La Coop sei tu? No, è pubblicità ingannevole e rassicuranti menzogne

di Rita Ciatti
Sono venuta recentemente a conoscenza di questa perla di spot della Coop, risalente a qualche anno fa, ma ancora valido come esempio della mistificazione ed occultamento della violenza, nonché della giustificazione antropocentrica dello sfruttamento animale, veicolati attraverso le forme della comunicazione pubblicitaria. Si disvela qui, in particolare, un doppio livello di mistificazione formale e verbale: il corpo animale, già privato della sua dimensione di individuo senziente che un tempo è stato – e che tale avrebbe dovuto rimanere – e quindi ridotto a puro oggetto plastico, a pura materia da modellare secondo i capricci della propria indole per divenire oggetto “artistico” (le virgolette sono d’obbligo) si presta ad essere ulteriormente manipolato (a divenire ulteriormente oggetto) così da veicolare un discorso “artistico” (e sempre le virgolette sono d’obbligo) che altro non fa che ribadire e confermare la posizione dominante dell’uomo rispetto agli altri animali, l’antropocentrismo come valore e come giustificazione dello sfruttamento animale. Dopo il danno, la beffa, aggiungerei.
Ascoltate bene tutto il discorso degli attori nello spot e poi sappiatemi dire.
Personalmente ho scelto di non servirmi più presso i supermercati Coop ed affiliati per una serie di motivi: da anni ormai la loro politica cerca di far passare l’osceno messaggio del “benessere animale” (anche qui le virgolette sono d’obbligo), utile solo a tacitare le coscienze di coloro che, ingenuamente, vogliono continuare ad illudersi che sia possibile uno sfruttamento meno doloroso, un diverso trattamento, amorevole e rispettoso, di quelle stesse vite che, nondimeno, saranno condotte al macello per finire sulle tavole dei “consumatori”.
Sono anni che la Coop, con le sue pubblicità ingannevoli, va predicando di tutela dell’animale e di allevamenti rispettosi del “benessere animale” (ancora le necessarie virgolette), pubblicità che fanno leva sull’ignoranza o scarsa volontà di informarsi degli Italiani – si sa che certe cose si preferisce non saperle, per ignavia, per comodità, per bieco opportunismo ed egoismo – e che, ponendo l’accento su questo fantomatico miglior trattamento degli animali allevati, tacciono volutamente il destino – anzi, è il caso dire la destinazione finale – cui questi ultimi sono sempre comunque diretti. Secondo quello che vorrebbe far credere la Coop, gli animali, dopo aver vissuto una bella vita, vengono magicamente trasformati in salami, bistecche, macinato di qualità, e tutto questo senza che vi sia stata crudeltà e violenza, come se esistesse un metodo d’uccisione meno terrificante ed orrorifico per la vittima, come se privare un individuo della propria vita potesse essere definito, in alcuni casi e a seconda del metodo usato, una pratica accettabile o persino “etica” (mai parola è così tanto spesso e così tanto a sproposito tirata in ballo come questa).
Sempre la Coop vende uova di galline allevate a terra, peccato che la dicitura non spieghi affatto le condizioni in cui queste galline, pure se a terra, sono comunque tenute: ammassate le une sulle altre, chiuse dentro capannoni illuminati da luce artificiale e con possibilità di uscire all’aperto solo in determinati periodi dell’anno, e peccato che comunque, dopo qualche anno, quando considerate non più produttive secondo determinati parametri stabiliti dal mercato, verranno comunque uccise; per non parlare del destino dei pulcini maschi, tritati vivi o gettati, sempre vivi, nella spazzatura poiché considerati inutili ai fini della produzione di uova. E queste sarebbero le “uova etiche” vendute nei supermercati Coop.
Sempre nei supermercati Coop ed affiliati vengono venduti astici ed altri crostacei vivi, tenuti in vasche con le chele legate. Così come, a quanto mi risulta, si vende la carne macellata halal e kosher, per rispetto delle tradizioni religiose. Ma ovviamente, in questo caso, il rispetto degli animali passa in secondo piano perché ciò che conta è mostrare il proprio lato “politically correct”, così apprezzato da una certa sinistra progressista bon ton e perbenista per cui guai a criticare le pratiche delle altrui religioni, anche se queste implicano lo sgozzamento e dissanguamento lento degli animali, condannandoli così, di fatto ad una morte atroce.
Ricordatevi che non esiste sfruttamento animale senza violenza e sofferenza, non esiste un’uccisione meno iniqua o più giusta di altre, privare un individuo senziente della propria libertà e vita e ridurlo ad oggetto, a merce rinnovabile, è sempre un atto di massimo abuso e prevaricazione.
Non esiste alcun “benessere animale” all’interno delle pratiche e strutture che conducono allo sterminio sistematico di migliaia di esseri senzienti al giorno (allevamenti, macelli, laboratori per la vivisezione ecc.). E la Coop, non solo non fa eccezione, ma, con le sue tante pubblicità ingannevoli e mistificatorie, si mostra ben peggiore di tante altre aziende proprio perché si ostina a voler rassicurare il “consumatore” che mostra una certa sensibilità, quello che qualche domanda sull’orrore dello sfruttamento animale comincia a farsela. Ovvio che se poi la risposta data sarà quella di una rassicurante menzogna, non sarà in grado di compiere la scelta opportuna (l’unica che opportunamente sarebbe da fare, ossia smettere di mangiare animali e derivati animali).
La Coop sei tu? No! Io no! Me ne guardo bene. Io le cose le chiamo col loro nome. Lo sfruttamento e la violenza sempre sfruttamento e violenza rimangono, pure quando gli si appiccica davanti l’etichetta “bio” o “felice” o “arte”.
Comments
8 Responses to “La Coop sei tu? No, è pubblicità ingannevole e rassicuranti menzogne”
  1. Bio Violenza ha detto:

