nati da due minuti, avere avuto 75 voti a favore da parte di quell’assemblea mi fa ben sperare. Il comunicato stampa tra l’altro l’ha scritto Francesco Pullia. Può essere stato forse un banale errore tattico concentrarsi più su quello che non sullo statuto, ma direi che la cosa non ha tutta questa importanza. A breve avremo un sito, e metteremo anche un manifesto dell’associazione, che sarà, se possibile, ancora più chiaro dello statuto. Quindi, Marco, ti pregherei di non ucciderci nella culla ma di lasciarci almeno muovere i primi passi. Questo te lo dico perché sai meglio di me che in certi ambienti animalisti molto militanti e molto poco inclini alla riflessione (eufemismo :)) quelle di “protezionista” o “welfarista” sono etichette a dir poco infamanti, e da lì a passare al “fascista” basta un soffio. Capisco inoltre la tua diffidenza verso il mondo politico, e la condivido pure, in gran parte. Però ti prego di credere che questa iniziativa è davvero nata da quattro kamikaze che hanno deciso di provare a gettarsi nella tana del lupo (e il significato di questa mia espressione ti dovrebbe risultare oltremodo chiaro se hai visto la registrazione di quanto avvenuto al congresso) e non da calcoli politici di sorta.
Ti chiedo però ora un’altra cosa: al momento abbiamo ancora, fino ad aprile, sei parlamentari radicali in parlamento, di cui almeno tre sensibili a tematiche animaliste: supponi che da qui ad aprile si riesca a convincere questi tre a presentare al massimo un ddl per togliere finanziamenti pubblici ai circhi con animali (io credo sia impossibile riuscire a fare perfino questo dato il pochissimo tempo, ma non poniamo limiti alla provvidenza). Tu, nei miei panni, cercheresti di farlo oppure penseresti che un ddl del genere, essendo ovviamente protezionista e non abolizionista, potrebbe danneggiare l’antispecismo? Te lo chiedo per capire, perché quando passi dalle manifestazioni e i presidi al cercare di intraprendere battaglie più istituzionali domande e dilemmi di questo genere diventano inevitabili.
mi correggo su quanto scritto prima: il ddl non sarebbe affatto protezionista; semmai, forse, gradualista, ma darebbe comunque un bel colpo ai circensi che sfruttano animali. Ti chiedo questo così come ti chiedo anche se pensi che presentare una mozione con cui si chiede di finanziare metodi sostitutivi di sperimentazione sia troppo gradualista e quindi danneggi l’antispecismo. Come hai visto, la mozione non è passata e questo rende chiaro con che tipo di mondo ci stiamo confrontando; una mozione abolizionista tout court, a parte che non avrebbe avuto nemmeno senso se riferita all’assetto legislativo nazionale, molto semplicemente, lì dentro, non ce l’avrebbe firmata nessuno – (ci volevano 60 firme solo per poter *presentare* la mozione e abbiamo fatto una fatica immane a raccoglierle), e quindi non sarebbe mai stata presentata. Questo naturalmente non ci impedisce affatto, come associazione, di essere manifestamente abolizionisti in altro modo e in altre sedi (ad esempio, banalmente, contribuendo alla raccolta firme per la petizione Stop Vivisection). Sono domande che a me sembrano di non facile risposta e che mi faccio anch’io, che queste cose ho iniziato a farle da una settimana (prima non sapevo nemmeno che cosa fosse una mozione 🙂 )
Devetag, hai letto, qui sotto, che cosa è “stop vivisection? ciao
Sì, e ti ringrazio dell’informazione. In realtà l’esempio della petizione mi serviva solo a fini argomentativi, comunque grazie lo stesso
a proposito dell’iniziativa Stop vivisection: è una raccolta di firma per richiedere la modifica della Direttiva 2010/63/UE. Non è “contro la vivisezione”!
