L’animalismo non è nero
di Leonardo Caffo
Apparso per “Gli altri: la sinistra quotidiana”
Secondo Antonio Musella, che ha scritto un articolo su Left(23) del 9 Giugno, l’animalismo è nero. E sarebbe nero, l’animalismo, perché l’amore per gli animali unisce losche figure militanti di organizzazioni xenofobe come Forza nuova (100% animalisti è il nome dell’organizzazione animalista a cui piace dirsi così, per gioco ed ignoranza, “fascista”), ad altrettanto losche figure, come l’onorevole Michela Brambilla, che sembra diventata l’angelo custode dei mammiferi. Bene, bravo Musella. Un fenomeno diventa “nero” perché ci sono degli individui che pensano di rappresentarlo degnamente. Sarebbe come dire che ogni movimento rivoluzionario è da respingere perché a Cuba si è finiti in dittatura.
Facciamo ordine nel disordine mentale di Musella, e cominciamo da un dato ovvio: l’amore per gli animali non è un fatto politico. Non solo, non è neanche animalismo. La Brambilla, e i sedicenti ragazzotti fascisti, sono uniti da un genuino, e talvolta apprezzabile, ripudio di certa violenza ingiustificata sugli animali non umani. Venendo a Green Hill, che lo stesso Musella cita, ci troviamo dinnanzi ad una crudeltà nei confronti di un animale che consideriamo sacro in Italia – il cane – e assistiamo ad una caccia al voto, forse anche animata da sinceri principi, della Brambilla e ad un’esposizione di camice nere e volgarità da parte dei fascisti che non sarebbero andati bene a Mussolini neanche per pulire i cessi del Senato. Non è che l’animalismo sia nero, caro Musella, è che quello che lei descrive non è animalismo: è amore per gli animali (alcuni animali, per altro) sbandierato da soggetti poco raccomandabili. Che poi, in fondo, bastava chiamare l’articolo su “Left” – “certo animalismo è nero” – e io avrei evitato di risponderle. Possiamo avere pedofili che fanno attraversare le vecchiette sulla strada, assassini che si fermano al rosso ed evasori fiscali che fanno beneficenza: ma questi non sono “bravi cittadini neri” – non sono proprio bravi cittadini.
L’animalismo non è un generico amore per certi animali tant’è, caro Musella, che come tanti movimenti di critica sociale ha le sue radici nella filosofia ed è parte integrante di un progetto più ampio, l’antispecismo. Spiegata “for dummies”, la questione dell’animalismo che poi è, invero, la questione dell’animale, concentra il suo mordente sul rifiuto di ogni discriminazione. Un simpatico signore australiano, che oggi è professore emerito a Princeton (quel posto in cui stava Einstein, ha presente Musella?), di nome Peter Singer, ha definito l’animalismo sulla base del femminismo, della rivendicazione dei diritti dei neri, della lotta all’antisemitismo – ovvero – in netta continuità ad un processo di evoluzione morale della specie Homo Sapiens che respinge il male istituzionalizzato nei confronti di certi individui, in grado di soffrire e di costruire proprie realtà e relazioni, solo perché diversi per certe caratteristiche: razza, sesso, orientamento sessuale … specie. Il vero problema, e non riguarda solo pessimi articoli come quello uscito per “Left”, è che tutti si riempiono la bocca di paroloni, di critiche e di sprezzanti analisi di faccende complesse che, purtroppo, non sanno manco dove stiano di casa. Non si preoccupi Musella, perché la mia critica riguarda anche i ragazzi del muretto fascista, e la signora dei circoli inesistenti della libertà. Se la Brambilla avesse fatto lo sforzo di leggere Singer, di documentarsi sull’evoluzione del dibattito filosofico che ha caratterizzato l’antispecismo, avrebbe fatto il piacere di non definirsi “animalista” ma, “amante degli animali” – e dei nani autoritari, probabilmente.
L’animalismo è politico per sua stessa natura, perché in continuità con lotte che hanno caratterizzato i movimenti emancipatori umani e perché, chiedere una società senza sfruttamento animale, significa rivoluzionarne l’assetto – se mancano le risorse che prendiamo dagli animali, tutto va ripensato. Non solo, se l’animalismo è antispecismo, ed è dunque un’opposizione ad ogni discriminazione, la Brambilla e i fascisti de noantri, si escludono da soli. Immaginiamo, per amore degli esperimenti mentali, che un partito seriamente animalista vada in parlamento. Cosa crede, Musella, che potremmo votare con la Brambilla il finanziamento delle guerre umanitarie o il respingimento dei barconi di Lampedusa? Quando si dice che l’animalismo e la destra sono agli antipodi si intende questo: può anche esistere qualcuno di destra che ami gli animali, ma è il suo stesso essere di destra che gli impedisce di essere antispecista. Leggere di animalismi neri è come ascoltare qualcuno di nostra conoscenza parlare di toghe rosse… ma mica sarà berlusconiano lei, Musella?
pur di giustificare il carnivorismo, cioè l’uccisione non necessaria di animali, si è disposti a tutto. Così ci si lava la coscienza.