    Esatto: lo sfruttamento e la violenza sempre sfruttamento e violenza rimangono, pure quando gli si appiccica davanti l’etichetta “bio” o “felice” o “arte”. Da anni esiste un progetto, il Progetto BioViolenza (www.bioviolenza.blogspot.it) che si occupa di smascherare questa impostura. Ci siamo “occupati” anche, varie volte, proprio della Coop (cito in particolare: http://bioviolenza.blogspot.com/2012/09/la-coop-sei-tu.html; e http://bioviolenza.blogspot.com/2012/11/la-coop-colpisce-ancora-quando-la.html – proprio relativo a questo video che abbiamo “ripescato” dal web con un certo disgusto).

  2. letizia d'amelio ha detto:

    La COOP è un supermercato, e già questo non è positivo per tante ragioni, tuttavia lo spot, peraltro di una pubblicità non tanto attraente, “la COOP sei tu” è coerente con un discorso di economia e legato ai prezzi. Lì trovi il biologico, ma anche il non biologico, le uova di galline genericamente allevate a terra e altre di batteria. Tuttavia nella cosmesi il marchio COOP è cruelty free, e secondo me è già qualcosa. Essere radicali nel senso “o tutto o niente” non aiuta nessuna causa. La sensibilizzazione delle coscienze passa per un lungo percorso fatto di gradualità. Il vostro contributo è un prezioso aiuto in tal senso. P.S. Non ho nessun interesse nella COOP, ma solo una cliente che legge tutte le etichette!

    • rita ha detto:

      Ciao Letizia,
      ma sai che io non ci vedo tutta questa convenienza alla Coop, qui a Roma almeno ci sono supermercati di gran lunga migliori sotto questo profilo (e dovi trovi anche tanti prodotti vegani, non faccio nomi perché non voglio fare pubblicità).
      Certamente ogni supermercato espone i propri “orrori” (e la Coop in questo non è né da meno, né da più), quello che contesto è il messaggio etico che vorrebbero far passare per mettere a tacere le coscienze. Nei loro spot si dicono tutta una serie di menzogne tese a veicolare il falso messaggio che loro sarebbero più rispettosi degli animali, e quindi il “consumatore” ingenuo si convince che comprare carne alla Coop sia meno crudele, che gli animali non abbiano sofferto, che le galline siano felici ecc.. Hanno prodotti provenienti da commercio equo e sostenibile, già, ma sostenibile per chi? Non certo per gli animali. Mi disturba questa loro politica politically correct, non posso farci nulla.
      Giusto, hanno anche tanti prodotti per l’igiene cruelty-free e infatti mi spiace molto non andarci più per questo, tuttavia vendono astici ed aragoste vive ed io questo proprio non posso sopportarlo. Mi fa male proprio al cuore vedere questi animali dentro le vasche con le chele legate che vengono presi dai commessi, pesati mentre si muovono, incartati vivi… no, non si può dai.
      Ecco, noto un’enorme contraddizione nei supermercati Coop: da una parte mi vendi prodotto cruelty-free e dall’altra astici vivi? Sì, OK, capisco il discorso della gradualità, ma non dimentichiamoci la coerenza. Se si trasmette un’immagine di commercio rispettoso del benessere animale, allora un minimo di coerenza e verità me l’aspetto, non la menzogna della carne felice. Mi ha fatto notare un amico che tempo fa passava anche uno spot in cui la Littizzetto accarezzava un vitello… . Vuoi vendere carne? Vendila, ma non farmi passare per idiota. Non far credere al cliente ingenui che i vitelli ricevono carezze perché non è vero. Questa è pubblicità ingannevole ed è questo che critico fortemente.