Questa Direttiva viene quasi sempre definita “sulla vivisezione” o “sulla sperimentazione animale”. In realtà questa Direttiva si limita alla “protezione degli animali utilizzati a fini scientifici”. Siamo tutti d’accordo che questa protezione sia scarsissima, fatta solo di retorica, un passo indietro anche rispetto alla precedente Direttiva sullo stesso argomento (la 86/609/CEE), ma non è questo il punto centrale. Il punto centrale è che la sperimentazione sugli animali è prevista e imposta da ben altre leggi e normative. Questo è fondamentale!
Anche se questa Direttiva cambiasse in meglio (cosa non facile), si limiterebbe a impedire qualche dolore inutile, qualche esagerazione e abuso, ma non toccherebbe minimamente l’impianto generale della sperimentazione sugli animali. Sono più di trenta, in Italia, le norme (leggi, decreti ministeriali, decreti legislativi, circolari, raccomandazioni europee etc.) che impongono l’uso di animali negli sconfinati campi della ricerca.
Il lungo elenco è consultabile sul sito della Lav, http://www.lav.it/index.php?id=776, si va dall’Ordinamento degli istituti zooprofilattici sperimentali del 1970 alla Farmacopea del 1973 alle procedure tecniche sui controlli di Stato sui vaccini al famigerato regolamento europeo del 2006 sui prodotti chimici e il loro uso (REACH: Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of CHemical substances) e altro ancora. Queste sono le norme che impongono la vivisezione e rimarrebbero tali e quali anche se la Direttiva 2010/63/UE venisse riformata.
Bene, è stato un errore tattico, e ci sarà un altro tipo di comunicazione. Io non uccido nessuno nella culla, e comunque non ne avrei il potere 🙂 Però ho il diritto di prendere le distanze, come antispecista che peraltro crede nella pluralità degli antispecismi, da un certo modo di presentare la questione animale al grande (o piccolo) pubblico. Se verrà presentata in altro modo – e spero anche grazie a questa piccola discussione, no? – vedrò se avrò qualcosa da dire, coem chiunque. Sulla questione delle proposte di leggi. E’ una questione annosa, su cui si sono cimentati in particolare Balluch e Francione, con impostazioni ed esiti diversi. Il tema è: quali miglioramenti della condizione animale e dell’assetto politico o sociale sono utili alla liberazione animale, e quali sono a conti fatti controproducenti? Non ci sono risposte chiare. Prendiamo i sussidi ai circhi senza animali. Io penso che sia un’ottima richiesta, non controproducente, se fatta da non antispecisti. Non perchè qualcuno si sporca o non si sporca le mani, affatto. Ma perchè CHI la fa (non come persona, ma come soggetto politico) conta. Ora, se influenzate in qualche modo 3 radicali in parlamento a proporla, bene. Questo è uno degli effetti di un movimento che al momento non è neppure tale e che non è di massa, ma che si fa vedere. COme lo è la ridicola legge Brambilla (che però da questo punto di vista è più contestabile, perchè promuove l’idea che certi animali sì e altri no). A questi aspetti, almeno in parte, bisognerebbe pensare però prima, e non dopo o durante, che è quello che mi sembra stiate facendo. Altrimenti, nella pratica poi ci incartiamo sulle solite cose. Per es.: se questi parlamentari sostengono leggi molto avanzate sul benessere animale, che fate, li sostenete apertamente? In barba a tutto quello che alcuni hanno detto – Leonardo e Francesco compresi! – sulla bioviolenza e la “carne felice”? La prendiamo sul serio l’idea (che non è un dogma, peraltro, ma è da sviluppare, e parecchio) che il benessere animale serve a salvare il sistema allevamenti dalla critica che si diffonde? O è solo una cosa che diciamo tanto per essere “duri e puri”, e poi a conti fatti in fondo ci va bene?
