Essere vegan senza essere “vegan”
di David Cain
È passato un anno dal mio esperimento di maggior successo. Avevo rinunciato ai cibi di origine animale per scoprire che conseguenze avrebbe avuto sulla mia salute. Dopo 30 anni di abbuffate di carne, finalmente riflettei un po’ seriamente sulle motivazioni etiche a proposito del cibo di origine animale e finii per diventare completamente vegan.
È stato l’anno migliore della mia vita e sono convinto che il veganismo ne abbia costituito una parte importante. Non mi sbrodolerò in dettagli ma dirò che mi sentivo molto meglio sia fisicamente che emotivamente e non tornerò mai al modo in cui vivevo prima.
Tuttavia, non voglio più definirmi un vegano. Abbandono il mio certificato di veganismo.
Mi tengo ancora alla larga da carne, latticini e uova, non comprerò lana e pelle, non userò gli animali per il mio divertimento e vorrei che gli altri facessero lo stesso. Ma la mia filosofia è abbastanza diversa da quella che era un anno fa e non voglio più usare la parola “vegan” per definirmi. Vi dirò il perché.
La prima cosa che si nota quando si diventa vegan è che tutti gli altri sono pazzi, mentre loro dicono che il pazzo sei tu. Entri volontariamente ai Confini della Realtà morale. Scopri una grottesca incoerenza tra le credenze che le persone esprimono e il loro comportamento. Ti rendi conto che siamo tutti profondamente irrazionali e che è l’emozione a regolare la cultura e la cultura a governare il comportamento degli individui. Non importa quanto male provoca, nulla di ciò che facciamo ha bisogno di essere giustificato nella misura in cui è abbastanza popolare.
Chiedi a dieci persone per strada se pensano che sia sbagliato ferire o uccidere gli animali per il proprio divertimento o piacere e nove o dieci diranno “sì, certo”. È probabile che tutti e dieci quelle persone liberamente consumino prodotti animali, semplicemente perché a loro piace e sono abituati a farlo.
Una persona che sia appena diventata vegan incontra anche una bizzarra compulsione in molte persone (che altrimenti sono amici) a parlare con loro a voce più alta possibile su quanto sia deliziosa e succosa una bistecca. All’improvviso, come dal nulla, emerge un certo disprezzo nei vostri confronti e la persona più educata può essere posseduta dal desiderio di ribadirvi che non potrebbe mai rinunciare alla carne per il semplice motivo che “ama farsi una buona bistecca!” (presumibilmente nel modo in cui Michael Vick amava i bei combattimenti tra cani).
Per i neo-convertiti questa inspiegabile pseudo-ostilità da parte di persone comuni può essere allarmante e innesca spesso un tono inavvertitamente sarcastico […]. L’effetto è sfiancante e alienante ed è difficile non provare un vago risentimento (o almeno una certa delusione) nei confronti del novantanove per cento delle persone che non esitano a sfruttare gli animali se ciò può portare qualcosa di divertente.
Abbattere il muro
L’anno scorso stavo ascoltando un podcast vegan in cui l’ospite annunciava che dopo mesi in cui aveva esaminato le sue filosofie e il suo stle di vita come attivista vegan si era resa conto che proprio non riusciva più a cenare con dei non-vegani.
Compresi i motivi che la spingevano a questo, benché io non l’avrei mai fatto. Immagina che tutti intorno a te indulgano in qualcosa che tu pensi sia orribile e inutile mentre si suppone che tu sia contento per il fatto di astenerti da ciò e che ti goda quanto più possibile l’esperienza sociale circostante. Immagina di comprendere a un certo punto che dovrai fare questo regolarmente per il resto della tua vita. È comprensibile che tu decida di non voler prendere parte a tutto questo.
Ma non mi sembrò giusto. È a questo che porta inevitabilmente il veganismo e l’impegno personale? Ad una definitiva separazione sociale tra vegani e non vegani? Se è così, l’unica speranza per una soluzione è di far crescere la popolazione vegana dalle dimensioni attuali (meno dell’1%) fino a diventare normale come oggi lo è essere un non-fumatore.
Per la maggior parte dello scorso anno ho sentito quella divisione, non solo tra me e gli onnivori, ma anche i vegetariani che si astengono da un solo tipo di sfruttamento degli animali. E non solo con i vegetariani, ma anche con i “vegani” che mangiano il pesce di tanto in tanto o quelli che mangiano vegan ma indossano capi in lana.
L’ho sentita perfino tra me e gli altri vegani. Ero un abolizionista, che in pratica significa tolleranza zero per qualsiasi uso di animali che possa essere evitato. Ma dall’altra parte della barricata c’erano anche i vegani “welfaristi” che passano la maggior parte del loro tempo in campagne per migliorare le condizioni per gli animali da allevamento, incoraggiando il vegetarismo o iniziative come il “Lunedì senza carne” o altre iniziative “parziali” che fanno rabbrividire gli abolizionisti.
Questa alienazione è reale e dubito che ci sia un singolo vegan (o vegetariano) che, nel leggere questo, non ne faccia esperienza. Fin dall’inizio è sempre stata la parte più difficile dell’essere vegan. Non era il desiderio di cibo, non era la scelta ridotta dell’abbigliamento: era la stranezza sociale che emerge quando le persone capiscono che sei “uno di quelli”.
Nelle situazioni sociali (barbecue, feste e cene fuori) le persone sono in genere educate e ben disposte, ma non possono fare a meno di trattarmi come un caso speciale con il mio cibo speciale. Probabilmente non riescono proprio a vedermi come un partecipante a pieno titolo a tali iniziative. Fanno capire che non hanno assolutamente alcun desiderio di diventare un caso speciale essi stessi, uno cui non è “permesso” fare ciò che le persone normali fanno. Di solito cercano di essere gentili, ma ciò crea ulteriori stranezze su entrambi i lati della barricata.
Ora è chiaro per me che il problema è l’etichetta. Non l’etichettatura degli alimenti o delle scarpe, ma delle persone. Penso che crei ostilità da entrambe le parti, definisce il muro stesso e impedisce molto a quel muro di spostarsi. Sembra che in generale i vegani amino la propria etichetta e amino negarla ai non-vegani. Se ti dovesse capitare di dire a un gruppo di vegani che sei un vegan che si fa un cubetto di formaggio una volta ogni anno bisestile ti diranno: “Oh, ma allora non sei vegan!”. E tecnicamente hanno ragione.
Penso che il modo in cui occorre affrontare la questione con i membri della maggioranza onnivora sia estremamente delicato e per la maggior parte del tempo lo facciamo male. La parola “vegan” ha connotazioni estremiste per i più e non importa quanto i vegani pensino che sia immeritata: sono gli onnivori, in ultima analisi, che decidono quanto velocemente il veganismo sia destinato a crescere.
La fine del “noi e loro”
Così ho buttato l’etichetta. Non ho cambiato molto del modo in cui vivo ma io non mi definisco più un vegano. Si tratta di un’etichetta utile per la classificazione di libri di cucina, ricette, per capire come sono stati fatti alcuni prodotti ma non voglio indossare più quel distintivo. Tecnicamente non raggiungo in ogni caso l’asticella (come il 99,5% delle persone) perché ho mangiato due tranci di pizza quando sono andato a New York il mese scorso.
Ci sono due principali differenze nel modo in cui la mia nuova filosofia influenza il mio comportamento. Hanno reso la vita molto più facile e mi hanno reso un ambasciatore migliore per la causa di chi vuole porre fine all’uso di prodotti di origine animale.
