Nessuno tocchi Peppa Pig: Aidaa, “gli animalisti” e il giornalismo nostrano
di Serena Contardi
«Se Cristo ritornasse al mondo, Egli – come è vero che io vivo – prenderebbe come bersaglio non i sommi Sacerdoti, ma i giornalisti». Quando Kierkegaard lanciava le sue (sacrosante) maledizioni contro i giornalisti del suo tempo, rei di elevare al rango di fatti degni di nota chiacchiere inutili e maliziose, non poteva immaginare che soltanto qualche secolo dopo i suoi odiati scribacchini sarebbero sembrati grandiosi cronisti del reale al confronto dei disgraziati colleghi loro successori. I giornalisti fannulloni di oggi non hanno neanche bisogno di prendersi l’incomodo di valutare in prima persona gli eventi, poiché attingono le “notizie” direttamente dai social network, notoriamente il luogo dove gli imbecilli in malafede sono più attivi e prolifici. Al pari delle loro degne fonti, essi non conoscono la differenza tra le grandi associazioni animaliste e quelle piccole, non sanno dove operano e come si muovono, di cosa si occupano, quali diversità le caratterizzano.
Forse la pessima nomea de “gli animalisti” li fa sentire tanto autorizzati a superarli in disonestà e sciatteria. Non si spiega altrimenti il tran tran mediatico attorno alla petizione di Aidaa contro Peppa Pig (con buona pace dei giornalisti creduloni, il Parlamento Europeo non ha ancora accolto nessuna mozione), fraintesa come iniziativa de “gli animalisti” quando Lorenzo Croce, presidente di Aidaa, è considerato da più parti ciò che potremmo definire un outsider, contestato da ENPA, LAV, Lega Nazionale per la Difesa del Cane, Le.I.D.A.A., OIPA e Save the dogs ma talmente aperto di vedute da istituire il primo Centro Studi Ufologico sugli Animali Extraterrestri nel nostro paese (altre sue divertenti imprese si possono leggere qui).
Rimane da stabilire se i giornalisti nostrani insistano nel dare corda al personaggio perché “notizie” di questo genere hanno quel che si suol dire “la forza del richiamo”, perché è il momento di infierire contro gli animalisti con ogni mezzo (è un caso che il quotidiano Tempi si sia gettato con tale avidità professionale su questa faccenda?) o perché davvero non hanno la minima conoscenza dell’associazionismo animalista italiano. Nel frammentre, quel che è certo è che gli Italiani stiano ridendo degli sveltoni sbagliati. D’altronde, la percezione di essere tanto più furbi degli altri ha sempre avuto un che di inebriante, anche se gli altri sono tanto sciocchi da inveire contro un maialino colorato – non così sciocchi, in realtà, se hanno preso tanti pesci all’amo: ma non fatene parola con nessuno, vi prego, non guastate loro l’illusione.
l’ironia non ha mai ucciso nessuno, anzi un po di autoironia fa bene,…. del resto quelle cazzate tipo quella del centro ufologico le ho fatte e non mi rimane altro che riderci sopra… e anche di gusto!!