Marco, è una domanda difficilissima quella sull’appoggiare o meno le leggi sul benessere animale. Ti confesso quello che è il mio sentire personale sulla cosa: pur lottando per la liberazione definitiva e irreversibile di TUTTI gli animali (come tutti noi, qua dentro) non posso non rendermi conto che questa società futura priva di violenza che tutti noi auspichiamo forse non si realizzerà mai. E’ una possibilità, ma è tutto meno che una certezza. Questa consapevolezza mi rende personalmente molto caro il pensiero che OGNI singola vita animale sia preziosa e vada salvata; non solo, ma anche che ogni miglioramento che io posso contribuire ad apportare a quelle creature sofferenti sia prezioso. Se io fossi in Parlamento, poniamo, e votassi CONTRO una legge sul benessere animale in nome dell’antispecismo puro e duro, come potrei tollerare di sapere che, in nome di un ideale forse irrealizzabile, mi sono rifiutata di alleviare le sofferenze di esseri che esistono qui e ora? Negli anni ’70 ci sono state persone che, in nome di una ipotetica società libera dall’oppressione, hanno ammazzato a sangue freddo padri di famiglia, persone in carne ed ossa, che amavano, gioivano, soffrivano. Ecco, io questo lo tengo sempre ben presente. Naturalmente, votando a favore di una ipotetica legge sul benessere animale sarebbe mio preciso DOVERE, in quanto antispecista, ribadire i motivi per cui lo faccio e ribadire che non desidero gabbie più grandi ma gabbie vuote.
Ho letto ora la risposta di Francesco Pullia, che sostanzialmente condivido.
Maria Giovanna, secondo me non hai capito una cosa che diverse persone discutono da anni, e uno dei problemi della frammentazione del movimento è che ogni volta bisogna rielaborare da capo delle banalità di base. In breve: la questione, come la poni tu, non è come la pongo io. Tu la poni nei termini del “se sono un parlamentare voto sì o voto no”. Io la pongo nei termini del “se sono un soggetto politico antispecista, la legge sul benessere animale la propongo sì o no”. Questo noi dobbiamo chiederci, non quello. La prima domanda non è roba da antispecisti, ma da rappresentanti specisti di istituzioni speciste, magari rappresentanti avanzati e sinceramente interessati agli animali bla bla. La seconda domanda, che CI riguarda, ha per me risposta negativa. E non ci sono animali, SINGOLI animali che tengano, proprio no. Invocare il singolo contro all’ideale è proprio la tipica fallacia “animalara”, oserei dire. Ma proprio perchè le scelte non si fanno per un “ideale”, ma per strategia. Questo non significa che la risposta sia sempre negativa o debba esserlo. Anche in questo caso potrebbe essere positiva, e se ne può discutere, ma non per i motivi da te evocati. Questo è, appunto, protezionismo. Che non è un marchio d’infamia, ma è esattamente il presupposto da cui parti: non sapere se l’antispecismo sia un obiettivo che possiamo porci. Se non possiamo porcelo, non facciamo giochini delle 3 carte: non siamo antispecisti. Meglio: non siamo abolizionisti. Io penso che si possa abolire la schiavitù animale. Se non lo pensassi, penserei soltanto ad alleviare le pene degli animali, e sarei protezionista convinto. naturalmente, ogni singola vita va salvata, ecc., ma questo ovviametne lo dice anche la caritas dei poveri, e penso che la politica sia un’altra cosa. Che i risultati momentanei di una lotta di lungo termine come quella antispecista siano norme che alleviano la sofferenza dei singoli, non è invece da buttar via, ma non siamo noi a doverlo fare pubblicamente e rivendicarlo.