1) Sto attento a non mostrare o esplicitare disgusto per il cibo non-vegano. Quando si impara a conoscere da dove provengono carne, latticini e uova è difficile non provare disgusto anche se non si cambia il proprio modo di vivere in risposta a questa consapevolezza. La maggior parte dei vegani sente questo tipo di disgusto ogni volta che guarda quei cibi. Molti non lo riconoscono nemmeno come “cibo”.
Ora vedo questo disgusto come un ostacolo alla diffusione di una vita priva di sofferenza animale. L’effetto netto di tale disgusto è che, più di ogni altra cosa, gli onnivori si sentano giudicati o respinti dai vegani e comincino a provare risentimento nei loro confronti. I vegani convinti potrebbero dire: “Chi se ne frega se si offendono! Sto facendo ciò che è giusto” – Dimenticando che allontanare dal veganismo persone che altrimenti sarebbero potuti diventare vegani significa effettivamente cancellare tutto il bene che abbiano mai potuto fare e anche di più.
Un collega blogger che si fa chiamare Vegan specista ha scritto un grande pezzo qui sul perché è così importante per i vegani superare il proprio disgusto per il cibo non-vegan se vogliono far crescere il veganismo.
2) Faccio occasionali eccezioni quando si tratta di cibo e non lo nascondo agli onnivori che incontro. Ci sono tre ragioni per cui lo faccio. In primo luogo, dimostro loro che non li considero disgustosi o immorali e che la mia filosofia di vita non è categoricamente diversa dalla loro. In secondo luogo, il fatto di indulgere deliberatamente in un atto casuale di sfruttamento elimina la sensazione di essere sempre “fuori” dal mondo delle persone normali, di essere qualcuno che morirà senza mai mangiare di nuovo un gelato. E in terzo luogo, ciò mostra loro che il modo in cui vivo non è difficile, non è tutto o niente ed è qualcosa che in realtà potrebbero fare.
Capisco perfettamente che ci sono persone che non vogliono assolutamente avere nulla a che fare con il fatto di avere nuovamente del cibo animale in bocca e non vedono la necessità di alleviare l’alienazione sociale mangiando il prodotto non-vegan, ma io non sono più uno di loro. E credo che quello che faccio faccia molto più bene che male.
Inoltre non perderò più troppo tempo per avere garanzie che il pasto è vegan prima di ordinarlo in un ristorante. Mangerò il pane che mi portano in tavola senza indagare oltre. Piuttosto che mettermi a spulciare per cercare di aggirare ogni spolverata di parmigiano e ogni pezzo di pane con una spazzolata di albume d’uovo credo sia molto più efficace dimostrare che si può essere un normale partecipante alle attività sociali quotidiane pur evitando prodotti di origine animale quasi tutto il tempo.
Chi diventa vegan dovrebbe rendersi conto abbastanza presto che la stragrande maggioranza delle persone oggi ha zero interesse nel veganismo e non ne avrà mai, non importa quello che dirà loro. Già il solo concetto: “mai più gelati!”, ne sono sicuro, è per la maggior parte delle persone un motivo sufficiente per interrompere totalmente la trattativa. Solo una piccola parte potrebbe potenzialmente diventare rigorosamente vegana e penso che sia meglio investire le nostre forze nel tentativo di ottenere una quota maggiore di persone che sperimentano opzioni vegan part-time piuttosto che cercare di convincere la gente a disertare completamente in favore dell’“altra squadra” ancora piccola.
Guardando le infinite punzecchiature su internet che appaiono ogni volta che il problema viene fuori, ciò che i vegani sembrano dimenticare è che far sì che qualcuno diventi vegan significa che un onnivoro deve vedere il veganismo come qualcosa di più attraente di quello che già fa. Eppure, insistono sul fatto che il veganismo deve essere senza compromessi, tutto-o-niente. Se non mi credete, provate a postare “Evito tutti i prodotti animali, tranne miele e seta” su una message board vegan e guardate le risposte.
Anch’io ho insistito su questo tipo di partigianeria compiaciuta. C’è un blog abolizionista che una volta apprezzavo molto, anche se è quasi interamente dedicato a fare a pezzi celebrità vegane che sono tornate a mangiare le uova di tanto in tanto.
Credo che nell’attuale clima sociale, probabilmente ci sono venti volte più persone là fuori che potrebbe potenzialmente fare il 90% di strada verso il veganismo (con gli opportuni incentivi salutistici, ambientali ed etici) di quante ce ne siano disposte ad arrivare al giorno in cui dichiareranno di aver mangiato il loro ultimo Sammontana. Si fa molta più strada da fare – che significa molti più animali risparmiati – cercando di influenzare il primo gruppo, piuttosto che il secondo.
Tra i miei giorni abolizionisti e oggi la differenza nel volume di prodotti di origine animale che consumo è piuttosto piccolo. Una quantità molto ridotta dei miei dollari va a pagare le persone che sfruttano gli animali. Questi cambiamenti possono rappresentare la differenza, per dire, tra il 99,8% e il 99% del mio potere d’acquisto totale (Nonostante ciò che alcuni vegani possono dire è improbabile che qualcuno sia in grado di vivere al 100% vegan, ma si può arrivare molto vicino).
Ma se il mio stile di vita più rilassato, non dogmatico convince anche una sola persona che potrebbe vivere senza prodotti di origine animale anche il 50% del tempo ho già più volte impedito una quantità di danno maggiore di quanto ne abbia causato.
Ciò che voglio è che il mondo abbandoni l’impiego di animali per il proprio piacere o per la propria convenienza. Non credo più che crescere un piccolo ma convinto gruppo di sostenitori a tolleranza zero sia in grado di farlo. È più facile e matematicamente più efficace convincere più volte la gente ad arrivare anche solo a metà strada.
Ma, ancora più importante, si incoraggia una cultura in cui una gran parte di persone hanno preso alcune misure per ridurre l’uso degli animali e sono stati esposti ai motivi per cui potrebbe essere una buona idea. Al momento, la maggior parte delle persone non credo francamente che sia possibile avere anche un delizioso pasto vegetariano che non sembri un compromesso. Penso che incoraggiarli a cucinare e godersi il loro primo pasto senza animali è più efficace che pubblicargli suini maltrattati sulla bacheca Facebook.
Penso che siamo meglio agevolare la popolazione generale a sperimentare senza pressioni cibo e vestiario senza animali, piuttosto che insistere sul fatto che se non hai la carta d’identità con la “V” sei parte del problema.
Vegani, non-vegani, persone nel mezzo: cosa ne pensate?
Comments
61 Responses to “Essere vegan senza essere “vegan””Trackbacks
Check out what others are saying...-
[…] Post navigation « […]
-
[…] troppo bene (o troppo male) da una filosofia che giustifica i suoi assunti di base. Ho letto l’articolo di David Cain, pubblicato qui su Asinus Novus, e dissento fortemente dalla carrellata di opinioni […]
-
[…] Essere vegan senza essere ?vegan? | Asinus Novus […]
Mai stata più d’accordo, è un problema che affrontiamo spesso e di cui mi piace parlare sempre e comunque.
Se vogliamo fare informazione non possiamo essere divinità irraggiungibili, dei predicatori che puntano il dito, degli infallibili, lo dobbiamo fare con umiltà guardando il “nostro contributo” soltanto.