      • letizia d'amelio ha detto:

        Sì, sono d’accordo su tutto quello che dici; la COOP dove mi reco io è in realtà DOC e non vende animali vivi. Se lo facesse non potrei metterci piede. E non conosco altre filiali. Comunque grazie per il vostro lavoro di continua sensibilizzazione. La goccia erode la roccia e dobbiamo essere fiduciosi.

  3. rita ha detto:

    Letizia, a dire il vero anche la Coop dove andavo io è in realtà DOC, ma vende crostacei vivi.
    Pensa che prima li tenevano addirittura sul ghiaccio, vivi, poi una volta, quando ancora mi ci servivo, contestai questa cosa, andai a parlare col direttore ecc.. Dopo poco hanno messo infatti le vasche per essere in regola con il regolamento comunale che appunto vieta di tenere crostacei vivi su ghiaccio, ma consente le vasche. Però, sai, credo che la scelta dipenda dai singoli punti vendita, alcuni forse sono più piccoli e non hanno spazio per le vasche, quello in zona mia purtroppo le ha. Non si dovrebbero proprio vendere i crostacei vivi, è un atto di una crudeltà inaudita. Non si dovrebbero proprio vendere animali, né vivi e né morti, ma questa è una battaglia lunga ed ardua.
    Andiamo avanti…
    Grazie a te per le tue parole di apprezzamento del nostro lavoro. 🙂

    • Eleonora S. ha detto:

      Credo, fra l’altro (posso sbagliare), che questa pubblicità sia di Woody Allen. (Il quale in un certo periodo girò alcuni commercial per la Coop).
      Quanto alla schizofrenica coesistenza del cruelty free con le peggiori trucidità (e la melassa del Comunque Da Noi Le Bestie Non Soffrono), mi pare che sia il trionfo della political correctness nella sua forma più estrema. Il “qui convivono tutte le culture” (!). Perciò aprono gli spazi halal, ad esempio (altra bella pensata). In sostanza, il relativismo più estremo. Se venisse una comunità che fa i sacrifici umani, dopo un po’ troveremmo in commercio anche gli allestimenti per le are e i più adatti utensili da taglio. E la Coop, nel suo ecumenismo, li venderebbe nel reparto casalinghi. (Così come farebbero gli altri supermercati). (Il fatto è che la Coop non è una Onlus, è una struttura deputata al profitto. Ma passando attraverso la forma della società cooperativa figura in altro modo. Si ammanta di un’aura etica. Finché dura).
      Sono d’accordissimo con tutto quanto scrivi, Rita. E ho condiviso su fb il tuo nitidissimo articolo
      eleonora

      • rita ha detto:

        Ciao Eleonora, hai ragione, ho controllato, è proprio di Woody Allen. Peccato che un regista e comico del suo spessore si sia prestato a girare uno spot simile.
        E comunque sì, hai sintetizzato perfettamente nel tuo commento i motivi per cui detesto la Coop: il trionfo della political correctness, il relativismo culturale più estremo, il non voler scontentare nessuno, quindi l’etica sì, ma che il carnivoro e l’amante dei crostacei vivi non sia deluso.
        Grazie mille per aver condiviso il mio articolo, mi fa piacere. 😉

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