Va bene, Marco, che vuoi che ti dica. Invidio la tua certezza di essere nel giusto e di sapere esattamente cosa sia l’antispecismo e cosa bisogna e non bisogna fare per arrivare alla liberazione animale. Che stupidi noi che invece ci spremiamo le meningi e ci arrovelliamo tra mille dilemmi dolorosi, cercando faticosamente di capire dove andare e come andarci, scrivendo articoli su articoli (questo blog ne è un esempio) dove almeno metà dei partecipanti, tanto per dirne una, non mi sembra sia affatto d’accordo con la tua idea che non ci sono singoli animali che tengano. Per non parlare di quegli antispecisti che indicono assemblee pubbliche in cui si cerca faticosamente un confronto costruttivo e in cui ognuno dei partecipanti sembra avere più domande che risposte. Beato te che non hai dubbi e ci indichi la strada. Ti auguro di giungere alla liberazione totale a colpi di Veggie Pride, io ne sarò ben felice 🙂
come vedi non hai capito nulla, ma non so che farci. dove ho detto che ho la ricetta in tasca? o non ci arrivi, e mi spiace, o sei in malafede. Ho detto esplicitamente che non so se la risposta sia positiva o negativa sulla cosa in questione, ho soltanto una mia modestissima opinione, che ho detto. Non ho indicato alcuna strada. La tua squallida scorrettezza nel voler screditare un evento (il Veggie Pride) che è fra le tante cose che ho fatto – peraltro senza mai dire che fosse qualcosa di più significativo o risolutivo di altre – è davvero sgradevole. Orribile è poi che dici “che stupidi noi…”. Perchè, io non scrivo articoli su articoli su blog insieme ad altri, non mi confronto (questo post ne è un esempio!)? E allora? Ok, io non frequento i radicali, non mi piacciono, per me sono un partito di destra (sai com’è, sono un lavoratore, non mi piacciono gli stronzi che vogliono licenziarmi). Avrò il diritto di farlo e rivendicarlo, senza per questo sentirmi dire che “ho le ricette in tasca”, o no? Ma dove stiamo? Ma è questo l’antispecismo politico? E’ questo il confronto? Tanti auguri per il vostro bel progetto.
dimenticavo. Il punto mi sembra evidente. Qui pochi/e sono abituat* a commenti che non siano “bravo”, “bel pezzo”, “interessante” (magari anche pezzi che dicono l’uno il contrario dell’altro). Sì, Leo, sono “passato di qua”, e con i migliori propositi. Ma sarà l’ultima volta. Il livello è basso, molto basso. Poco sopra i centopercento, mi pare, quanto a consapevolezza delle questioni politiche. La visibilità però è assicurata 😉
Perdonaci. Vedrai che verrai assunto dalla redazione di “gente di un certo livello”: http://www.youtube.com/watch?v=O6nNSHsRQtw
ciao! mandaci una cartolina!
Scusa, Marco, ma mi sembra evidente che questo tuo ultimo commento dimostra come la malafede stia tutta dalla tua parte. Che i radicali ti facciano schifo è un tuo sacrosanto diritto, ci mancherebbe, e ti confesso che pure a me per come si sono ridotti da un po’ di decenni a questa parte piacciono assai poco. Ma adesso si stava parlando di antispecismo e di animali, non dei radicali, quindi mi sembra evidente che vuoi solo distruggere ciò che stiamo provando a fare, tra mille difficoltà e incertezze, a causa di una tua personale (e legittima, per carità) avversione politica. Inoltre, io non ho proprio nulla contro il Veggie Pride, mentre ce l’ho un po’ con chi viene qui a spiegarci che siamo dei dilettanti e diciamo banalità di basso livello. Auguri 🙂
chi sarà quello che interviene soltanto per dire “mandaci una cartolina”? Comunque grazie, soprattutto a Leo, per l’onestà.
ma non avevi detto che non tornavi più? Cos’è? Nei vostri circoli politicamente bene informati e di alto livello il principio di non-contraddizione non va di moda?
sì, di solito qui chi non torna più è perchè è stato bannato (naturalmente dai due capetti senza consultare i/le sottopost*, eh…). Comunque stai tranquillo, non amo le risse (soprattutto se sono da solo contro 4). O magari ci ripenso, chissà.