Preferisco spiegare mille volte ad un onnivoro il perchè della mia scelta a cena, davanti alla sua bistecca, che passare una serata di clausura vegan.
avevo urgente bisogno di un pensiero raffinato
In parte sono d’accordo. Anche a me dà fastidio definirmi “vegana”, un po’ perché odio le etichette di qualsiasi genere in quanto, una volta affibbiate, tendono a ridurre la complessità di una persona, un po’ perché ho sempre avuto l’impressione che l’espressione “vegan” tendesse troppo a focalizzare l’attenzione sulla dieta e meno sull’argomento dell’antispecismo – che, come sappiamo, è infinitamente più vasto – e sullo sfruttamento animale in generale. Preferisco sempre definirmi una persona che vuole agire nel rispetto di ogni essere senziente, piuttosto che una “vegana”.
Ho qualche perplessità però sull’atteggiamento “morbido” dell’autore del pezzo: comprendo il suo discorso finalizzato a coinvolgere sempre più persone senza dar loro l’impressione che diventare vegani significhi fare eccessive rinunce ed adottare comportamenti assolutistici, però non vorrei che per molti (non per l’autore, che ha ben spiegato cosa intenda per “fare eccezioni”) questo divenisse un pretesto, alla fine, per continuare a mangiare animali e prodotti animali pur sostenendo le ragioni della lotta contro lo sfruttamento degli animali.
Io ne conosco molti, molti di quelli che: “sono vegetariano, mangio solo ogni tanto il pesce”, “sono vegano, però qualche uovo ogni tanto”, “ho smesso di mangiare animali, solo una bistecca una volta a settimana”, “sono vegano, ma alle scarpe in pelle non posso rinunciare”. Insomma, in questa maniera siamo tutti vegani allora, però gli animali continuano a morire.
D’accordo comunque sul fatto che demonizzare gli onnivori o guardare con schifo una bistecca non sia un atteggiamento che possa convincere gli altri ad abbandonare le proprie abitudini, meglio piuttosto far provare loro qualche piatto vegano per dimostrare che si può mangiare benissimo e con gusto anche senza prodotti animali.
Insistere sulla conquista delle scelte cruelty-free anziché sulla rinuncia. In fondo la nostra è esattamente questo che è, una conquista, non una rinuncia. Una conquista perché abbiamo capito che si può vivere bene senza provocare morte e sofferenza.
Bellissimo articolo.
Se mi trovo a tavola o a parlare con un onnivoro non sto certo a trattarlo come un appestato o un delinquente. L’arte della comunicazione non consente errori. Sono vegana se questo vuol dire cercare a tutti i costi di non usare animali a mio vantaggio e ne sono fiera, ma non per questo demonizzo chi non lo è, io stessa non lo ero meno di un anno fa. Ma la mia coerenza interna non mi permette di essere vegana e mangiare uova per essere piu’ simpatica ad un onnivoro o per scalfire meglio la sua coscenza. Cosi’ come non mi potrei definire cattolica se non seguissi la parla di Dio, ma ne seguissi solo le parti che piu’ mi occorrono o mi sono funzionali a seconda del momento. La differenza secondo me, sta nel confondere il termine COERENTE con il termine ESTREMISTA. Se per te essere estremista vuol dire rispettare ogni regola di un principio per me vuol dire solo essere coerenti. Le coscienze sono mosse dall’interno e quando chiedono informazioni all’esterno sono gia’ proiettate verso un cambiamento che non dipende da cosa io possa dire o non dire fare o non fare. Quindi io sono atea vegana e antispecista e cerchero’ di essere coerente con queste scelte e mi impegnero’ a definirmi tale finche’ le rispettero’ a pieno. Quando e se non dovessi riuscirci semplicemte entrero’ a far parte di altre categorie di definizione senza pretendere di definirmi cio’ che non sono. ma finche’ ritengo una scelta giusta cerchero’ di perseguirla in modo coerente per rispetto di me stessa e della scelta stessa. non potrei essere contraria alla schiavitu’ ma cenare una sera all’anno con qualcuno che abbia uno schiavo, mi dispiace non potrei neppure volendo. Cio’ non vuol dire che non potrei discutere per ore e ore con lo schiavista in questione senza giudicarlo e cercando di esporgli al meglio il mio punto di vista. baci a tutti e go vegan o se vi fa piu’ piacerE detta cosi’ :vi prego lasciate che gli animali vivano per se stessi e non per i ns comodi 😉
Mi hai rubato le parole di bocca, nemmeno io tratto con sufficienza gli onnivori o guardo schifata i loro cibi, esco spesso con i miei amici a cena, loro si mangiano tranquillamente quello che vogliono ed io quello che c’è, ma non potrei mai mangiare del formaggio o un un uovo solo per fargli capire che vivere vegan è possibile perché non trovo abbia senso. Io sono coerente con le mie scelte e ci sono arrivata per gradi e molto lentamente (19 anni vegetariana prima di passare al veganismo!), e se hanno voglia di ascoltarmi gli posso parlare della mia esperienza e fargli assaggiare i miei cibi in modo che loro possano fare il loro percorso. Di sicuro non scendo a compromessi con me stessa per convincere gli altri a fare qualcosa che in ultima analisi spetta solo a loro decidersi a fare.
Ottimo scritto, ampiamente condivisibile e certamente equilibrato.
Complimenti x quello che hai scritto, hai espresso esattamente il mio pensiero, solo che io non sono brava a scrivere come hai scritto tu. Anch’io penso che siano molto meglio 10 persone che fanno 50 invece di una che fa 100
Parole sante. Entrata da pochi anni nell’ambiente veg*, tra le prime cose che ho notato c’è proprio l’intransigenza religiosa nel difendere i cavilli della “legge”, piuttosto che il fare appello alle coscienze. E così facendo si va poco lontano.
“Se vuoi andare veloce, vai solo. Se vuoi andare lontano, vai insieme agli altri”. (Proverbio africano).
Ascolta, hai scritto una delle cose più intelligenti che io abbia mai letto. Non so chi tu sia, non so quanti anni hai, di dove sei… non so niente. So solo che quello che hai scritto è non solo illuminante per me, ma perfino per lo strano tipo che me lo ha segnalato in una discussione su facebook, credendo, chi sa, forse di farmi un torto. Come a dire: ecco vedi, lui si che è degno di rispetto, non tu! Ahah, peccato che questo individuo fosse caduto in pieno nella descrizione che fai tu all’inizio di questo articolo: cioè mi ha appioppato l’etichetta di “vegano” e non ha minimamente letto quello che avevo scritto, era andato dritto a darmi contro senza notare che io stavo sostenendo che la carne è l’alimento più buono che c’è e che io stesso, di tanto in tanto, mi concedo una spruzzata di parmiggiano o un mezzo ovetto sodo nel riso.
Niente, per lui ero un vegano omeopata energetico fondamentalista….
HAI RAGIONE, AMICO MIO, HAI PROPRIO RAGIONE.
Da oggi non dirò MAI PIU’ di essere vegano.
Anche perchè forse è vero che non lo sono. Non ho molto in comune con quei fissati che si sentono di appartenere a una setta di illuminati e che giudicano il mondo intero alimentando la “guerra dei mondi”.
Io sono solo un idiota con un minimo di senso civile e di buon senso, che ama la natura e l’ambiente, e che fa del suo meglio per preservare la vita di animali indifesi in tutti i modi che può, attraverso l’unico strumento che è dato ai poveri mortali: il boicottaggio.
Io non mangio la carne, non mangio le uova, non mangio il formaggio, ma se ho scarpe di pelle che ho comprato quando non ero vegano non le butto, nè credo abbia troppo senso non indossare un bel maglione di lana d’inverno.
Congratulazioni al tuo spirito critico e alla tua capacità di analisi, che sono riuscite con leggibile arguzia laddove non erano riusciti i miei.