Ma perchè perdere tempo ed energie a farsi insultare dagli Asini, Marco? Che non escono mai da casa loro (leggi: lo spazio “accogliente” – si fa per dire – di questo blog) e se accolgono qualcono lo fanno a “martellate sulla testa”? Così sosteneva il vecchio Friedrich, vero MM? Che immagino sia Maurizi, chissà. Se non è lui, mi scuso della gaffe filosofica (lo sto solamente citando). Io invece voglio porgere i miei auguri per il traballante progetto politico, sperando che i loro fans e le loro groupies regalino tanti bei voti (120? 130? 56?) al partito dei Radicali – che si è scoperto molto antispecista, guarda caso in clima elettorale. Bè, le epifanie sono sempre belle, seppur fuori stagione. Auguri e… vogue la galère! (In culo alla balena mi sembrava troppo specista). Ciao
Veramente qua Michela gli insulti che si sono visti sono stati quelli di Marco Reggio, in ordine ci ha detto che saremmo protezionisti, poi che saremmo ad un livello troppo basso, indi ci ha quasi paragonati ai centopercento, poi ha detto che ci sono due capetti e poi non so più cos’altro, ché sinceramente mi è venuta un po’ di nausea.
In tutto cio egli non ha saputo aggiungere nulla di costruttivo, se non dirci che gli antispecisti dovrebbero lavorare per abolire i macelli (ma va???? Nun ce lo sapevamo, dicono a Roma).
Michela, informati prima di dire cose (calunnie, per inciso) come quella che hai scritto, altrimenti rischi di fare figuracce. E magari guardati quella parte di video che suggerisce Giovanna, così vedrai come stanno le cose.
Quante sciocchezze gratuite sempre con questo atteggiamento vittimistico di chi dice di essere offeso e offende. Ma quanto pensate di poter andare avanti con questo giochino infantile? “Signora maestra è stato lui!”
Per quanto riguarda Reggio fa simpatia sentirlo parlare di “capetti” in questo luogo dove tutto avviene in modo libero e senza alcuna gerarchia. A differenza di quanto accade nei gruppi in cui lavora lui dove si sa bene che quando certi parlano gli altri scattano sull’attenti. Ma fateci il favore! E abilitate i commenti ai vostri scritti “di livello” se volete essere credibili.
“al partito dei Radicali – che si è scoperto molto antispecista, guarda caso in clima elettorale”
Questa è la più bella della giornata. Ti basterebbe guardare quei pochi minuti di nostro intervento al congresso nel link a Radio Radicale postato più sopra per capire quanto i radicali vedano di buon occhio gli antispecisti…
se fosse possibile mi fermerei qua, cercando di ricordare che siamo qui per difendere un ideale superiore a queste ostiate: la liberazione animale ma, soprattutto, gli animali che stanno crepando. Stendiamo un velo pietoso e silenzioso, ognuno rimanga pure convinto delle proprie ragioni come si conviene agli “umbriachi appesi ai pali”, ma portiamo rispetto per chi dovremmo difendere.
E’ un po’ facile anche sto ragionamento sugli animali che intanto soffrono, come quello sul guardarsi allo specchio, la coscienza (ma ancora sti discorsi?: ma: davvero…).
La politica ha mille forme che non sono solo quelle dei partiti e fino a qua ci arriviamo. Forse non è tutti è chiaro che la politica fatta fuori dai partiti ha una sua incisività (protezionista? abolizionista? Boh) non minore di quella istituzionale.
Di questo, e di che cosa sono le istituzioni davanti a un progetto di liberazione radicale (minuscolo), di cosa sifnifichi starci dentro alle istituzioni se si ha un progetto di liberazione (cioè: come ci si sta?), di che siano i radicali, fra battaglie civili e smantellamento del welfare, ecc… si può discutere oppure no?
Reggio c’avrà il piglio polemico, ma tirarsi indietro con una raffica di luoghi comuni (ah, bisogna sporcarsi le mani: eh, grazie, ma il come sarà discussibile o no?) e poi chiudersi immunitariamente con pernacchie e clap clap non mi pare un gran sintomo di apertura.
Poi, i capetti… boh… tutti siamo influenzati da qualcuno o no? La questione è se chi ci influenza ci pungola o ci culla, se noi chiediamo confronto oppure guide… e il problema non sta qua o là, ma ovunque…
No?
Mi ero ripromessa di non intervenire più per non alimentare sterili polemiche, ma di fronte a un nuovo commento che riporta critiche secondo me ingiustificate, mi sento in obbligo di rispondere.
Innanzitutto, Antonio, vorrei sapere dove avresti letto qui dentro che la politica che ha incisività sia SOLO quella fatta dentro i partiti. Semmai, il punto su cui è necessario interrogarsi è un altro: fino a che punto può una politica liberazionista nei confronti degli animali essere portata avanti ANCHE (e non solo) dentro le istituzioni? Quindi, per favore, non usiamo l’artificio retorico dello straw man. Io credo che sia in buona misura possibile, altrimenti non mi sarei lanciata in questa operazione, ma capisco che si possano avere opinioni differenti.
A prescindere da come la si pensi sul punto precedente, comunque, non solo nessuno qui ha sostenuto che le associazioni che fanno attivismo fuori dalla politica siano inutili (ci mancherebbe altro!), ma anzi, a me sembra di avere posto dei quesiti specifici e molto seri che riguardano proprio il come portare avanti certe battaglie *anche* (lo sottolineo per l’ennesima volta, semmai ce ne fosse il bisogno) da dentro la politica e da dentro le istituzioni. Quindi, quanto alla tua domanda retorica se sia possibile o no discutere di cosa sono i radicali e di come stare dentro la politica tradizionale per portare avanti un progetto di liberazione, direi che qui sfondi porte aperte. A questo proposito, a me sinceramente non pare di avere esposto triti luoghi comuni, come tu sostieni, ma di avere posto delle questioni vere sulle quali mi sarebbe piaciuto avere in risposta qualcosa di meglio di accuse di banalità o commenti tipo il tuo “ma ancora con ‘sti discorsi della coscienza?” Le due questioni che ho posto sono serie, e riguardano 1) come porsi di fronte alla scelta se appoggiare o meno leggi di tipo protezionistico, e 2) come porsi di fronte alla possibilità di scegliere tra presentare una mozione comunque a raggio limitato (come la nostra sul dirottamento dei fondi pubblici verso metodi sostitutivi, mozione che comunque non era affatto compromissoria, e infatti non è passata) e non presentare nulla. Come ho cercato di spiegare, avremmo anche potuto scrivere una mozione per chiedere che i radicali si impegnino a promulgare leggi volte ad abolire ogni forma di sfruttamento animale, ma molto semplicemente, una mozione così non ce l’avrebbe firmata nessuno e non sarebbe mai stata presentata. E sono pronta a giocarmi un braccio che lo stesso sarebbe accaduto al congresso del PD o di SEL, se è per questo. Quindi, francamente, mi pare di avere sollevato delle problematiche di non ovvia soluzione, perlomeno per me, e come riposta mi sono sentita dare dell’ingenua, di quella che non ha capito nulla, o risposte come la tua (“ma ancora con ‘sti discorsi?”) Grazie davvero del contributo costruttivo.