V
d’accordo sul fatto che gli onnivori bisogna conquistarli con le gioie del veganismo e non demolirli, ma anche io come altri qui su avete detto, non cederei a mangiare un cibo onnivoro per ragioni sociali, forse e sottolineo forse potrei cedervi in casi estremi per motivi di sopravvivenza se non ci fosse altro da mettere sotto i denti; le riflessioni di cui sopra sono certa le abbiamo fatte un po’ tutti, spesso mi è stato detto “non andare per il mondo evangelizzando” …. dovrei allora rinnegare il mio modo di essere? tra l’altro raccomandazione fatta da onnivori… -della serie la verità fa male, meglio ignorala- (diciamo pure che regna l’indifferenza e la ricerca della serenità nell’ignoranza, mentre invece la serenità dovrebbe abbracciare l’altruismo) è vero molto spesso al passare ad uno stile di vita vegano si prova tanta rabbia per ciò che ci succede intorno e quindi la si scarica contro gli onnivori; ma realmente è difficile quando ti chiedono le ragioni della tua scelta, non dare risposte che siano allo stesso tempo reali, nate dal cuore e non offendano o snobbino l’interlocutore, tipo questa: “non mangio più cibi onnivori perché ho capito che l’essere umano può vivere divinamente, in salute, gioia e libertà senza commettere atroci ingiustizie nei confronti dei suoi fratelli più deboli ….” in quel momento tu non hai detto “voi onnivori siete ingiusti, siete….” ma è come se lo avessi fatto.
poi scusate, in certi casi credo che ci sia un esempio (ritenuto sempre antipatico, e poco appropriato dagli specisti ) che la dice lunga sul lasciarsi andare o meno a infrazioni onnivore, perché se è sbagliato picchiare la propria moglie dovrebbe essere giusto di tanto in tanto darle uno schiaffo? anche per mangiare una sola bistecca la mucca è stata uccisa…. etc etc etc… anche a me non piacciono le etichette, ma una espressione mi sento di utilizzarla come parte del mio cammino di vita: ANTISPECISMO! le difficoltà sono puramente sociali, ma da questo punto di vista allora dovremmo ghettizzare coloro che al fare infrazioni rispetto alla loro dieta rischiano la vita, causa allergie e intolleranze? se è giusto che un intollerante possa godersi i suoi pasti nella società senza dover mangiare uguale agli altri, perché lo stesso non dovrebbe succedere per un intollerante alle ingiustizie? e poi, ammesso che si debba dare la precedenza al rispetto dei diritti di coloro che hai accanto (che senso ha adoperarsi in associazioni come volontari e poi abbandonare la propria famiglia?), è anche vero che in taluni casi se il nostro rifiutare un pasto onnivoro provoca un’offesa a coloro che lo hanno preparato è anche vero che accettarlo equivale ad accettare non l’offesa, ma la morte di altri esseri viventi, se pur di diversa specie, se pur lontani …..
articolo spiritoso con qualche spunto ‘strategico’ che arriva dall’ esperienza, quante cose bisogna saper fare! beati quelli che hanno la verità in tasca
grazie per aver trovato le parole giuste per interagire con i carnivori sensibili e anche per far pace con il gelato e altri prodotti animali… mi sento più responsabile e meno “colpevole…
Per me la “consapevolezza” non può che portare a scelte coerenti. Perciò visto che non faccio nessuna fatica a non cibarmi e a non vestirmi di animali continuerò su questa strada nel rispetto degli animali, umani e non. Proprio vegano al 100% non sono, ripudio l’integralismo che porta all’esclusione degli altri umani e ad atti violenti…con la mia vita voglio solo dare il mio piccolo contributo reale alle liberazioni umana e animale. Buona vita a tutte/i!
Trovo il tuo modo di porti equilibrato e coerente. E’ molto in linea con la mia filosofia e stile di vita.
Per sua natura l’uomo non può realizzare il 100%! Non è umano, la perfezione è divina.
Inoltre perseguire a tutti i costi il 100% porta ad una rigidità che è di per se stessa tossica nei confronti, in primis di se stesso, e ovviamente anche nei confronti degli altri. Alimenta l’ostilità, non facilita le relazioni sociali e come tu stesso hai constatato non innalza nemmeno il livello di etica nei confronti degli animali e nemmeno lo stato di salute medio delle persone che hanno una consapevolezza diversa. Per cui un approccio più soft rispetto ad uno integralista, riesce senza dubbio ad aumentare il proselitismo verso una scelta “Vegan” anche non al 100%.
Il problema di come relazionarsi con coloro che non sono e non la pensano come te e hanno differenti valori nella vita lo affronto da sempre anche se da diversi anni si è aggiunta la componente relativa all’alimentazione e all’utilizzo di prodotti non di origine animale con tutto quello che ne consegue. Cerco di usare il termine “vegan” il meno possibile perché ha assunto, soprattutto per chi non lo è, una connotazione negativa, estremista, fondamentalista e rappresenta spesso un muro invalicabile che ti isola dall’esterno e ti rende troppo “diverso” e quindi sgradito. Sono d’accordo viceversa che sia necessario un approccio più morbido che tenda a far partecipare gli altri al tuo mondo attraverso conoscenza, condivisione e arricchimento. Le manifestazioni di intolleranza, superiorità e violenza, il tutto o niente, le posizioni talebane che viceversa abbiamo spesso sotto gli occhi, oltre a ghettizzarci sempre di più, diventano l’alibi, per molti, per stare lontano da una scelta di vita che potrebbe essere alla loro portata.
ciao, innanzitutti complimenti per l’articolo, non condivido tutto ma è molto interessante. c’è una cosa in particolare su cui però proprio non sono d’accordo: non sei rigoroso al 100 % per i motivi da te esposti comprendenti il fatto di non “spaventare” l’onnivoro con l’idea di una scelta cosi “estrema” in cui non potrà MAI piu mangiare un uovo o un gelato . be, su questo proprio non posso essere d’accordo , io piuttosto cerco di usare la stessa morbidezza nel mostrare che NON è VERO CHE NON POTRA’ PIU MANGIARE UN GELATO O UNA PIZZA! solitamente al contrario se ho occasione cerco di mostrare quanto sia oramai semplice continuare a mangiare gelati (vegan) , pizza, torte salate e tutto quello che puo piacere in VERSIONE VEGAN! perche non puntare su questo? leggendo il tuo articolo sembra che non si possano mangiare queste cose … ma non è cosi, addirittura il gusto del pesce si puo imitare con le alghe.. credo sia il caso di far capire che se si tratta di gusto 1) scopriranno diventando vegan gusti nuovi che prima non consideravano 2) molti prodotti si possono fare in versione vegan altrettanto buoni e piu salutari!
Assolutamente d’accordo. Hai dato voce a diverse perplessità sorte quando, da non molto purtroppo, ho deciso di diventare vegetarina ‘tendente al vegano’ x ora, diciamo così ! Volevo solo aggiungere che quando dichiari di essere l’una o l’altra cosa tante persone non solo ti guardano come un ufo ma anche pensano subito che la tua sia una posa modaiola e molto chic, che lo fai per darti un tono ma a casa ti abbuffi di prodotti animali ! Ciao. Irene.
Nel nostro piccolo tutti possiamo fare la differenza, anche semplicemente invitando amici a cena: quanti animali possiamo salvare in una sera? E quanti in tante sere rilassate e in allegria? E se cominciamo a far girare manicaretti, ricette, consigli? E se addirittura cominciamo a organizzare laboratori di cucina vegan?
Io ho cominciato a giugno dell’anno scorso organizzando una cena vegana per 25 persone nel corso di una manifestazione estiva. Tutto esaurito. Poi abbiamo fatto la versione autunnale in un convento: previste 30 persone, arrivate 60. Per la versione invernale passiamo ad un convento più grande, prevedendo che ne possano arrivare anche 100. Poi si prevedono stand e laboratori di cucina vegan al mercatino di natale rionale, un cenone vegano etc. Si andrà avanti con altre cene, giornate o gite a tema anche per la primavera 2013 spero, dopo di che, in estate, la stessa manifestazione estiva avrà non solo una cena, ma un’intera eco- giornata vegan! Il tutto ad opera di volontari sempre più convinti e numerosi, senza scopo di lucro ma al fine di continuare a finanziare iniziative simili.
io e i miei amici speriamo davvero di farcela: nel nostro piccolo sarebbe davvero un passo avanti!!!
“Capisco ora che i confini tra rumore e suono sono convenzioni. Tutti i confini sono convenzioni, in attesa di essere superate; si può superare qualunque convenzione, solo se prima si può concepire di poterlo fare.” Robert Frobisher in Cloud Atlas
Fai bene a non definirti vegano perchè se accetti di mangiare cose da onnivoro per mondanità, non lo sei affatto.
nn bisogna forzare le persone, ma questo nn vuole dire essere troppo indulgenti con se stessi, (io nn obbligo nessuno ma nn mi sento in dovere di mangiare o usare animali solo per “nn entrare in contrasto” con qualcuno). Non ci saranno più sbarramenti “grammaticali” quando mangiare e sfruttare animali sarà considerato un crimine, e nn farlo sarà la normalità.
Che occasionalmente (ma sopratutto involontariamente) nn si riesca ad essere veg al 100% è pacifico, che a priori e con motivazioni discutibili si prendano delle deviazioni nn mi trova d’accordo.
Giusto la scorsa estate ho conosciuto un ciarlatano che si spaccia per veg e animalista (ma chi glielo chiede poi!) su FB e in ogni dove, e messo alle strette (dopo avere dichiarato “…beh sai io sono uno che se ne frega abbastanza…”) ha dichiarato: “io sono vegano all’80%.”
Un discorso come quello dell’autore secondo me facilmente porta a queste penose “percentuali”
Questo penso
e se provassimo a chiederlo agli animali (magari un po’ prima di mangiarli)?
decisamente d’accordo. e sono una di quelle persone che per il 90% è vegan, ma dimostrando la mia umanità nel concedermi qualche volta un dolce fatto con uovo, o un gelato o una pizza col formaggio, attiro molto di più persone dalla mia parte. certo, il veganesimo nel vero senso della parola è davvero degno di lode, ma da quando tendo a evitare i prodotti animali e ammettere che ogni tanto “sgarro”, ho una marea di seguaci che prima avevano il totale rifiuto per tutto ciò che è vegan, e ora invece fanno torte senza latte e uova o decidono di provare la pizza senza formaggio perchè molto curiosi! 😛
Marta, capisco il senso complessivo del tuo discorso, però attenzione alla maniera di esprimerti: “dimostrando la mia umanità nel condermi qualche volta un dolce fatto con uovo… “, detto così sembra che rimanendo fedeli alla propria scelta senza mai transigere sia un atteggiamento dis-umano.
Inoltre secondo me asserendo di essere vegan e continuando a mangiare ogni tanto derivati animali trasmette un messaggio un po’ confuso… non si può essere vegani al 90%, o lo si è, oppure no. Conosco molti che si definiscono vegetariani, ma mangiano il pesce. Anche qui, o lo si è, oppure no. Altrimenti l’essere vegan diventa un’etichetta in cui ognuno ci infila quella che vuole. Come dire, sono contrario alla violenza, però ogni tanto l’accetto. Un conto sono le eccezioni straordinarie, che so, ci si trova in un posto in cui è impossibile trovare cibo vegano (magari in viaggio) e per non morire di fame allora si è costretti a scendere a un compromesso, ma farlo per non dare l’impressione di non essere “umani”, boh, non lo condivido.
Poi trovo discutibile anche il termine “sgarro”, mica è una dieta… si sgarra quando si è a dieta per dimagrire o per motivi di salute…
Comunque non vorrei darti l’impressione di biasimarti, quello che fai, il tuo impegno nel non mangiare animali e derivati è lodevolissimo, non fraintendermi, volevo solo puntualizzare sull’opportunità o meno di certe espressioni…
Si cacchio! Bravo! La penso esattamente come te! Per carità, evito, se posso, ma se al matrimonio del cugino del moroso, sapendo cosa mangi, ti portano comunque tortelli al burro e salvia… non rompo le palle, mangio e faccio finta di nulla…evito quando posso, ma se non posso evitare cerco di fare meno danno possibile… poi va bene, scendo a compromessi fino ad un certo punto, ma preferisco parlare con le persone al tavolo, dell’ignoranza che gira in torno all’alimentazione veg, usando i tortelli come spunto…
Sono d’accordo con te, anch’io qualche volta al mese faccio le corna a mia moglie con donne diverse, e non per questo mi sento meno fedele degli altri mariti. L’importante è seguire una linea senza cadere nel fanatismo. Evviva i compromessi!
infatti il problema è quando se ne vuole parlare a tutti i costi! se io vado a una cena e son celiaco vi assicuro che non se ne accorge nessuno e non si passa la serata a parlare di celiachia…o almeno così dovrebbe essere!!!
invece se c’è un vegano (ma anche solo un vegetariano) a tavola per forza questo tirerà fuori l’argomento nella convinzione di fare più adepti possibili sostenendo la propria posizione come illuminata e l’unica eticamente sostenibile! ma caspita…sei vegano? bene! buon per te, devi per forza crederti meglio di me??? io non mangio le cipolle perchè non mi piacciono, ma non passo la serata a cercare di convincere tutti gli invitati a una cena di quanto le cipolle non siano buone!!!
ognuno fa le proprio scelte!
il problema è che il vegano tipo passerà la serata a parlare di quanto sia illuminata la propria scelta, come unica eticamente possibile su chissà che basi scientifiche(è una tua scelta perchè devi cercare di convincere me che sia quella giusta????)
ma spt…”tutti sono pazzi”? ma possibile che tutti siano pazzi e tu sia l’unico illuminato?
“sofferenza animale” è sofferenza una vacca in un pascolo, mentre un cane che dorme in un letto non lo è?
parli di sofferenze psicologiche per il nostro divertimento: michela vittoria brambilla ha qualcosa come una trentina di cani in un appartamento, si definisce animalista, ma credo che quei cani soffrano più di quanto non soffrisse il vitello che è diventato la bistecca che lei non mangia in nome di un presunto amore per gli animali!!!!
In dieci anni, non mi è MAI capitato che fosse un vegano a tirare fuori l’argomento, ma anzi si cerca sempre di tenere un profilo basso perché si sa già a quali scassamenti di palle e quante battutine tristi si attireranno. Ma appena tragicamente salta fuori in qualche modo, tipo quando qualcuno insiste a chiederti perché non hai toccato né il prosciutto né le salsicce né il parmigiano, i carnivori cominciano a rompere i coglioni in branco, ti bombardano di stronzate, tu abbozzi e alla prima risposta più articolata che provi a dare, “ecco, sei il classico vegano che passa la serata a parlare di quanto sia illuminata la propria scelta”.