Infine, sulla questione che riguarda i radicali, mi sembra di avere più volte ribadito che su alcune questioni quali in primis l’economia, sono sostanzialmente d’accordo con voi. I radicali sono a mio modesto avviso da apprezzare per molte battaglie sacrosante fatte in passato (ricordo, oltre alle solite su divorzio e aborto, anche la lotta contro lo sterminio per fame portata avanti negli anni ’80) e per alcune specifiche battaglie che ancor’oggi portano avanti in totale isolamento (diritti dei carcerati e legalizzazione delle droghe in primis). Sulla loro infatuazione ultra-liberista degli ultimi decenni, invece, mi trovo in profondo disaccordo, e mi sembra di averlo anche già detto. Questo tanto per dire che anche io ho le mie riserve, e non sono poche, sui radicali.
Quanto ai capetti o all’affermazione secondo cui tutto ciò sarebbe una bieca manovra elettorale, davvero, non posso fare altro che sorriderne, ma confesso che è un sorriso molto amaro
Nessuna martellata in testa, questa volta, allora Misterioso Maurizi? Sono commossa, davvero – grazie. Quanto tutto il resto, appellarsi agli animali che muoiono o ai sorrisi amari fa tenerezza ma finita li’. Saluti.
Benissimo, aspettiamo anche da te una cartolina! Tanti saluti!
Infatti la questione posta è: si può criticare l’idea di fare ancora politica (non solo antispecismo) ANCHE nelle istituzioni (in cui forse si potrebbereo mettere quelle informali come le associazioni?).
QUESTE critiche (ma anche quella all’assenza di una critica articolata e puntuale ai limiti dei radicali: non basta dire questo mi piace questo no), non mi paiono molto ben accette.
Ma si si sa che proprio non ci capiamo, e lo sconforto è reciproco.
Scusa, Antonio, ma temo che continuiamo a non capirci. Dimmi dove avrei scritto che l’idea che si possa fare politica dentro le istituzioni non sia in sé criticabile. Io ho scritto che IO, personalmente, ritengo sia ancora possibile far politica anche dentro le istituzioni, altrimenti non mi sarei imbarcata in questo progetto. Ma è una mia personale opinione, e mi sembrava chiaro da quanto ho scritto, e che riporto per comodità, che reputo più che legittime idee diverse sul tema: “Semmai, il punto su cui è necessario interrogarsi è un altro: fino a che punto può una politica liberazionista nei confronti degli animali essere portata avanti ANCHE (e non solo) dentro le istituzioni?” Questa mia domanda mi pare alluda a due sotto-domande: 1) SE sia possibile e/o opportuno, e in caso la risposta sia affermativa, 2) COME sia più opportuno agire dentro le istituzioni.
Sui radicali, idem: io mi sono limitata a esprimere un parere se vuoi sommario, incompleto, schematico, come d’altra parte tendono a essere quasi tutti i commenti su di un blog a causa dei limiti intrinseci del mezzo; dimmi dove avrei scritto che i radicali non sono criticabili in modo più ampio e articolato di quanto abbia fatto io. Davvero, scusa, almeno scontriamoci su qualcosa che ho detto, non su qualcosa che non ho detto.
E poi, aggiungo, è molto probabile che le tue idee sui radicali siano condivise in larga misura anche da alcuni (molti? Pochi? Boh?) membri di questo blog, per cui sostenere che le critiche ai radicali non siano bene accette qui dentro mi fa sorridere
Tutti esprimono idee schematiche e parziali, anche quando criticano.
Nessuno ha la verità in tasta significa proprio nessuno
Sui radicali ho appena precisato: “assenza di una critica articolata e puntuale ai limiti dei radicali: non basta dire questo mi piace questo no”
ps preciso una cosa, che forse non era abbastanza chiara:
Quando ho scritto:
“poi, i capetti… boh… tutti siamo influenzati da qualcuno o no? La questione è se chi ci influenza ci pungola o ci culla, se noi chiediamo confronto oppure guide… e il problema non sta qua o là, ma ovunque…”
Intendevo dire che non credo ci siano capetti, da nessuna parte, e che nessuno faccia il servo.
Volevo spostare l’attenzione sulla questione dell’influenza.
Se non era chiaro spero che ora lo sia…