Confermo quanto dice Sdrammaturgo…ma spesso mi capita di parlare con qualcuno che è realmente incuriosito dal rifiuto della violenza sugli animali e semplicemente vuole saperne di più. A essere sincero, solo su internet (forse l’aria viziata e l’assenza di contatto visivo e auditivo con l’interlocutore inibiscono un po’ il senso di realtà e influiscono negativamente sull’autoselezione dei contenuti mentali; forse su internet gli incontri sono solo molto più variegati…) ho sentito fare obiezioni del tipo “credo che quei cani soffrano più di quanto non soffrisse il vitello che è diventato la bistecca”. Ma come si fa? Ilaria, ma secondo te il cucciolo vitello non vedeva l’ora di farsi strappare alla madre, farsi rinchiudere in un box in cui non si possa muovere troppo affinchè i suoi muscoli restino teneri, così aspettare quei cinque-sei mesi di aumentare di peso, infine essere caricato su un camion e trascinato al mattatoio a farsi sgozzare? Tutto questo affinchè quel cucciolo, diventi la bistecchina di cui parli con tanta leggerezza. Madò, Ilaria, ma hai presente che merda è la vita di un vitello in allevamento? Credi sia davvero paragonabile a quella di un cane da compagnia tra carezzine corse al parco e dormite sul letto? Il fatto che il cane non venga squartato è un particolare trascurabile?
Anche perché non credo che l’appartamento di Michela Vittoria Brambilla sia particolarmente piccolo e sicuramente avrà anche un bel giardino in cui fare uscire questi cani; anzi, si sono viste spesso le foto dei suoi cani che corrono nel parco e non mi pare che siano immagini anche solo lontanamente paragonabili a quelle degli allevamenti e macelli. 😉
(non che voglia difendere la Brambilla a tutti i costi, ma sostenere che i suoi cani stiano peggio degli animali degli allevamenti mi pare abbastanza surreale). 😀
EH ?!? ;^)
Ilaria, sei completamente fuori strada.
Confermo che – mediamente – sono gli onnivori a fare domande incuriosite (a volte provocatorie) oppure a scassare atrocemente il malcapitato vegano che osi tentare di vivere una socialità “normale” (teoricamente perfettamente compatibile con il suo essere vegano) anziché essere costretto a rinchiudersi regolarmente nel “ghetto dei suoi simili”.
Per quanto riguarda le tue sparate sui cani e i vitelli, non ritengo meritino risposta. Apprezzo chi ha avuto la pazienza di replicare.
Io invece confronto a Leonardo Caffo dico : si son d’accordo se non altro perchè molte volte mi si è dato del pazzo e dell’estremista, quando invece sono uno che ancora cucina per gli altri (mia figlia, mia madre e i miei amici) anche dei prodotti di origine animale.
La verità come al solito sta nel mezzo e nell’articolo viene fuori sto discorso, è ovvio che ai ripetuti inviti di andare a mangiare le braciole e le bistecche (da parte di mio fratello grande braciolaro) dicendo ma a te ti faccio della verdura grigliata oppure ho preso i wurstell di farro e soia dico di no !!! Ma non per cattiveria ma ddopo che ti ho fatto leggere The China Study, che hai visto Equilibrio Delicato, Meat the Truth e anche Earthlings continui a fregartene della salute, degli animali e del mondo (io non posso e non voglio autoflaggellarmi ulteriormente per cercare di convincere l’inconvincibile !!!
Continuo a definirmi vegano l’etichetta serve per dire alla gente in un colpo solo tante cose anche perchè se gli dici non mangio carne, pesce e derivati e non uso i prodotti di origine animale ormai la gente sa che chi ha questo comportamente è VEGANO pero’ io preferisco usare di piu’ il termine italiano di vegetaliano da un punto di vista alimentare (rimarcando appunto sulla L !!!) e poi dire che anche per il resto delle cose mi comporto cosi’ (ovvero non uso prodotti di origine animale ne per indossarli ne per la cura della mia persona se gli stessi sono stati testati sugli animali !!!).
Il dibattito penso che vada sempre ricercato, non amo molto le persone che dicono : io ho perso la speranza di far capire agli altri il mio stile di vita, semplicemente perchè significherebbe disinteressarsi agli altri. Dico sempre che il mio essere petulante su certi argomenti è frutto del mio amore verso gli altri (altri in questo senso è omnicomprensivo ovvero persone, animali ma anche il mondo che ci circonda che gioverebbe moltissimo se in molti facessimo una scelta di vita del genere, poi a volte trovi i cosi detti muri di gomma e li c’è poco da evangelizzare. Se una persona continua a ribadire il fatto : ti manca la B12 oppure che i due francesi hanno fatto morire la figlioletta perchè vegani e cose del genere, e quindi tenta di dare una pseudoragione scientifica alla sua scelta di nutrirsi di animali li’ non si puo’ non incazzarsi e mandarlo a cagare giustamente !!!
A sto punto infatti gli dico : ammetti che ti sei mangiatore di carne e prodotti derivati perchè ti piacciono fai piu’ bella figura e la facciamo finita !!! Ecco come io mi definisco vegano (anzi vegetaliano) e motivo il mio stile di vita per una serie di comportamenti e scelte sia di natura etica che salutistica che ecologica, tu onnivoro lo fai solo per il mero gusto allora lascio la parola al buon http://www.youtube.com/watch?v=8DQoJTwEN0Q
Io mi comporto come te e lo faccio per gli stessi motivi! Sinceramente sapere che ci sono altri “vegani-non vegani” mi fa sentire meglio, visto che come dici tu finisci per essere insultato da entrambe le parti 🙂
Condivido e apprezzo questo bellissimo post, le definizioni in questo senso creano separazioni: “io sono vegano e tu onnivoro!” …e i “diversi” cominciano a sfidarsi e ognuno a dimostrare che è il più forte in un duello fatto di parole vuote….e siamo separati anche in questo…io vegetariano e tu no…Ma non siamo semplicemente due essere viventi? Uguali, con possibilità di confronto e di imparare l’uno dall’altro!
Senza aver letto questo articolo mi sono posto seriamente il problema e mi sono confrontato in proposito. Penso che se l’abito dell’essere vegano ci calza a pennello non dovremmo avere problemi ad indossarlo. Evidentemente il signor Cain ha difficoltà a rapportarsi in maniera “moderata” e convincente con gli onnivori e preferisce “sgarrare” per non dare l’idea di essere “estremo”. Ma stimo molto di più chi invece non si vergogna di definirsi VEGANO e fa di tutto per abbattere quel preconcetto per il quale i vegani sono estremi, intolleranti e si auto-ghettizzano. E’ ovvio che le eccezioni esistono per tutto, altrimenti l’uomo non potrebbe mentire, e se per far trasmettere un profondo messaggio devo mangiare un biscottino al latte magari offertomi da un banbino, non smetterò di essere vegano. Altrimenti saremmo un branco di automi come sul film “Yes man” che sanno solo dire di sì senza realmente volerlo. Non sono d’accordo nell’etichettare il vegano come quello che ti salta addosso quando dici che mangi un pò di miele. Quello casomai è un pessimo comunicatore e magari sta vivendo dei conflitti sul suo regime alimentare e il suo stile di vita. Io terrei alto il nome VEGANO e farei di tutto per difendere il suo valore educativo nei confronti del creato e della consapevolezza umana. Si può sbagliare in tanti modi ma non per questo smettere di essere vegani, è uno stile di vita che uno sente dentro anche se ancora si stà adeguando e aggiornando. Non vergognamoci di essere ciò che siamo, anche se è molto difficile con gli altri. Se prendiamo questa posizione dobbiamo accettare di stare spesso tra il martello e l’incudine. E’ una missione. Capito signor Cain?! 😉
Parole sacrosante di un vegano finalmente equilibrato. Lungi dall’essere integralista, la penso esattamente come te. La mia famiglia è onnivora (per non definirla quasi completamente carnivora…) eppure se la domenica vado a pranzo dai miei e non pretendo che mia madre mi presenti in tavola un menù personalizzato: il pane è pane, se la pasta è al ragù me la fa a parte col pomodoro e morta lì.
Razionalmente sappiamo quanto orribile sia e concordo sul fatto che mi pare assolutamente allucinante come nessun altro sembri notare l’assurdità del mangiare carne ed è una reazione molto normale ed umana quella di volere – diciamo così – indottrinare i propri cari per fare in modo che stiano meglio (almeno quanto a salute, se di etica proprio non gli frega una cippa). Ma è sbagliato cercare di forzarli e scatenare ogni volta discussioni infinite, l’ho imparato e mo basta, ognuno faccia quel che gli pare. Alla fine tutto si riduce ad una scelta personale, e tale deve restare.
Penso che diventare o magari essere “vegan” sia più una cosa d’istinto ed emozione piuttosto che razionale. Mi si perdonerà il fatto di essere un romantico.
Il disgusto che provo io davanti ad una bistecca non sta nella bistecca. E nemmeno nell’idea del “dal dove o dal come” essa provenga.
Il disgusto che provo io è vedere un mio simile “umano” così fuori dalla sintonia dell’Universo. E’ un misto di stupore, dispiacere e sì, anche disgusto.
Se provo questa sensazione e non faccio l’attore o il politico di professione, l’altra persona la percepirà immediatamente.
Oltre ad essere un romantico sono pure piuttosto asociale perchè nei ristoranti non veg non metto piede, ai barbecue non vado ecc
In fondo non penso sia possibile convincere nessuno a diventare vegan. Vegan è un moto di risveglio del cuore, e si può chiamarlo come si vuole o non chiamarlo forse affatto.
Vegan accade, Speriamo accada a tantissimi. Alcuni di noi fanno di tutto perchè accada ad altri, commetendo certo anche errori, come il sottoscritto magari. Magari la spinta decisiva possono essere parole o spiegazioni. Magari perchè no percepire un netto senso di disgusto.
Condivido la riflessione che ritengo essere scaturita semplicemente dal buon senso.
Molto spesso chi si definisce vegan finisce per commettere violenza (verbale, psicologica et similia) verso altri gruppi di umani, continuando però a considerarsi un soggetto fortemente morale.
Un minimo di comprensione, apertura, ascolto e attenzione dell’alterità non farebbe male, anche se poi ad una grigliata si sceglie comunque di mangiare tofu o di portarsi un panino alle verdure.
Ci scappa la battuta? Stiamo al gioco.
Il rintanarsi dietro ad una co-appartenenza ristretta e fortemente discriminatoria conduce solo alla rigidità e alla forza le quali, citando Tarkovskij, sono compagne della Morte mentre debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell’Esistenza.
Io penso che andare al ristorante, chiedere un cibo senza prodotti animali, e trovartelo nel piatto con ma fare finta di niente per “non farsi vedere che si è diversi” sia un grande errore, e farà capire al ristoratore che quello era un piatto “ok” anche se invece non lo era e che chi è vegano lo mangia tranquillamente (come il pesce mangiato dai vegetariani ??!!?? ) creando quindi molte incomprensioni su quello che può o non può offrire a un vegano – o a uno che non mangia derivati animali. Continuando a far finta di niente non si arriva a niente. Non sto dicendo che uno deve fare una scenata davanti all’intero locale, ma chiedere non è offensivo e se il ristoratore è annoiato dalla domanda di un cliente ha sbagliato lavoro. Se tu fossi celiaco faresti “eccezione ogni tanto per non sentirti diverso o alienato”?
Amen. Una scelta d’amore trasmessa con amore, convinzione e la serenità propria della consapevolezza. Un articolo che ho sperato spesso di poter leggere.
E’ esattamente la mia stessa filosofia! anche se io sono vegetariana, non vegana, cmq il principio è lo stesso… è facendo capire alle persone che essere vegetariani è una cosa normale e non chissà che strano stile di vita che si può convincere gli altri.. e cmq veramente stare qua a preoccuparci se il risotto è fatto col brodo di pollo o meno quando ci sono persone che mangiano carne a colazione, pranzo e cena è veramente folle… purtroppo anche se può farci stare a posto con la coscienza non mangiando nemmeno un grammo di carne non stiamo cambiando il mondo, però diffondere l’idea che vegetariano=facile può aiutare, sopratutto per le generazioni future.
e cmq io ODIO i vegani o i vegetariani che giudican gli altri come se fossero migliori di loro (quando magari mangiavano carne fino a 2 mesi fa), sono odiosi e ti fanno venire voglia di mangiarti una bistecca davanti a loro in effetti!!
Questo articolo rappresenta il comportamento di quei vegani o pseudo vegani salutisti che si vergognano della rivoluzionarietà della loro filosofia di vita e non vogliono fare polemiche e non vogliono generare discusisoni.
Io sono l’emblema della pacatezza ma anche della cultura antispecista. Parlo in modo competente su ogni ambito della causa e non ho mai trovato nessuno che mi abbia schifato per questo, anzi.
Il rispetto bisogna guadagnarselo e non è facendo stupidi sgarri dettati dall’ingordigia oppure assecondando logiche di mercato che vogliono minare la tua salute e la vita degli animali mettendo derivati ovunque anche nel minestrone che te lo guadagnerai.
Se ti senti di odiare il mondo e tutte le persone, accettalo o vai dallo psicologo che magari ti consiglia qualcosa per il controllo della rabbia ma non svendere i tuoi ideali che è una cosa vergognosa da deboli e conformisti.
Credo che quando si parla del voler stravolgere un abitudine/credenza/modo di vivere-pensare non si possano accettare dei compromessi. Io veramente non comprendo come si possa essere complici e non combattere una società malata. Non credo sia stata gente del genere a far scatenare le rivoluzioni della nostra storia. Non ci si può adattare alla società se si crede VERAMENTE in una causa, bisogna combattere l’ignoranza e l’ingiustizia; e non far finta di niente per vivere beati come dei beoti.
Condivido pienamente ma non riesco più a mangiare carne o prodotti di origine animale. Tutti i miei figli (6) mangiano carne e io ho seri problemi a vederli mangiare anche se non dico nulla.
se stiamo arrivando a dire che non importa se il risotto sia fatto con brodo di pollo o meno siamo davvero alla frutta…meno male che Mao è vegetariana e non vegana. Sempre più fiero di essere vegan, e di definirmi tale.
Mi piace molto! I miei amici sono incuriositi quando ci sono io tra i commensali, e cerco di far vedere loro che non è una cosa impossibile essere vegan, che ci si diverte lo stesso, che non è necessario cambiare amicizie. 🙂
UN ARTICOLO INTERO PER DIRE SEMPLICEMENTE “SII TE STESSO, SENZA ETICHETTARTI O ISOLARTI. GLI ALTRI, TI GUARDERANNO CON AMMIRAZIONE, E TI IMITERANNO SENZA CHE TU TE NE ACCORGA”.
Se abbracciassi la cultura animista, sciamanesimo, o del “buon selvaggio” o la filosofia naturale capiresti che le etichette e il “mostrar di se” sono solo per quelle persone che vogliono identificarsi in qualcosa. Ma sicuramente tu stai già camminando su questa strada, senza accorgertene. Sii naturale, pensa naturale… come i nativi d’ America delle Grandi Pianure.
Mi è capitato di essere insultata per la mia scelta vegetariana (non mangio brodo di pollo) sentendomi dire da un ragazzo vegano che avrebbe tanto voluto che i miei figli patissero quello che io con le mia scelte faccio patire agli animali… Spiegami le motivazioni della tua scelta e non mi insultare, non odiare le persone diverse da te ma confrontati con loro, non discriminare e sopratt non diventare uguale a quelli che odi tanto!! Col tempo ho imparato a distinguere chi è vegano per amore della vita in ogni sua forma…animale e non da quelli che si sono nutriti solo di odio!! Non si può discriminare la vita!! Se si vuole rispetto della vita allora lo si deve agli animali come alle persone, solo così sec me col tempo si può ottenere qlc di buono, nulla di buono può crescere sul disprezzo e la rabbia!!! Quando sono a cena con persone che mi chiedono spiego e non mi pesa farlo, quando faccio una cena a casa mia tt sanno che si mangerà vegetariano, quando vado dai parenti cucino le mie cose e tutti vedono e chiedono e io spiego sperando che qualcuno di loro un giorno voglia provare a cambiare la sua vita e il destino di tante altre vite!! E poi magari chi sa gradualmente nel tempo come sono diventata vegetariana potrò diventare vegana per cui non insultarmi, condividi!! Ho molti amici vegani e fortunatamente oltre al cibo coltivano anche lo spirito!! Buona serata e buona veg cena a tutti : ) !!
Ognuno vive come vuole e come può la sua vita…i più evoluti e consapevoli non la tolgono agli altri e cercano di fare meno danni possibili al pianeta! ciao a tutti e buona vita!
scusa Elena …ho sbagliato campo 🙂 non voleva essere un commento a ciò che hai scritto ma un commento generale 🙂
Sono una vegana etica, felice di esserlo e di dichiararlo. Se tu non lo sei avraii i tuoi motivi che rispetto anche se non li condivido. W vegan!
Sono vegana da un anno circa, è stato un processo graduale ma sono molto soddisfatta, sono felice di questo perchè credo sia la scelta più nobile e nonviolenta che un individuo possa fare. Ogni tanto mi prendono le paranoie….l’osteoporosi..e allora mangio uno yogurt di capra rigorosamente biologico perchè spero che l’animale non sia stato maltrattato….ma non ci credo molto! Poi mi sento in colpa e credo non sia giusto cedere, è vero però che le domande che mi faccio ogni volta che “cedo” mi servono per aumentare la mia consapevolezza e penso a quanta sofferenza e inquinamento atomosferico atmosferico grazie alla mia scelta ho potuto evitare, insomma credo che l’importante sia incamminarsi in questo sentiero di pace e di amore poi come dice un grande scrittore…
Viandante…. il sentiero non è altro che le orme dei tuoi passi.
Viandante….. non c’è sentiero,
il sentiero si apre camminando.
Antonio Machado
Idee ben confuse vedo.Essere vegani part-time e sempre meglio che non l’esserlo affatto? Trovo che questo sia assurdo e ridicolo quanto chi afferma di essere vegetariano mangiando pesce o chi da onnivoro mi tranquillizza dicendo che di carne ne mangia ma poca. Coerenza questa sconosciuta…
essere vegan part-time a cosa dovrebbe quindi portare? A prendere coscienza a stadi della realtà di sfruttamento e morte a cui sono destinati molti animali? Gli animali vengono sfruttati, torturati e uccisi ogni giorno non part-time. Non ha senso, questo approccio come non lo ha per me il diventare vegetariani e rimanerlo per anni, quando si conosce la realtà che provoca agli animali anche il solo uso dei loro derivati. Se sono vegano lo sono sempre e non ci sono eccezioni. Esco con onnivori, e vegetariani a pranzo e cena senza problemi non faccio polemiche su quello che gli altri mangiano, anche se può farmi schifo quello che hanno nel piatto, perchè finchè gli altri rispettano quello che mangio io, io rispetto loro. Se il discorso cade sul cibo non ho difficoltà a parlare pacatamente del mio essere vegan e di spiegare perchè lo sono diventata. Quindi perchè dovrei mangiare, se capita, pane senza sapere se contiene latte o strutto, o farmi un gelato con latte vaccino solo per non offendere l’altrui sensibilità non volendo risultare estremista. Ma se per un mio amico-conoscente-parente che sia, io risulto estremista solo perchè indago se nella pasta c’è il parmigiano o com’è fatto l’impasto della pizza, il problema e suo non mio. Io seguo la mia strada sempre e comunque, senza stop o scorciatoie impostami dal momento. Non ci sono compromessi nella coerenza. O sei vegan o non lo sei. Può essere un vegan spaccamarroni o un vegan che si fa i fatti suoi senza sbandierare per forza la propria bandiera, ma il vegan-part-time o che a circostanza mangia ciò che gli capita per non far brutta figura con chi non lo è, è peggio di qualsiasi onnivoro.
Ognuno vive come vuole e come può la sua vita…i più evoluti e consapevoli non la tolgono agli altri e cercano di fare meno danni possibili al pianeta! ciao a tutti e buona vita!
Ciao, ho letto per caso il tuo articolo condiviso da qualcuno su FB, dirti che scrivi una serie di cose sensate è riduttivo, sei stato veramente un grande, non è da tutti rendere pubblici i propri pensieri pur sapendo che ci sarebbero stati commenti contrari. È bello che ci siano persone come te.
io… ho trovato il tuo post grazie a Google e me lo sono letta 2 volte… io sto nel mezzo… e se smettesse del tutto di mangiare quelle 2 cose di carne che mangio sarebbe perchè in fondo la carne non mi è mai piaciuta e certi piatti mi disgustano proprio a pensarci e non per motivo così nobili… però… il tuo ragionamento è interessante.. è il fatto di sentirsi sempre un alieno in mezzo agli altri disturba… non diciamo cavolate,… tutti vogliamo essere accettati e benvoluti dalla massa.. io che non mangio porchetta, non bevo caffè.. mi schifo davanti un piatto di trippa.. sono io quella matta.. quella che ha qualcosa nella testa di sbagliato.. alla gente non può fregare di meno se un animale viene ucciso o no.. l’hai detto tu.. e quello racchiude tutto.. la cultura… uno che ha sempre mangiato la carne pensa che quegli animali siano fatti apposta per lui per essere mangiati… quindi quello “matto” sei te che la pensi diversamente.. è così.. non credo però che andare contro al tuo “credo” e snaturarti possa assolutamente cambiare il modo in cui le altre persone concepiscono il mondo, la natura e gli animali… non è che mangiando tu del formaggio dimostri di essere normale agli altri… tanto sono cose che ti devono scattare dentro.. come il riciclo.. come chi butta le bottigliette di plastica nei prati o le lancia dal finestrino della macchina.. devi averlo dentro di te il rispetto per l’ambiente non sono le multe che ti educano in questo… credo nel sensibilizzare i bambini nelle scuole.. i piccoli sono più aperti al cambiamento, non hanno abitudini troppo radicate come gli adulti… credo che anche gli adulti possano essere sensibilizzati mangiando interi parti vegan e vedendo che son sazi lo stesso, che il pasto era buono e gustoso e pieno di sapore… perchè non c’è gente che mangia l’erba come le caprette.. come invece pensano.!!! è con l’esempio che forse si può avviare il cambiamento..